I test PCR non affidabili sulla contagiosità. La Svezia verso l'abbandono

08 Maggio 2021 23:00 Agata Iacono

I criteri che vengono utilizzati per valutare le zone cromatiche in Italia erano già in discussione in questi ultimi giorni. Le Regioni penalizzate da un indice alto di RT con basso indice di ospedalizzazione chiedono infatti di tenere conto del tasso di ospedalizzazione e di occupazione delle terapie intensive e non più del famigerato RT.

Ma la Svezia fa un fondamentale passo avanti, non considera attendibile neppure il criterio per stabilire l'indice di contagiosità.

L'Agenzia svedese per la sanità pubblica annuncia di aver sviluppato propri criteri nazionali per valutare la contagiosità da covid 19.

"La tecnologia PCR utilizzata nei test per rilevare il virus non è in grado di distinguere tra virus in grado di infettare cellule e virus non attivi presenti nel sistema immunitario e quindi questi test non possono essere utilizzati per determinare se qualcuno è contagioso o meno. L'RNA virale può spesso essere rilevato per settimane (a volte mesi) dopo l'esordio, ma non significa che un individuo sia ancora contagioso. Esistono anche diversi studi scientifici che suggeriscono che l'infettività del virus COVID-19 è più alta all'inizio del periodo di malattia".

I criteri raccomandati per valutare la mancanza di infezione si baseranno quindi su un miglioramento clinico stabile senza febbre da almeno due giorni e senza sintomatologia da almeno sette giorni.

Per coloro che hanno avuto sintomi più pronunciati si aspetteranno invece almeno 14 giorni dall'inizio della comparsa dei primi sintomi e, per i più gravi, si applicherà la valutazione individuale del medico curante.

Questa notizia si associa con la dichiarazione di Bassetti che riferisce candidamente in TV di aver partecipato alla ricerca del virus nell'area di reparti con ricoverati covid positivi con sintomatologia e di non averlo trovato.

Della serie: abbiamo scherzato? E se è uno scherzo, non vi sembra che sia durato troppo.

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