Cingolani e i regali alle solite multinazionali: sarebbe questa la "transizione energetica"?

12 Aprile 2021 15:00 Agata Iacono

Il Ministero della Transizione Ecologica del Ministro Cingolani, quello per cui gli iscritti del Movimento 5 Stelle sono stati interpellati per l'ingresso nella maggioranza Draghi nonostante le comparsate alla Leopolda, ha subito gettato la maschera.

Tra i primi provvedimenti del Ministero presieduto dall'ex responsabile innovazione di Leonardo Spa, infatti, il via a ben 11 nuovi pozzi per l'estrazione di gas e di greggio in mare e in terraferma.

Eccola la vera svolta green: un nuovo business colorato di verde, che utilizza la manipolazione semantica, per distruggere l'ambiente in nome del dio profitto. Dura è stata la presa di posizione della Campagna per il Clima Fuori dal Fossile: "Un regalo alle grandi compagnie estrattive, come ENI, che mina alla base le politiche di riduzione dei gas climalteranti. I provvedimenti favorevoli di compatibilità ambientale (VIA) per 11 nuovi pozzi di estrazione di idrocarburi sparsi tra terra e mare riguardano Veneto, Emilia-Romagna, Marche , Abruzzo e Sicilia. Alcuni di questi progetti, 7 per la precisione, sono stati presentati da Eni (3), Po Valley Operations PTY Ldt (2) e SIAM Srl (2), ma l'iter di approvazione era stato bloccato proprio dal Ministero dell'Ambiente, fino all'arrivo di Cingolani che dato semaforo verde. Tra l'altro questa accelerazione avviene in momento in cui è in fase di rinnovo il PITESAI, il Piano per la Transizione Ecologica e Sostenibile che dovrebbe ridefinire il quadro di riferimento e le aree del territorio nazionale in cui sono consentite o meno le attività di prospezione, ricerca ed estrazione di idrocarburi".

Perché quindi tutta questa fretta, se il Piano per la Transizione Ecologica e Sostenibile potrebbe definire inadatti i siti individuati alla luce di nuove ricerche: ad esempio nel luglio 2019 il ricercatore dell’Ogs, (Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale), Emanuele Lodolo, aveva annunciato il rinvenimento di altri 7 vulcani sottomarini prospicienti le coste sud-occidentali della Sicilia, proprio nell’area interessata da prospezioni finalizzate alla estrazione di idrocarburi.

"Stiamo attraversando una crisi ecologica e climatica gravissima, denunciano i comitati, "che provoca disastri continui, ne è un esempio la pandemia in corso. Eppure si continua imperterriti con scelte politiche e industriali scellerate, che minano alla base la possibilità concreta di raggiungere gli obiettivi di riduzione drastica delle emissioni climalteranti indicati dall'IPCC come una priorità urgente e necessaria".

Ma l'aspetto più interessante e inquietante riguarda la risposta della Commissione europea all'interrogazione della eurodeputata Evi. La Commissione ribadisce infatti che "i combustibili fossili, compreso il gas, non fanno parte del futuro energetico dell’Ue e che le attività ad esse legate vanno ridotte, lasciando spazio a fonti energetiche compatibili con gli obiettivi climatici e con il Green Deal europeo”.

Qual è quindi la direzione di questo governo che si definisce orgogliosamente europeista, ma disattende persino le chiare direttive europee sui temi ambientali? Ma non basta a Cingolani favorire le grandi multinazionali estrattive, in barba non solo alla fragilità idrogeologica del territorio italiano, ma anche alla sua vocazione turistica, oggi ridotta allo stremo per il lockdown.

Greenpeace Italia, Legambiente e Wwf sottolineano come «il problema sia a monte, come più volte evidenziato dalle associazioni ambientaliste nel passato, e non a valle di procedimenti tecnici come la Via. Manca infatti in Italia una legge analoga a quelle approvate in Francia e, recentemente, in Danimarca (uno dei maggiori produttori di petrolio della Ue) che stabilisca un chiaro termine ultimo di validità delle concessioni di coltivazioni in essere e che preveda, di conseguenza, un fermo di tutte le attività ad esse correlate oltre che un fermo delle autorizzazioni per nuove attività di ricerca e prospezione degli idrocarburi. Queste nuove autorizzazioni non vanno proprio bene seppur riferite a procedimenti in corso da anni».

Ma la precisazione delle maggiori reti ambientaliste italiane non giustifica l'accelerazione di Cingolani a favore delle multinazionali del fossile, anzi. Avrebbe potuto e dovuto finalmente colmare il vulnus legislativo a seguito del referendum sulle trivelle del 17 aprile 2016, (che ha abrogato la disposizione con cui la durata delle concessioni per l'estrazione di idrocarburi in zone di mare era stata estesa sino all'esaurimento della vita utile dei rispettivi giacimenti).

La lotta ecologista, nata come contraltare al sistema produttivo capitalista, è stata fagocitata dall’industria del combustibile fossile, così come sarà fagocitata, con un emblematico esercizio di manipolazione semantica, nel New Deal, nella svolta tutta verde del Recovery Plan (che saprà rendere "ecosostenibili" gli ingenti investimenti militari, divenendo un altro modo "mascherato di Green" per applicare le identiche logiche di profitto a tutti i costi e mantenendo la facciata dell’interesse pubblico.

Ma il Ministero della Transizione ecologica vede più terra terra, anzi sotto il mare: non ha neppure quel bon ton politicamente corretto tanto in voga nell'Europa green future.

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