Muore la Terza Repubblica. Inizia la restaurazione

Quando c'è un lutto o una tragedia di portata storica si susseguono solitamente dichiarazioni farneticanti dei media che "vogliono stare sul pezzo" e "non bucare la notizia".

Non è mai stata la nostra linea editoriale, che privilegia le analisi a freddo piuttosto che entrare nel confuso calderone dei proclami a caldo.

E come sempre rispettiamo il cordoglio.

È morta un'era storica, di breve durata, la cosiddetta "terza Repubblica, che ha dato l'illusione che chiunque potesse esercitare i poteri istituzionali in un contesto globalista, atlantista, neoliberista, europeista, senza essere direttamente espressione e strumento di questo paradigma geopolitico ed economico.

È morta l'ingenua illusione che si potesse esercitare la sovranità restando una nazione serva.

È finita la favoletta del Recovery Fund "al posto del Mes" (come se non fossero la stessa cosa).

E probabilmente è anche caduta la velleità di poter "tenere il piede in due scarpe" tra Usa e Eurasia, senza restarne schiacciati al primo Navalny o in quel del Myanmar....

Con l'incarico a Draghi (che sicuramente Mattarella e soprattutto lo stesso Draghi avrebbero voluto evitare, per ben altre aspirazioni) tutte le conquiste sociali del Movimento 5 Stelle saranno messe in discussione e forse sacrificate sull'altare lacrime e sangue dell'agenda di Davos e del G20.

Certo, Draghi non sarà felice di dover mettere mano a miriadi di task-force, zone arcobaleno, campagna vaccinale bloccata, sanità e scuola gestite in modo scellerato da Arcuri & co, governatori regionali scalpitanti, crisi economica e sociale ormai ingestibile.

E saranno lacrime e sangue.

Ma il colpevole della "tragedia" non è Draghi.

Lo voglio ricordare a chi da oggi, libero dai freni della "responsabilità" sperimenterà la catarsi liberatoria di avere finalmente un nemico riconosciuto contro cui "lottare".

Il torto è di chi ha permesso che si arrivasse a questo punto, incapace di gestire una situazione certamente eccezionale, male, con DPCM continui e confusi, criminalizzando le piccole e medie imprese, impedendo al Parlamento di esercitare le sue funzioni.

Ma nel momento del cordoglio non si cerca il colpevole o i colpevoli.

Domani sarà il tempo delle analisi.

Oggi, le nostre condoglianze vanno al popolo italiano, che comunque ha perso la sua sovranità, ai tanti cittadini italiani che hanno perso un sogno, sgomenti dopo giorni di vergognosi ricatti e scaramucce per dividersi gli scranni dei ministeri, mentre il potere, quello vero, stava a guardare fregandosi le mani.

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