Dopo anni di prediche neoliberiste contro il debito pubblico Lucrezia Reichlin si arrende: la ripresa è dovuta quasi esclusivamente all'aumento della spesa pubblica, e l'idea di rientrare nei parametri fissati dalle regole ordoliberali che vigono nella Ue non appena sarà esaurita l'emergenza Covid non è solo utopistica, è sbagliata.
Nei prossimi anni, aggiunge, dovremo abituarci a convivere stabilmente con un elevato debito pubblico (e presumibilmente con un aumento dei tassi per contenere l'inflazione).
Lo spettro di questi signori/signore è ovviamente il ritorno della stagflazione che inaugurò negli anni 70 la lunga crisi del tardo capitalismo, ma la Reichlin rassicura: se gli investimenti saranno produttivi e alimenteranno adeguati tassi di crescita lo spettro potrà essere esorcizzato.
Ergo: spesa pubblica e crescita sono perfettamente compatibili, diversamente da quanto la stessa Rechlin e i suoi compari hanno predicato per anni (per cui la risposta al quesito ci sei o ci fai è ora chiara: ci fa). Inciso finale: la nostra ammette che le riconversioni imposte dalla Green Economy avranno costi sociali elevati che peseranno in misura diversa su diversi strati sociali (indovinate chi pagherà di più?) e che ciò richiederà l'adozione di provvedimenti atti a mantenere il consenso (ma si guarda bene di spiegare quanti e quali dovranno essere tali provvedimenti).
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