L'India al centro del Grande Gioco di Usa e Russia (sulla pelle degli europei)

21 Febbraio 2023 09:00 Giuseppe Masala

“L’imprenditore indiano deve essere onesto e corrotto, cinico e credente, subdolo e sincero. Tutto allo stesso tempo.”
Adarsh Gourav - Balram

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico


E' davvero difficile credere che agenti razionali e pienamente consci di quelli che sono i rischi di un conflitto diretto tra Russia e Nato non abbiano attivato dei canali – forse anche impensabili – per evitare che la situazione sfugga definitivamente di mano.

E' di ieri la notizia che il responsabile per la Politica Estera del Partito Comunista Cinese l'ex Ministro degli Esteri cinese Wang Yi si sarebbe incontrato riservatamente con il Segretario di Stato USA Blinken e tra l'altro si sarebbe parlato del piano di pace cinese (1) denominato secondo alcuni “Minsk 2” per risolvere definitivamente la gravissima crisi ucraina che potrebbe trascinare tutta l'Europa nel baratro della guerra. Sempre secondo fonti grige lo stesso Putin avrebbe accolto positivamente l'ipotesi di un piano cinese per la soluzione del conflitto ucraino.

Certo è difficile fare ipotesi ma non sembra azzardato dall'analisi di queste notizie frammentarie che – per fortuna - siano stati attivati canali riservati per risolvere il conflitto e magari anche le ragioni economiche (conti con l'estero e disequilibri nel commercio internazionale) e di sicurezza militare (allargamento della Nato fin quasi alle porte di Mosca) che vi fanno da sfondo.

E' in questa logica che se si osservano le rotte dei flussi energetici, tecnologici e dei capitali si possono vedere dei cambiamenti epocali che potrebbero essere però anche dei promettenti canali dai quali potrebbero passare le colombe della pace.

E' in questa logica che a mio avviso va osservato l'andamento delle importazioni di petrolio russo fatte dall'India. E infatti se ci concentriamo su questo aspetto scopriamo che l'India a Gennaio 2023 ha acquistato 1,4 milioni di barili al giorno, in aumento del 9,2% rispetto a dicembre. Mosca dunque è ormai diventata la prima fornitrice di petrolio di New Delhi.

Ovviamente ciò accade non solo per una questione di buoni rapporti consolidati con i russi, ma anche per questioni, molto più prosaicamente, legate al prezzo. I russi infatti fanno uno sconto formidabile agli indiani sul prezzo del loro greggio: sessanta dollari al barile. Un prezzo di circa il 30% inferiore al prezzo di mercato.

Prezzo che consente agli indiani di essere un hub del commercio del petrolio russo rivendendolo, con profitti formidabili, generalmente agli europei. Questo è il Grande Gioco del Mondo; se uno si mette in una posizione difficile viene immediatamente stritolato dalla concorrenza degli altri protagonisti del gioco. Ogni riferimento al pulcino bagnato europeo non è casuale.

Ma il lato davvero interessante è un altro. In questi giorni è stato annunciato anche un mega accordo tra l'americana Boeing e Air India: gli indiani si impegnano per l'acquisto dagli statunitensi di 290 aerei di linea a corridoio singolo e widebody, insieme ad un set completo di servizi per l’aviazione civile. L’accordo, il più grande mai realizzato da Boeing in India e precisamente consiste in 190 737 MAX 8 e 10, altri 20 787 Dreamliner per completare i 27 esemplari già in servizio e 10 777X. Include anche opzioni di acquisto per un massimo di altri 50 737 MAX e 20 Dreamliner (3).

Una notizia questa di così enorme importanza per gli Stati Uniti che la stessa Casa Bianca ha fatto un comunicato complimentandosi con i sottoscrittori e soprattutto sottolineando che l'accordo porterà più di un milione di posti di lavoro sparsi in 44 stati USA. Esattamente questa è la musica che la politica made in USA vuole sentire: riequilibrare la bilancia commerciale dopo essere stata per cinquanta anni il “compratore di ultima istanza” (citazione di Marcello De Cecco) dell'intero mondo, riportare dunque posti di lavoro in USA reindustrializzando così il paese. L'India, molto saggiamente sembra aver capito cosa serve per disinnescare le ragioni profonde della crisi. Questo a differenza dell'Europa che ancora non riesce ancora a capire.

Dall'altro lato questo deal tra New Delhi e Washington non può essere certamente sfuggito a Mosca ed evidentemente gli sta benone che il margine su variabili fondamentali macroeconomiche come i conti nazionali acquistato grazie alla vendita super scontata all'India di petrolio russo sia servito per acquistare prodotti del “grande nemico” americano. Evidentemente ai moscoviti non dispiace. E del resto sono dei maestri nell'arte di ungere le ruote per appianare le situazioni difficili.

Vedremo se questa visione è corretta. Una cosa è certa, dove passano i commerci e i capitale in genere passano anche i rapporti diplomatici e i rapporti culturali annullando le cause dei conflitti.

In questo Grande Gioco che sta disegnando nuove rotte di commercio e di dialogo l'unica sconfitta appare la Vecchia Europa ridotta a promontorio marginale dell'Eurasia e a dirimpettaio atlantico della East Coast USA. Una espressione geografica a secco di energia, senza una politica estera, senza una politica tecnologica e incapace ormai di mantenere a lungo gli attuali livelli di benessere per le sue popolazioni.

Una situazione questa chiaramente causata dalla poca lungimiranza delle classi dirigenti europee che nonostante i ripetuti avvertimenti di Washington hanno continuato a fare concorrenza sleale saccheggiando commercialmente gli Stati Uniti, convinti di essere l'ombelico del mondo, intoccabili perché, grazie all'Euro, erano riusciti a trovare il pertugio che consentiva loro di avere una moneta svalutata in grado di sbaragliare i concorrenti senza però trasgredire formalmente alle regole (scritte e non scritte) del commercio internazionale.


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