Due anni di propaganda smascherati con una sola frase da Vaia (Spallanzani)

25 Gennaio 2022 12:00 Agata Iacono

L'ho dovuto rileggere più volte e prendermi il giusto tempo per metabolizzare.

Il giornale che è stato scelto per censurare chi ha una visione del mondo diversa dalla sua su Facebook, Open, ha deciso di umiliarsi per l'ennesima volta senza chiedere scusa ai suoi lettori per due anni, quelle si, di menzogne rese virali per coprire la drammatica e fallimentare gestione della pandemia da parte del governo italiano.

Ieri Open, approfittando della distrazione di massa del vergognoso spettacolo che si prospetta per il toto Quirinale, tra le elezioni del presidente della Repubblica, l'Ucraina e Sanremo, pubblica questa intervista a Vaia, direttore del prestigioso Istituto Spallanzani che in estrema sintesi mette a nudo tutta la propaganda di regime con questa semplice frase: "Via i bollettini e basta con il tamponificio. E per curare Covid-19 bisogna potenziare l’assistenza domiciliare. "

Costi esorbitanti per tamponi inutili, nessun investimento su terapie domiciliari efficaci, nessuno screening dei milioni che come asintomatici hanno già maturato gli anticorpi e unica strategia la vaccinazione di massa con sieri, quelli a Mrna unici imposti in Italia, fallimentari nel contenimento della quarta ondata. Vaia mette a nudo tutto questo. Mette a nudo la propaganda dei censori di internet e lo spettacolo è desolante.

Da Open

Via i bollettini e basta con il tamponificio. E per curare Covid-19 bisogna potenziare l’assistenza domiciliare. Lo dice oggi Francesco Vaia, direttore dell’ospedale Spallanzani di Roma in un’intervista rilasciata a La Verità: «I bollettini quotidiani andrebbero aboliti e nel mio istituto l’ho fatto rischiano così come sono ora di creare solo disorientamento e spavento nei cittadini», dice il dottore. Ma anche «il tamponificio che si è creato nell’ultimo periodo è assolutamente da evitare. Allo Spallanzani abbiamo infatti proposto di rivedere le norme in materia di quarantena e di isolamento consentendo ad esempio ai cittadini contagiati asintomatici di interrompere l’isolamento dopo cinque giorni anche in assenza di test, così come accade negli Stati Uniti». Per Vaia gli ospedali reggono ma è necessario potenziare l’assistenza domiciliare: «Se riuscissimo ad attuare un reale potenziamento della domiciliarità, portando a casa delle persone e terapie innovative e diagnostica performante, istituendo ed enfatizzando il ruolo del nuovo operatore sanitario del territorio non avremmo più motivo di parlare di ospedali sotto pressione ma di una virtuosa integrazione. Si può, anzi si deve fare. O non avremo percepito di questa pandemia uno dei segni più importanti da cogliere per uscirne migliori. Allo Spallanzani da varie settimane ormai il paziente che curiamo ha più un identikit da ambulatoriale che da reparto, segno che una diversa gestione è possibile».

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