Gli errori elementari nei dati ISS e una certezza che viene dalla Spagna: il fallimento totale dei vaccini a mRNA

16 Gennaio 2022 18:00 Agata Iacono

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Riportato copia incolla da tutte le agenzie e i media il rapporto ISS di ieri farebbe ridere, se non facesse davvero innervosire.

Titolo a caso tra i tanti uguali di Repubblica: "Iss, tasso in intensiva 26,7 casi ogni 100mila per i non vaccinati e 0,9 per chi fa fatto la terza dose".

L'articolo poi recita "coerentemente": "Il Report dell'Istituto superiore di sanità evidenzia anche che il vaccino è efficace al 98% contro malattia grave con il booster. Per il presidente della Federazione degli ordini dei medici servono "chiusure selettive e mirate". E aumentano casi tra gli operatori sanitari: 12mila in una settimana".

Se la matematica non è un'opinione, come invece sembrano diventate la scienzah e l'epidemiologia alla Giufà, i conti non tornano.

Secondo l'istituto superiore di sanità, quindi, e secondo i sudditi di Repubblica, in Terapia i ricoverati con seconda dose sono quindi 72.400 su 100.000.

Il 72,4 %.

Praticamente tutti i vaccinati, con seconda e terza dose, che occupano le terapia intensive per covid sono quasi il triplo dei non vaccinati.

Altro appunto: dove sono i vaccinati con due dosi?

Nella tabella ISS sembrano non essere stati conteggiati, poiché, dopo la colonna dei non vaccinati, tutti sono definiti "con ciclo completo da più o meno

120 giorni e poi c'è la colonna + booster.

Chi sono?

Ci risponde la FAQ :

"Tasso di Incidenza per stato vaccinale e per diversa gravità della malattia da Covid-19: come si calcola - ISS" https://www.iss.it/web/guest/primo-piano/-/asset_publisher/3f4alMwzN1Z7/content/id/5937684

Leggiamo:

"D: Nei calcoli i vaccinati con due dosi vengono considerati non vaccinati?
R: No, nelle tabelle si distingue tra vaccinati con una dose, con due dosi da meno di 120 giorni, con due dosi da più di 120 giorni e con dose aggiuntiva/booster."

Nelle tabelle invece le voci sono tutte e tre "ciclo completo", invece la seconda colonna, secondo la FAQ dovrebbe rappresentare il campione con una dose, la terza con due dosi, anche se hanno invertito le colonne più o meno 120 giorni, tanto per gradire...

Sta di fatto che confrontano i decessi di un periodo con la popolazione dello stesso periodo dei decessi.

E non con la popolazione delle diagnosi a cui hanno fatto seguito i decessi.

Insomma, il mio professore di statistica sanitaria si è già rivoltato nella tomba già 10 volte...

Ma la notizia più importante, aldilà degli errori veramente marchiani, da licenziamento immediato e dimissioni in massa di tutto l'istituto superiore di sanità e dei media che hanno fatto copia incolla, è l'importanza del dato in sé, confermato dalla corrispondente tabella pubblicata dalla Spagna.

In Spagna, dove il tasso di copertura vaccinale è anche minore, infatti il 76,5% di ospedalizzati è vaccinato, mentre il 23,5% non lo è.

Aldilà degli strafalcioni italiani, la narrazione per cui i non vaccinati siano gli unici ad occupare i posti in terapia intensiva sembra emergere sempre come l'ennesima bufala diffusa dalla propaganda ufficiale.

Forse, il motivo della pubblicazione dei dati non è la trasparenza.

Infatti le FAQ si possono sintetizzare in "fidate" (alla romana) senza specificare la necessaria metodologia di raccolta ed elaborazione.

Lo scopo sembra esclusivamente quello di terrorizzare i più sprovveduti bivax, per far loro credere che solo la terza dose salva la vita.

Un'operazione squallida senza alcun rispetto per l'intelligenza e la salute. Poiché i dati italiani non ci permettono di disaggregare le percentuali a seconda delle più importanti variabili, dalla diagnosi all'ospedalizzazione alla Terapia intensiva, fino al decesso, per fasce d'età, osserviamo la situazione similare della Spagna, che è più onesta e deontologicamente corretta.

Il primo grafico illustra la situazione degli over 80, con il 74 % di deceduti vaccinati a fronte del 25,9 di non vaccinati.

Il 72,41 di vaccinati in terapia intensiva a fronte di 27,5 non vaccinati.

Ma è nella fascia 30-59 anni che si accentua, ancora di più, in modo non contestabile, il divario nella risposta al covid tra vaccinati e non.

Pur avendo poco più del 61% di non vaccinati in terapia intensiva di tale fascia d'età, a fronte di un 38,8 di vaccinati, i decessi dei non vaccinati sono nettamente minori.

Muore infatti il 62,12 % di vaccinati a fronte del 37,88 di persone che non hanno mai ricevuto una sola dose.

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