"Negazionista è chi nega i diritti di noi Saracinesche"


di Marino Poerio*


Qualcuno ha detto: beato il paese che non ha bisogno eroi, ma io dico beato il paese che differenza nostra non ritiene eroi coloro che stanno obbedienti chiusi in casa, in bottega, spaventati o rassegnati a un'esistenza blindata e smart vissuta disumanamente in remoto.

Io sono un artigiano, vivo del mio lavoro, ma oggi ho chiuso il mio negozio per essere a tutti costi qui con voi.

A marzo un governo negazionista dei nostri diritti ci ha chiusi da un giorno all'altro, lasciandoci per settimane senza sonno divorati dalll'ansia per un domani che per la prima volta in vita nostra non dipendeva più da noi, dalla nostra fatica.

Mesi di inattività, locazioni da pagare comunque, e alla fine tasse, e riaperture azzopate dal telelavoro e da un clima fobico irrazionale. Di fronte a tutto ciò sono arrivati pochi spiccioli tappabuchi e il favoloso credito bancario, cioè la possibilita di pagare i debiti con ulterioti debiti: come un assetato nel deserto cui venga data acqua salata.

Oggi non possiamo più progettare nulla, ma solo sperare che non ci tocchi un altro lockdown che ci costringa di nuovo a chiudere, forse stavolta per sempre.

Ma io non sono venuto qui solamente a ricordare ciò che è stato, anche se la memoria è il pilone portante del ponte che costruiamo verso il futuro, ma per dirvi di come la crisi del covid sia la ciliegina avvelenata di una torta già avariata da tempo, per tutti quanti.

Noi SAracinesche siamo solo l'avanguardia involontaria e tragica di questo fenomeno. Il mondo della microimprese è arrivato alla crisi devastato da venti anni di liberalizzazioni di Bersani di Prodi volute dall'Europa, grazie alle quali chiunque ha potuto aprire qualsiasi cosa, dappertutto. Tantissime nuove attività sono state aperte dalle vittime di esuberi aziendali dovuti a fusioni tra società che diventano sempre sempre più grosse. Sei stato licenziato? Non protestare, è il mercato, il mondo va cosi, apriti un locale, se sei un gamba ce la puoi fare!

Il valore delle nostre attività è conseguentemente crollato, in una lotta darwiniana per la sopravvivenza del più forte. Se alla fine chiudi e perdi tutti tuoi soldi, beh, è solo colpa tua.

Noi SAracinesche abbiamo visto l'euro spappolare la classe media italiana, e lo abbiamo patito perché non stiamo bene quanto meglio stanno tutti, non quando la ricchezza si concentra sempre più, prosciugando ogni cosa: così perdono tutti. Perché siamo un unica comunità, una patria sola.

Abbiamo assistito a una marcia a tappe forzate verso la trasformazione del cittadino, soggetto di diritti e doveri, fulcro della democrazia, in un essere astratto e bulimico: il consumatore, che vuole solo acquistare qualsiasi cosa purché al miglior prezzo.

Oggi vi raccontano che stare a casa e avere tutto con un click è il futuro, ma quel tutto si può guardacaso ottenere grazie alle multinazionali miliardarie dell'e-commerce che fanno chiudere i negozi non perché questi non sappiano stare sul mercato, ma perché le multinazionali non giocano secondo le regole mercato, non pagando quasi tasse nel nostro paese. E i loro prezzi bassi, che ci fanno contenti oggi come consumatori, li pagheremo a caro prezzo tutti, domani, come cittadini.

Per renderci tracciabili, vendibili, controllabili ci raccontano che la lotta al contante serve per risolvere il problema dell'evasione, ma la verità e che i grandi capitali volano illegalmente all'estero grazie a pochi click tramite società racchiuse in inestricabile giochi di scatole cinesi. Senza contare che fiumi di tasse non entrano nelle nostre casse statali perché le multinazionali hanno trovato il modo di non pagarle legalmente, con la complicità di una classe politica di destra e sinistra che tradisce i nostri interessi quotidianamente, grazie alla collaborazione di una stampa indegna.

Le magnifiche sorti e progressive della digitalizzazione faranno semplicemente gli interessi delle grandi imprese digitali dei nuovi signori del mondo, e quando saremo tutti connessi perfettamente grazie al nuovo dio, la tecnologia, quello che facevate ieri in ufficio, sarà possibile farlo domani da casa, certo , ma lo sarà per un impiegato di un paese lontano pagato un quinto rispetto a voi.

Non c'è scampo quindi? Nessuna soluzione? Certo che c'è. Guardate, io sono solo un artigiano, ho un piccolo forno. Conosco la differenza tra un gesto e un movimento. Mischiare acqua farina e lievito è un gesto; comprare macchinari o scaffali per arredare un negozio è un gesto, ma creare un'impresa e dedicarle una vita intera è un movimento. E come cittadini, protestare in casa su Facebook è un piccolo gesto, ma farlo qui insieme oggi è un grandioso movimento.

La soluzione c'è, siete voi, siamo noi. E a chi dice: rassegnatevi, le cose sono andate cosi, è finita: noi insieme possiamo rispondere: no, non finisce qui. Anzi qui, in piazza san Giovanni, oggi tutto ha un nuovo inizio. Viva l'Italia, grazie.





*Fondatore del Movimento delle Saracinesche. Il testo del suo intervento alla manifestazione di Roma "Liberiamo l'Italia" del 12 ottobre

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