"Servizio civile contro il Green Pass". Un appello per la lotta "esteso ai volontari italiani di qualunque associazione"

Riceviamo e volentieri pubblichiamo quest'appello del gruppo “Servizio Civile contro il Green pass"

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In data 15 ottobre 2021 noi operatori volontari del Servizio Civile abbiamo ricevuto una comunicazione da parte del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale secondo la quale “Coerentemente con quanto disposto dal decreto legge n. 52/2021 “Misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19”, da ultimo modificato dal decreto legge n. 127/2021 […] all’operatore volontario è fatto obbligo di possedere ed esibire la certificazione verde COVID-19 (green pass)”, obbligo esteso poi formalmente e normato per i giovani volontari con la più recente approvazione definitiva alla Camera.

Nonostante quanto disposto dal Dipartimento prevedesse, in un primo momento, il reimpiego dei volontari sprovvisti di Green pass in attività in cui non fosse necessario esserne in possesso, abbiamo di recente appreso quanto segue: lo stesso Dipartimento, in totale contraddizione con se stesso e con quanto dispone, ha provveduto a comunicare la rescissione del contratto di servizio di una operatrice lombarda che, non essendo munita di Green pass, era stata messa a svolgere attività in remoto dal proprio ente, poiché è sugli enti che ricade la responsabilità di verificare il rispetto delle prescrizioni di cui sopra e stabilire le modalità mediante le quali gli operatori possano proseguire lo svolgimento delle attività.

In una prima fase, in qualità di membri del gruppo “Servizio Civile contro il Green pass” e in perfetta linea con la nostra scelta volontaria di dedicare parte della nostra vita a un servizio che si rifà ai principi quali la pace, la tutela dei diritti umani, la cooperazione, la lotta alle discriminazioni di ogni sorta e la promozione dei valori fondativi della nostra Repubblica, abbiamo cercato di dar vita a un tavolo di discussione interno, esprimendo la nostra contrarietà per ragioni cliniche particolari, giuridiche, politiche, ideologiche.

A seguito delle nostre rivendicazioni individualmente espresse, il Dipartimento ha provveduto a disporre la decadenza dal servizio di un nostro compagno di lotta, ormai estromesso di fatto dalla sua attività di volontariato. Nonostante le dichiarazioni di alcuni presidenti degli enti del SCU abbiano la pretesa di rassicurare sulla “bassa entità dei numeri di casi analoghi”, minimizzando la questione e mortificando le istanze dei volontari, il dato importante è che circa un decimo degli operatori attivi non dispone di certificazione, e che la restante percentuale non necessariamente ottiene la stessa mediante vaccinazione, ma affrontando una spesa di tamponi che riduce drasticamente il già bassissimo compenso mensile da noi percepito.

Noi operatori volontari contro il Green pass, forti di questi dati non più trascurabili e delle nostre ferree convinzioni, non intendiamo farci assegnare patenti morali da un governo che di morale non ha alcunché. Operiamo nei contesti sociali più disparati in supporto alle associazioni, alle scuole, agli uffici di assistenza sociale e nelle strutture sanitarie, e in un momento storico caratterizzato da un allargamento della forbice sociale e un aggravamento delle condizioni socio-economiche delle fasce meno abbienti, noi volontari svolgiamo un ruolo determinante a sostegno di quelle stesse categorie verso cui sono state attuate le peggiori politiche antipopolari, finalizzate alla progressiva negazione dei diritti fondamentali.

Nasciamo come Servizio Civile in seno a una protesta di cui siamo eredi, e in quanto eredi abbiamo il dovere morale e civile – lo stesso a cui si fa ipocritamente appello – di dichiararci contrari a uno strumento coercitivo che non rappresenta altro che un ricatto morale, sociale, economico, politico, il quale assume la forma di un espediente divisivo e discriminatorio che nei fatti ha palesato soltanto la sua infondatezza scientifica, quindi in rottura con principi e valori che siamo chiamati a promuovere e attuare;

di dissociarci dalla narrazione pressante secondo cui saremmo irresponsabili, incivili e di condotta criminale;

di opporci con forza al tentativo di responsabilizzazione dei cittadini;

di combattere le inaccettabili e intimidatorie imposizioni recentemente decretate, figlie di una deriva sempre più palesemente autoritaria e repressiva e dello stato di salute della democrazia del nostro Paese ormai profondamente compromesso.

L’invito alla lotta è esteso ai volontari italiani impegnati in qualunque associazione.

Nessuna misura liberticida può determinare se la nostra condotta di vita sia virtuosa o meno!

Servizio civile contro il GP

Elenco primi firmatari:
Martina Trione, 25 anni, Campania
Luna Serra, 27 anni, Lombardia
Samuel Bertolina, 26 anni, Lombardia
Dalila Mosa, 29 anni, Lazio
Cimpeanu Denisa Maria, 27 anni, Liguria
Daniel Cartagena, 27 anni, Lombardia
Sara Morillon, 25 anni, Lazio
Verdiana Margani, 29 anni, Lazio
Lina Lucarini, 26 anni, Lazio
Ariela Di Porto, 29 anni, Toscana
Nicola Califano, 29 anni, Campania
Valeria Paganoni, 25 anni, Lombardia
Felicia Crispini, 25 anni, Campania
Davide Carella, 27 anni, Toscana

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