Il più subdolo dei razzismi: lanciamo un Urlo nel cielo di Roma!

17 Dicembre 2021 10:11 Michelangelo Severgnini

E’ arrivato il giorno per lanciare un urlo nel cielo di Roma.

Ad una settimana esatta dalla data di quelle che saranno o sarebbero dovute essere le elezioni in Libia, per la prima volta in via ufficiale il film “L’Urlo” sarà presentato a Roma al Teatro Flavio quest’oggi alle 18.

Comunque vada, tutto questo per me ha molto senso.

Non ci saranno festival né televisioni ad organizzare questa proiezione. Ma sarà l’occasione per dimostrare che questo film esiste, nonostante 2 anni di pressioni e porte sbarrate, di censura preventiva e di guardiani della soglia sparsi neanche tanto segretamente tra le stanze del nuovo regime liberale.

Dopo 3 anni di lavoro sarà bellissimo vedere un pezzo di verità rappresentata in un teatro di Roma, nonostante tanta avversione e tanti ostacoli.

Abbiamo creato un promo di lancio, un video breve dal titolo “Il più subdolo dei razzismi”, per dire ancora più chiaro, con le parole dei migranti-schiavi in Libia, che i valori della sinistra europeista non ci appartengono:

Un ringraziamento necessario va a tutti coloro che ci hanno permesso di coprire le spese di questa proiezione. Sapere di contare sul vostro aiuto è un motivo di forza per tutti noi.

Siamo inoltre grati a tutti coloro che con la loro firma stanno accompagnando questo cammino verso la luce per questo film, sostenendone la diffusione.

Pari ringraziamento a tutti coloro che hanno deciso di mettere a disposizione i loro canali per la diffusione di quesdto evento.

Appuntamento a stasera dunque. Per lasciare ai Libici e ai migranti-schiavi raccontare tutta un’altra storia.

*Appello al Parlamento, alla televisione pubblica,

agli organi di stampa e ai cittadini italiani

Per il film “L’Urlo” di Michelangelo Severgnini

L’Europa non è più una destinazione per gli Africani, ma si è trasformata in esca, in strumento di raggiro, in miraggio mortale. Soltanto 2 su 70 dei migranti-schiavi presenti in Libia ogni anno raggiungono l’Europa via mare. Gli altri 68 rimangono schiavi in Libia e chiedono di tornare a casa, ma sono in trappola: 700.000 migranti-schiavi nelle mani delle milizie di Tripoli come forza lavoro non retribuita, ossia sottoposti a regime di schiavitù, scambiati con petrolio illegale.

Questa è l’orribile verità che emerge dal film “L’Urlo” di Michelangelo Severgnini, realizzato con i messaggi vocali inviati da centinaia di migranti-schiavi intrappolati in Libia e con i video che gli stessi hanno girato con il loro telefonino nei centri di detenzione e in ogni altra parte della Libia.

Ma non solo.

Costruire una narrazione basata sulla speranza e la solidarietà qui in Europa ha spostato il fulcro del discorso, impedendo di vedere come l’impunità di cui godono le milizie di Tripoli sul terreno non miri solamente allo sfruttamento dei lavoratori africani, ma soprattutto al saccheggio del petrolio libico.

E' infatti questo petrolio venduto illegalmente a Italia e Turchia a tenere in piedi il sistema di potere responsabile della migrazione dall’Africa. Il 40% del petrolio libico viene venduto all’estero illegalmente ogni anno (fonte: National Oil Corporation della Libia) e l’Italia è in prima fila nell’acquisire e immettere sul mercato questo petrolio, a partire dalle privatizzazioni nel settore degli idrocarburi varate dal governo Monti nel 2012 (fonte: indagine “Dirty Oil” della procura di Catania).

Ne consegue un fenomeno migratorio tutt’altro che spontaneo, perché, come raccontato nel film, chi si trova in Libia oggi è in gran maggioranza un giovane africano che ha lasciato ignaro il proprio Paese adescato dalle mafie africane che poi lo hanno rivenduto ai libici. E ora vuole tornare a casa, ma non può. E nessuno lo deve sapere.

Il segreto che viene svelato da questo film e che diventa un obiettivo è dunque molto semplice: rendere i migranti-schiavi soggetto politico, lasciando che siano loro a definire e a determinare la propria condizione, attraverso il linguaggio anzitutto e attraverso le soluzioni da prendere poi.

Il prossimo 24 dicembre si dovrebbero tenere nuove elezioni in Libia, a 7 anni di distanza dalle ultime del 2014. Il potere insediato a Tripoli, riconosciuto dalla NATO e dall’UE ma privo del voto di fiducia del Parlamento libico e povero del consenso della gente, vacilla. In tutti i modi i Fratelli Musulmani, sostenuti dall’occupazione militare turca della Tripolitania, stanno cercando di annullare le elezioni o almeno di pilotarle, mentre d’altro canto minacciano di difendere Tripoli con le armi qualora il vincitore delle elezioni sia un candidato estraneo al loro potere.

Per questo motivo crediamo che il momento della denuncia sia adesso.

Nel corso della realizzazione del film l’autore e regista Michelangelo Severgnini ha ricevuto pressioni e minacce perché fossero tagliate alcune parti del film. Da oltre due anni diverse circostanze ostacolano la diffusione del film che si è visto chiudere senza appello tutte le porte di festival e televisioni. La verità che emerge da questo film è davvero così scomoda?

Chiediamo dunque che il film “L’Urlo” sia fatto circolare il prima possibile e nel migliore dei modi presso i canali disponibili e che i racconti di chi vive la Libia in questo stesso momento siano messi al centro del tavolo di discussione.

Pretendiamo che un nuovo orizzonte politico si affermi nel Mediterraneo dopo un decennio di politiche predatorie, convinti che l’Italia, se vuole essere un Paese democratico e realmente antifascista, non possa farsi strumento dell’oppressione di altri popoli.

Chiediamo infine che sia riaffermato il principio di realtà fattuale sulla narrazione emotiva e fuorviante che ha guidato la costruzione del consenso negli ultimi anni, funzionale all’interesse di pochi e alle disgrazie di molti.

“In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario”, George Orwell.

Seguono primi firmatari (in ordine alfabetico):

Luisa Angrisani, senatrice L’Alternativa c’è

Giorgio Bianchi, fotoreporter e documentarista

Andrea Billau, giornalista

Laura Baldelli, docente e critica cinematografica

Pino Cabras, deputato L’Alternativa c’è

Igor Camilli, segretario Patria Socialista

Emanuela Corda, deputata L’Alternativa c’è

Stefano D’Andrea, docente universitario e presidente di Riconquistare l’Italia

Manuele Dessì, senatore Partito Comunista

Manlio Dinucci, giornalista e geografo

Thomas Fazi, economista e saggista

Carlo Formenti, già docente Università di Lecce

Carlo Freccero, regista

Fosco Giannini, direttore Cumpanis e già senatore della Repubblica

Fabrizio Marchi, docente e saggista

Dario Leone, sociologo saggista

Alberto Lombardo, docente Università Palermo e responsabile internazionale Partito Comunista

Francesco Magris, docente Università Trieste

Michela Mercuri, docente geopolitica del Medio Oriente Unicusano

Riccardo Paccosi, attore e regista teatrale

Marco Pondrelli, saggista e direttore di Marx 21

Marco Rizzo, segretario Partito Comunista

Francesca Ronchin, giornalista

Leopoldo Salmaso, medico chirurgo specialista in malattie infettive e tropicali

Arianna Spessotto, deputata L’Alternativa c’è

Alessandro Testa, compositore e membro della redazione di “Cumpanis"

Seguono altri firmatari (in ordine di adesione):

Giovanni Urioni, lavoratore scuola - Pordenone

Andrea Vannini

Matteo Innocenti, lavoratore agricoltura

Claudio Patrizi, responsabile Ambienteweb

Maria Cristina Massili, scrittrice

Riccardo Morelli

Marucci Giovanni, impiegato

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