Paolo Maddalena: Primi atti Governo Draghi confermano la sua natura neoliberista

di Paolo Maddalena*

Il programma del governo Draghi sta muovendo i suoi primi passi, e conferma, come avevo detto, di voler procedere su un binario sbagliato, che non porta al benessere dell’Italia, ma alla rovina sua e di tutti i lavoratori.

Oggi al Ministero dello Sviluppo Economico sono presenti i lavoratori della Whirlpool, mentre sul tavolo del neo Ministro Giorgetti si discute della questione Ilva.

Le parole di Giorgetti riguardano entrambi i casi e promettono aiuti alle attuali imprese e comunque uno slittamento del blocco dei licenziamenti a data da destinarsi.

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Ci troviamo di fronte a una politica assistenziale, che proroga la situazione di disagio economico italiana, puntando tutto sull’iniziativa privata, e dimenticando che i problemi attuali, come sta avvenendo in tutti i Paesi del mondo, si risolvono soltanto con l’intervento dello Stato nell’economia.

Dare concessioni ai privati non assicura che questi impiegano i fondi loro concessi in attività economica, e non c’è strumento giuridico che li possa obbligare.

Soltanto l’iniziativa pubblica, in un momento di crisi come questa, che ricorda da vicino la grande crisi degli anni ’30 e la sofferta crisi del secondo dopo guerra, è in grado di avviare l’economia sulla via dello sviluppo e della piena occupazione.

Ma, come abbiamo sentito, nel discorso di Draghi la parola pubblico non appare neppure una volta, come non appare neppure una volta il nome Costituzione, sui cui principi si fondano i diritti fondamentali dei lavoratori.

Draghi ci spinge nel baratro, perché nella sua mente è svanito del tutto l’insegnamento del suo maestro Federico Caffè, ed egli è rimasto un convinto neoliberista, che vuole la potenza dei ricchi e l’annientamento dei deboli.

Sarà pure convinto, e non sono certo io a negare che egli agisca in buona fede, ma la sua grande intelligenza dovrebbe avvertirlo che si è posto su una strada completamente sbagliata: quella di aiutare i potenti, ai quali egli è molto simpatico (specialmente se si tratta di potenti stranieri) e non difendere il fondamento della Repubblica italiana e cioè il lavoro.

Lo afferma l’articolo 1, che Draghi non vuol tenere in mente, secondo il quale: “l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e la sovranità appartiene al Popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.

Sorprende e spaventa l’unanime consenso che in Parlamento ha avuto questo suo programma e mi chiedo che significato ha appoggiare un governo che si dichiara contrario alle proposte che i singoli partiti avevano avanzato sino al giorno prima.

Una spiegazione veramente balorda a questo interrogativo l’ha data Matteo Renzi, il quale, dopo essere stato strenuo sostenitore del Mes, diceva lui nell’interesse del Popolo italiano, ha poi cambiato idea quando ha visto compiuta la sua opera di destabilizzazione del governo Conte due. Egli ha detto che rinunciava al Mes, perché il suo Mes era Mario Draghi, una vera e propria confessione.

Concludo con le parole di chi ha unito l’Italia nella lingua, il sommo Poeta: “ahi serva italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta”.

*Professor Paolo Maddalena. Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale e Presidente dell’associazione “Attuare la Costituzione”

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