A Mantova aperta inchiesta sulla morte del prof. De Donno

29 Luglio 2021 18:46 Agata Iacono

La Procura di Mantova ha aperto un'inchiesta sulla morte del professor Giuseppe De Donno, ex primario di pneumologia dell'ospedale "Carlo Poma" e padre della terapia anti Covid con il plasma iperimmune. L'ipotesi di reato è quella di omicidio colposo.

Pare che De Donno si sarebbe suicidato impiccandosi nella sua casa di Eremo di Curtatone, senza lasciare alcun messaggio ai familiari e, anzi, felice di intraprendere questa nuova sfida professionale come medico territoriale che gli permettesse di "seguire da vicino uno per uno ogni paziente", come lui stesso ha recentemente dichiarato.

Certamente la diffamazione, il mobbing, gli insulti di cui è stato vittima possono aver influito sul suo stato di depressione ed è quello che vogliono appurare gli inquirenti, approfondendo le circostanze che hanno portato alla sua morte.

Dopo aver ascoltato le testimonianze dei familiari, hanno già sequestrato personal computer e cellulari dell'ex primario.

Ma De Donno non si era arreso: la sua cura funziona e pare stesse pensando ad una raccolta fondi per continuare le ricerche e assicurare le cure col plasma.
"La terapia con il plasma costa poco, funziona benissimo non fa miliardari. E io sono un medico di campagna, non un azionista di Big Pharma".

La terapia, che costa solo ottanta euro per ogni vita umana salvata, funziona talmente bene che l'Istituto Superiore di Sanità fa partire una sperimentazione nazionale. Ma viene sottratta a De Donno e affidata a quattro regioni, tutte a guida PD.

«Non hanno nemmeno atteso i miei risultati» disse De Donno, che non fu mai chiamato a fare parte del CTS.

Ma non finisce qui, la lunghissima serie di chi ha volutamente escluso De Donno, che si opponeva a qualsiasi speculazione finanziaria sulla salute e la cura.

Proprio durante un'audizione di De Donno, racconta il Giornale del 20 maggio 2020, inatteso ospite, prima che possa parlare il Prof. De Donno, si presenta Paolo Marcucci, fratello del capogruppo al Senato del PD Andrea Marcucci, amministratore delegato di Kedrion Biopharma, colosso dei plasmaderivati con un fatturato da 687 milioni di euro.

"Kedrion, afferma Marcucci, metterà a disposizione il proprio stabilimento di Napoli per raccogliere il plasma dei donatori italiani e trasformarlo, in «conto lavorazione» in plasma iperimmune industriale utilizzabile nei quattro anni successivi: «Così si eviterà di eseguire l'inattivazione virale nei singoli centri che è un'inattivazione comunque artigianale, costosa e adatta solo alla sperimentazione».

Esattamente il contrario di quanto sosterrà poco più tardi De Donno, inascoltato, che non rilascerà dichiarazioni sulla industrializzazione e commercializzazione della sua creatura, schifato.
"Se i risultati continueranno a essere promettenti e con l’assenso dell’Aifa, si potrebbe arrivare a produrne in quantità industriale per almeno 4 anni”, dichiara sempre Marcucci, che il 22 giugno ha sottoscritto un accordo con la canadese Liminal BioSciences, ma sul sito non accenna mai a De Donno, neppure per un ipocrita coccodrillo.

Ma la notizia bomba sulla speculazione della scoperta dell'efficacia del plasma iperimmume ce la fornisce WikiLeaks Italia, in un thread su Twitter.


"La FDA aveva dato ragione al Dr De Donno e concesso in emergenza l'autorizzazione all'uso del plasma dei guariti da Covid19, tanto che un consigliere del sottosegretario alla salute USA gli aveva anche telefonato, ma Fauci ha fatto pressione per bloccare tutto".

E le prove dell'approvazione sono nell'appello di FDA ai guariti affinché donassero il plasma.

De Donno infatti è felice e scrive anche delle 2 telefonate ricevute, da un alto rappresentante delle Nazioni Unite e da un Consulente del Sottosegretario alla Salute USA.

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