Perché l'Italia non sostiene la posizione (più moderata) di Francia e Germania?

Francia e Germania hanno battuto un colpo smarcandosi dalla linea bellicista imposta da Washington. Macron ha ribadito la necessità di trattare con Putin e Scholz ha difeso la sua prudenza sia nei riguardi delle sanzioni sul gas russo che nell’invio di armi.

La guerra ucraina, nella strategia americana, ha come obiettivo primario il logoramento di Mosca, ma non meno importante è il progetto di l’incenerire l’Europa, che questa guerra dovrebbe rendere totalmente aggiogata agli Usa e impoverita allo stremo, sul modello del Sud America (diventerebbe il secondo cortile di casa dello zio Sam).

Sono prospettive che i leader della Ue conoscono perfettamente, ma che non riescono a contrastare, date le pressioni atlantiste, per attivarsi realmente per chiudere la guerra, che si potrebbe fare in un giorno se Washington fosse d’accordo.

Così il fatto che i due Paesi leader dell’Europa, e in particolare la Germania, stiano prendendo una posizione netta, almeno più netta di altre volte, può aiutare, anche se è da vedere se il basculante Macron terrà ferma la barra o se si è trattato solo di una trovata elettorale per vincere il ballottaggio (fa sorridere il sospiro di sollievo dell’Occidente per la sconfitta della fascista Le Pen, mentre invia armi ai neo-nazisti ucraini).

L’Italia potrebbe unirsi e favorire, per quel che può, tale propensione, ma a Palazzo Chigi ci è stato imposto un inetto atlantista doc e ciò è complicato. Peraltro, all’inizio delle ostilità ucraine, nella sua dichiarazione di guerra alla Russia (che ovviamente si è terrorizzata), il nostro ha citato Robert Kagan.

Non sappiamo se abbia compreso bene il senso della sua citazione, forse dovuta a qualche ignoto ghostwriter, ma essa ha un significato molto chiaro. Kagan, insieme a William Kristol, è stato il fondatore del think tank Project for the New American Century, cuore pulsante dei neoconservatori americani, i quali hanno regalato al mondo le Guerre infinite che reputano necessarie alla conservazione/implemento della primazia assoluta degli Stati Uniti.

Forse Draghi non ha capito bene, o forse sì, ma schierandosi, e schierando l’Italia, con questo oscuro ambito internazionale, ha strappato anche con il suo pregresso atlantismo, al cui credo ha dichiarato più volte e pubblicamente la sua fede incondizionata.

Perché l’atlantismo vero è quello della scuola di Kissinger, che alle folli fumisterie neocon contrappone la cruda realpolitik (vedi l’intelligente intervista di Luttwak al Giornale). E nonostante Kissinger non fosse certo un figlio di Maria (vedi alla voce golpe cileno), in confronto ai neocon era un candido pacifista. Tanto è vero che, ben sapendo le insidie insite nello spingere l’Ucraina contro Mosca, ha più volte invocato un compromesso con la Russia.

Ma Kagan non è solo il fondatore del think tank suddetto, è anche il marito di Viktoria Nuland, donna di punta del Dipartimento di Stato, oggi come ai tempi del colpo di stato di Maidan della quale fu strenua fautrice. Così che citare Kagan era anche un servile omaggio alla stessa, che sta alimentando con il mantice il fuoco ucraino.

Simpatico ricordare che ai tempi di Maidan la Nuland, essendo entrata in contrasto con la Germania sull’evoluzione del golpe, ebbe a esclamare: “Fuck off Europe”, come documentava un’intercettazione diventata virale (BBC).

Così che l’Inetto asceso a Palazzo Chigi rivendendosi la sua specchiata adesione all’europeismo d’accatto di Bruxelles, si è ridotto al bacio della pantofola di un altro potere, che l’europeismo non solo disprezza, ma vuole vaporizzare (magari usando anche dei movimenti neo-nazisti che stanno crescendo in tutto il vecchio continente all’ombra della guerra ucraina, vedi l’allarme lanciato da Rita Katz).

Ma al di là delle tristezze nostrane, resta la presa di posizione anglo-tedesca, che se anche ha lo spessore del ruggito del coniglio, può portare a qualcosa se coordinato con quegli ambiti americani che stanno cercando di frenare l’aggressività neocon.

Da segnalare, in questi giorni anche le dichiarazioni di Boris Johnson, il quale ha profetizzato che la guerra durerà tutto il 2023 e, come prospettiva “realistica”, sarà vinta dalla Russia.

Il premier britannico sa bene quel che dice, dal momento che il suo Paese è il più ingaggiato nel conflitto ucraino, avendo anch’esso come scopo la distruzione dell’Europa, suo competitor globale.

Se vere le sue conclusioni, derivate dall’intelligence, sanno così che la Russia arriverà a prendere il controllo della parte orientale dell’Ucraina perché semplicemente non può permettersi di perdere. E l’Occidente, prima o poi, sarà costretto ad accettare tale status quo (a meno di ingaggiare un confronto nucleare), che potrebbe giungere prima attraverso un meno cruento negoziato.

Lo sforzo bellico occidentale, dunque, non è volto, come dicono, a salvare l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma solo a far sì che i russi paghino a caro prezzo la vittoria, sia in termini di immagine internazionale, che di vite umane e risorse economico-finanziarie.

Nulla importa delle vite ucraine che dovranno essere sacrificate a tale scopo, né delle conseguenze di questa guerra nel mondo, dove le restrizioni e l’impoverimento produrranno milioni di morti, come ha detto anche Biden: “La carenza di cibo sarà reale”.

Non importa. L’importante è far sanguinare la Russia (Politico). Si spera che qualcuno possa porre un argine a tale follia. Qualche segnale in tal senso si intravede.

Resta da segnalare la visita di Blinken e Austin, rispettivamente Segretario di Stato e ministro della Difesa, a Kiev, che Zelensky aveva annunciato violando la consegna al silenzio chiesta dagli Usa. I media riportano che i due avrebbero promesso altre armi a Kiev, ma non era certo questo lo scopo della visita, dal momento che tali promesse/consegne sono prassi consolidata.

Possibile, invece, che annunci una qualche svolta nel teatro di guerra, per evitare che i russi dilaghino, come sembra, a Oriente. “La Russia accusa Usa e Ucraina di aver pianificato ‘provocazioni’ e attacchi sotto falsa bandiera”, titola il Washington Examiner.

Articolo che rimanda a un altro di Foreign Affairs dal titolo: “Prepararsi per l’impensabile in Ucraina”. Sottotitolo: “L’America e l’Europa devono essere pronte per gli attacchi biologici o chimici russi”..

O forse, e più prosaicamente, i due sono corsi a Kiev per trovare un modo di esfiltrare nel segreto i militari americani nascosti nelle viscere della Azovstal, cosa non riuscita finora. Vedremo.

Ps. Sull’ipotesi di un bando completo del gas russo, sul quale la Germania nicchia, si è detta contraria anche Janet Yellen, segretario del Tesoro Usa. Voce autorevole, potrebbe essere ascoltata.

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