"Divisivo Peppino?". Gli studenti del Liceo di Partinico a Palermo e la figura di Impastato

18 Marzo 2024 09:00 Francesco Fustaneo

di Francesco Fustaneo

Nelle ultime ore ha tenuto banco la vicenda del rifiuto degli studenti di un istituto superiore di Partinico, in provincia di Palermo, di dedicare il nome della scuola a Peppino Impastato, attivista e militante comunista noto per il suo impegno sociale e politico contro la mafia, che lo portò a recidere i rapporti con il padre, mafioso anch'esso, finendo per essere ucciso su mandato del boss di Cinisi, Gaetano Badalamenti.

Cominciamo col dire che i titoli con cui diverse testate hanno dato la notizia affermando che “non sarà intitolato a Peppino Impastato il liceo di Partinico” sono errati e fuorvianti.

Ad oggi il liceo è ufficialmente intitolato a Felicia (la madre) e al figlio Peppino Impastato.

Ma facciamo un passo indietro: l'esigenza di variare il nome al liceo di Partinico, intestato a Santi Savarino porta nel 2022 il consiglio di istituto a votare all'unanimità tra le varie proposte, quello di Felicia e Peppino Impastato.

Felicia Bartolotta, da coniugata “Impastato” era stata scelta in quanto esempio per il territorio di figura femminile che ricercando giustizia per il figlio aveva rotto con determinate logiche mafiose, mentre Peppino, che per inciso aveva frequentato lo stesso istituto in questione, per le sue denunzie contro la mafia in un territorio all'epoca assai difficile come quello di Cinisi.

La decisione sopra citata veniva poi ratificata dai commissari prefettizi che amministravano il comune di Partinico allora sciolto per mafia.

Ma la giunta poi subentrata rimetterà tutto in discussione: come si legge nella delibera dello scorso 12 gennaio,infatti ha “ritenuto di dovere confermare l’attuale intitolazione anche nella considerazione che ciascun comune deve lasciare alle nuove generazioni la memoria dei propri cittadini e delle personalità del territorio che si sono distinte per impegni sociali, scientifici culturali e per impegno politico”.

Insomma il nome della scuola per la giunta, deve restare intitolata al cittadino di Partinico, Santi Savarino.

E pazienza se come ricorda la Rete 100 passi “Santi Savarino fu capo dell'ufficio romano del quotidiano, Il Secolo, poi secolo d’Italia. Subito dopo l'emanazione delle leggi razziali fasciste il suo nome comparve nell'elenco di coloro che aderivano alla campagna razziale. Fu poi senatore con la democrazia cristiana, ed è anche nota la corrispondenza con la quale si mette a disposizione del boss mafioso americano Frank Coppola, di Partinico come lui, denunciato come esponente della nuova mafia insieme a Bontade, Liggio, Buscetta e Badalamenti.”

A questo punto dopo l'intervento della giunta torna a votare il consiglio di istituto che conferma a maggioranza la decisione.

Qui poi si inserisce la votazione degli studenti, sulle cui circostanze e metodo ha però qualcosa da ridire Salvo Vitale, scrittore e poeta e amico e compagno di militanza in gioventù proprio di Peppino: “In tutta questa vicenda c'è qualcosa che non mi convince, ovvero che i rappresentanti d'istituto, uno dei quali, come si sa, è figlio di un assessore della giunta Rao e un altro è una ragazza fidanzata col primo, (degli altri due non so niente e non mi interessa), girino per le classi, non so se autorizzati, facciano domande, raccolgono, non so se per alzata di mano, quindi senza segretezza, voti e poi, senza alcun controllo facciano una somma, non si sa quanto attendibile. Non è che voglia mettere in dubbio l'onestà dei ragazzi, ma, visto che essi si appellano al metodo, mi riferisco proprio a questo per avanzare il dubbio che questo parere con questa percentuale mi sembra farlocco. E c'è qualcosa che tutti hanno dimenticato, ovvero che due anni fa sono stati proprio i ragazzi a chiedere alla Dirigente di cambiare nome, che la loro rappresentanza, in consiglio d'Istituto, ha votato favorevolmente, e che la denominazione di Peppino e Felicia è stata votata all'unanimità. Se adesso, nello spazio di due anni tutto è cambiato, soprattutto la rappresentanza studentesca, non bisogna dimenticare che componenti del consiglio d'istituto hanno votato favorevolmente, confermando Peppino e Felicia e che purtroppo il sindaco, la sua giunta e i suoi sostenitori, i cui figli frequentano il Liceo, non si rassegnano all'idea che le figure di Peppino e Felicia rappresentano il volto migliore di un'antimafia seria, rispetto a quello squallido e da loro tanto sostenuto, di Santi Savarino. Chi è ucciso per la sua lotta contro la mafia non è divisivo per niente, anzi unisce e spinge positivamente al cambio della società. Divisivo Peppino? Perchè era comunista? Chi fa una scelta politica è divisivo? In tal senso sembra davvero molto più divisivo il sindaco e i suoi seguaci, per aver voluto esasperare qualcosa che apparteneva solo alla scuola. Divisiva Felicia? Perché, per avere chiesto giustizia per 22 anni e per avere accolto tanti ragazzi nella sua casa? Scherziamo? , oppure, per dirla con Totò, siamo uomini o caporali?"

Ora, ricorda la Rete 100 passi che sulla questione ha lanciato un appello in rete “nonostante la strumentale e non certificata votazione degli studenti che ora non vogliono la nuova intitolazione, la legge prevede che, o si cambia il nome già ratificato dalle votazioni del consiglio di istituto, o deve restare quello attuale. La legge prevede anche che si possa fermare l’iter solo per motivi di ordine e sicurezza pubblica".

In realtà non è la prima volta che in Sicilia viene messa in discussione la figura di Peppino Impastato: anni addietro nel comune di Isnello , precisamente il 04 settembre del 2002, il sindaco in carica ordinava (formalmente per motivi di arredo urbano) la rimozione del cippo commemorativo che proprio a Peppino era stata dedicato nel 1998 quando vigeva la precedente amministrazione, con apposita delibera consiliare.

A quell’atto però fece seguito una rilevante mobilitazione della società civile, si ebbero interrogazioni parlamentari e appelli all’allora Presidente della Repubblica Ciampi.

Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ebbe a dichiarare: “la rimozione del cippo è un modo per cancellare la memoria e l’impegno di quanti cercano di mantenere vivo il ricordo delle vittime della criminalità, un insulto a Peppino e a tutte le vittime della mafia”.

Alla fine proprio per le proteste e l'opposizione incontrata poi il cippo venne riposizionato al suo posto.

Come in quel caso, anche quanto visto a Partinico è da inquadrare in una dinamica prettamente politica.

Al di la del metodo contestato da Salvo Vitale, rimane pur vero che una significativa fetta degli studenti, circa il 61 per cento (797 su 1300) abbiano (in modi discutibili o meno) espresso il loro dissenso all’intitolazione dell’istituto a Peppino Impastato. E sulle cause non deve essere difficile dare una risposta, perché chi ha vissuto le dinamiche politiche studentesche sa sempre che determinate scelte e decisioni si determinano all'insegna dei rapporti di forza delle organizzazioni o delle personalità interne all'istituto. A dirla tutta, oggi buona parte degli studenti è spoliticizzata, non ideologizzata e dunque facilmente influenzabile da componenti politiche organizzate anche se minoritarie. Il resto lo fa il processo di demonizzazione del comunismo, reso possibile anche da scelte revisioniste di cui la sinistra italiana è stata complice, come scordarsi del caso più eclatante, l'equiparazione nazismo-comunismo votata al Parlamento Europeo; demonizzazione che ovviamente facilita il rigetto o comunque agevola il far passare come concetto che anche una figura come quella di Peppino sia divisivo in virtù della propria militanza, dimenticandosi che anni addietro proprio dalle organizzazioni politiche comuniste in Sicilia, provennero (e in gran numero) figure che la mafia la contrastarono davvero sul campo, in ambito sindacale, nei campi a fianco dei contadini contro i soprusi dei latifondisti o ancora in ambito politico e istituzionale (come Pio La Torre), spesso finendo per pagare con la vita il proprio impegno, in un'epoca in cui l'antimafia non era di certo di tendenza e in cui invece quelli stessi partiti politici che con la mafia facevano affari e da cui ricavano clientele e voti, negavano pubblicamente la sua esistenza.

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