Ecuador: sette mesi di governo del neoliberista Guillermo Lasso

di Mishell Mantuano

Sono stati sufficienti 7 mesi affinché Guillermo Lasso ricordasse al paese Ecuador, cosa significa vivere in un Stato neoliberale-capitalista. Il 24 maggio del 2021, l’Ecuador ha riconfermato la destra al potere dopo 4 anni di neoliberismo di Lenin Moreno dando la maggioranza al banchiere Lasso, che arriva alla presidenza affermando di voler riattivare l’economia, far fronte all’emergenza sanitaria con un piano di vaccinazione di massa, attrarre investimenti dall’estero, rinegoziare il debito pubblico, ridurre la disoccupazione e l’occupazione informale, aumentare il salario minino da 400 a 500 dollari, incrementare la salute gratuita e di qualità centrata sui settori più deboli. Il tutto basato su valori come responsabilità, libertà e solidarietà. Il discorso ha conquistato soprattutto la platea giovanile che in due giorni ha ribaltato tutti i sondaggi che davano vittorioso il candidato del centro sinistra, Adrés Arauz.

Fin adesso, di tutte le proposte del suo piano di governo, l’unica mesa in atto è stata quella della vaccinazione di massa come risposta all’emergenza sanitaria nel paese che ritorna negli ultimi giorni e che impone allo stesso governo l’obbligatorietà del vaccino a partire da gennaio. È il primo e unico paese del continente ad applicare tale misura. Sulla vaccinazione va dato merito al governo di adoperarsi per compiere con la promessa durante la campagna elettorale. Però, le altre promesso al momento son disattese o incompiute. L’ultima, è stata l’aumento del salario basico da 400 a 425 mancando con la promessa di giungere a 500 dollari quando il paniere di base oggi in Ecuador è già di oltre 700 dollari.

In questi 7 mesi di governo il presidente ha a più riprese ha fatto affermazioni positive su una realtà molto più cruda, con l’intenzione di conseguire i suoi obiettivi predeterminati, gli stessi che favoriscono certi gruppi e le élite del paese. Di conseguenza, si forma una specie di bugia organizzata appoggiata dai mezzi di comunicazione privati ed altri settori dominanti. Tra i discorsi più ripetuti c’è quello sul sistema pubblico nazionale in difficoltà, in deficit e senza risorse con l’obiettivo di applicare misure neoliberiste che privatizzino i vari pezzi del settore pubblico e fare cassa.

La riduzione di spesa pubblica è già importante e ammonta a quasi 80 milioni di dollari che colpisce in particolare la sanità pubblica, già a pezzi, e il sistema educativo universitario. Le misure, molte delle quali incostituzionali, attentano ai diritti sanciti nelle varie parti della Costituzione del paese.

Per tanto, il neoliberismo avanza in modo sfrenato e allo stesso tempo si instaura un modello autoritario che poco a poco raggiunge livelli sempre più alti di persecuzione verso gli avversari politici, gli oppositori, i movimenti sociali e leader della sinistra, basati nei discorsi di divisione classista e razzismo.

Di conseguenza il presidente Guillermo Lasso ha deciso di istaurare un attacco fittizio contro dei personaggi politici che a suo parere vogliono “buttare giù il suo governo” e “finire con la democrazia” ed il Governo dell’Incontro. I principali sabotatori del suo governo e della democrazia nel paese a suo parere sono: l’ex presidente Rafael Correa, il leader della CONAIE Leonidas Iza e il leader social-cristiano Jaimen Nebot.

Inoltre, questo gioco di scontro di poteri rappresenta una distrazione per l’opinione pubblica da situazioni emergenti nel paese: la mancata ripresa economica, la criminalità e insicurezza dilagante, la instabilità politica nell’Assemblea e la mancanza di una prospettiva di paese per il futuro.

A questo si aggiunge il caso dei Pandora Papers che è giunto come una spada di Damocle a colpire quel poco consenso popolare a sua disposizione che, pur non avendo generato effetti contro di lui (bensì contro l’opposizione) è sempre lì come un elemento di instabilità e credibilità dell’attuale Esecutivo.

Non dimentichiamo la situazione carceraria nel paese che per la prima volta registra in pochi mesi tre grandi sollevazioni di massa nelle patrie galere con un bilancio drammatico: quasi 300 cadaveri.

Tutto questo, inoltre, dimostra che il neoliberismo non ha compassione nell’applicazione della necropolitica, ciò significa criminalizzare i più poveri e quelli considerati improduttivi dal sistema di accumulazione del capitale.

Così, una volta ancora il capitalismo perverso dimostra il suo odio verso i più poveri, arrivando alla criminalizzazione e precarizzazione delle classi popolari ed ancora di più della popolazione carceraria.

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