Green Pass, Prof. Vincenzo Musacchio: "Se c’è il diritto a non vaccinarsi, perdere la retribuzione è una sanzione di dubbia costituzionalità"

di Vincenzo Musacchio*

In uno Stato di diritto il contenuto e l’efficacia di una norma hanno valore democratico se la loro interpretazione è ispirata all’eguaglianza tra gli individui.

Attualmente in Italia esiste il diritto a non vaccinarsi. Se non ci si vaccina, non si dovrebbe essere sanzionati. Si subisce, invece, in quanto lavoratori pubblici e privati, una sanzione diretta e una indiretta quantomeno ingiuste. La perdita della retribuzione colpisce direttamente il lavoratore e indirettamente la sua eventuale famiglia.

Non mi sembra un buon uso della norma giuridica in una democrazia solidaristico sociale come è la nostra!

L’esercizio di un diritto, in questo caso quello del lavoro, deve essere sempre libero (la Repubblica italiana è fondata sul lavoro) e giammai discriminatorio (si distingue tra lavoratori di vari settori).

Se chi non si vaccina, subisce la privazione della retribuzione c’è un contrasto evidente con la Costituzione laddove si dice che il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Lo stesso tampone valido per il Green Pass è discriminatorio perché distingue tra il più abbiente e il meno abbiente. Subordinare l’esercizio della propria attività lavorativa alla esibizione del Green Pass vuol dire ledere la libertà e la dignità del lavoratore. Ciò accade nel silenzio generale più assoluto da parte delle forze sociali e sindacali.

È ormai pacifico che il Green Pass sia soltanto un “incentivo” alla vaccinazione.

“Incentivo” che, in regime di facoltatività del vaccino è stato trasformato in obbligo.

Mi chiedo: perché non s’impone l’obbligo vaccinale?

A me è stato insegnato dai grandi padri della nostra Costituzione che quando si parla diritti si difendono quelli di tutti e non solo di una parte.

Il governo della maggioranza, previsto nelle democrazie evolute, non deve mai dimenticare l'esistenza della minoranza. Di quella parte del governo che, seppur più piccola, è la principale fonte di confronto con idee diverse e pertanto non va mai sottovalutata. Farlo equivarrebbe ad accomunare a un'idea unica ogni membro dello Stato, rischiando di confondere il cittadino con il suddito.

* Vincenzo Musacchio, giurista, criminologo e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.

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