di Giulio Di Donato
Fanno male le immagini dell’ennesima tragedia in mare.
Mentre risuona il coro tetro delle frasi ipocrite e strumentali di circostanza, l’opinione pubblica assiste alla conta atroce dei morti fra senso di dolorosa impotenza nel migliore dei casi, di cinica indifferenza o peggio di assuefazione nel peggiore.
In questi casi i gesti di preghiera e commozione, siano essi laici o religiosi, andrebbero affiancati solo da parole di verità e dalla ricerca di una diversa strategia operativa.
Eppure, sommersi come siamo dalle opposte e speculari propagande, facciamo fatica a immaginare una soluzione strutturale in grado di affrontare il problema alla radice.
Una soluzione che, a nostro avviso, non può che passare per una politica di contrasto della tratta di esseri umani in fase di partenza e per il massimo sostegno alle attività di soccorso e assistenza in fase di arrivo. Per un governo politico dei flussi migratori nel nome della sostenibilità interna e della solidarietà internazionale.
C’è invece chi si ferma al pezzettino finale (la sinistra) e chi solo a quello iniziale (la destra): nessuno sembra in grado di guardare al fenomeno nella sua complessità.
Lo stesso accade con la guerra in Ucraina: si assolutizza un dato momento (per cui tutto inizierebbe nel febbraio scorso) e si rimuovono cause e antefatti.
La complessità, questa sconosciuta: ci verrebbe da dire. Al suo posto solo moralismo ipocrita e becera propaganda.
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