Il quotidiano statunitense New York Times pubblica un articolo (The dangerous Delta variant) dove si occupa della cosiddetta variante Delta, il nuovo spauracchio pandemico mondiale. La narrazione è la solita: adesso il virus è più infettivo, più pericoloso, i vaccini meno efficaci. Quindi la strategia non cambia: restrizioni più vaccinazione di massa. Una strategia che fino a questo momento non sembra aver portato grandi risultati nella lotta alla pandemia, ma che viene portata avanti da quasi tutti i governi, almeno alle nostre latitudini.
La narrazione del New York Times viene però contestata su Twitter dal dottor Robert Malone, scienziato che ha contribuito agli studi per implementare la tecnologia mRNA. La stessa utilizzata dai vaccini sviluppati da Pfizer e Moderna.
I increasingly think that the NYT got the story wrong. In the delta variant, are we seeing evidence for the classic pattern of attenuation to more infectious, less pathogenic versions? (If so) what does that mean for the push for universal vaccination?https://t.co/LdGTwE8jhk
— Robert W Malone, MD (@RWMaloneMD) July 6, 2021
Scrive Malone: «Penso sempre di più che il NYT abbia sbagliato la storia. Nella variante delta, stiamo vedendo prove del modello classico di attenuazione verso varianti più infettive e meno patogene? (Se sì) cosa significa questo per la spinta alla vaccinazione universale?».
Insomma, chiede lo scienziato statunitense, se il virus diventa più infettivo ma meno pericoloso dirigendosi verso la trasformazione in un’influenza, come pensa anche il governo inglese, perché continuare a battere con tale insistenza sulla strada della vaccinazione di massa?
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