Bloomberg - Eni pronta a pagare il gas russo in rubli

27 Aprile 2022 21:30 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Sembrerebbe sciogliersi come neve al sole la sicumera dell’Italia contro la Russia. Non solo, anche il fronte dei paesi europei non è così unito nel rinunciare al gas russo. Se la notizia di Bloomberg si confermerà, sarà un’altra conferma di quanto sia un ‘entità fantasma l’Unione Europea.

Come ha riferito il portale Bloomberg, “il colosso energetico italiano Eni SpA si sta preparando ad aprire conti in rubli presso la Gazprombank JSC, consentendole di soddisfare potenzialmente le richieste russe di pagare il gas in valuta locale, secondo persone che hanno familiarità con la questione.”

Si aggiunge che “la mossa è precauzionale poiché Eni cerca maggiori indicazioni dal governo italiano e dalle autorità europee sulla possibilità – e a quali condizioni - di utilizzare i conti per acquistare gas russo” ha spiegate queste fonti a Bloomberg. Il portale, in merito alla questione, ha precisato che “n portavoce di Eni ha rifiutato di commentare.”

Proprio ad inizio giornata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen aveva avvertito le aziende di non piegarsi alle richieste della Russia di pagare il gas in rubli, affermando che ciò violerebbe le sanzioni.

Bloomberg, ha sottolineato che “la capacità dell'Europa di mantenere un fronte unito contro Mosca sarà messa alla prova nelle prossime settimane poiché i paesi dovranno decidere se accettare le richieste di Vladimir Putin o rischiare di dover razionare il gas a casa.”

Eni non ha utilizzato il nuovo meccanismo, e finora ha pagato solo in euro. Il prossimo giro di pagamenti non sarà effettuato prima della seconda metà di maggio.

L'UE ha affermato che pagare in rubli violerebbe le sanzioni. Ma le aziende continuano a cercare soluzioni alternative e il blocco ha pubblicato linee guida che sembrano incoraggiarlo.

L'Italia ottiene circa il 40% del suo gas dalla Russia, anche se il primo ministro Mario Draghi ha setacciato il mondo in cerca di sostituzioni e si è assicurato nuovi accordi con fornitori in particolare in Nord Africa, ma non sono sufficiente a rimpiazzare le forniture russe.

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