La Lituania, in seguito ad un’interpretazione delle sanzioni dell’Unione Europea contro la Russia, ha deciso di bloccare parzialmente il transito di materiali e merci dirette a Kaliningrad.
La guerra non segue i propositi dell’occidente, le sanzioni contro la Russia non funzionano, le conseguenze le vivono sulla propria pelle i cittadini dell’UE, le armi inviate all’Ucraina avranno solo la funzione di prolungare il conflitto, con scenari facilmente immaginabili.
Allora, perché non ricorrere all’arma della provocazione per provocare un’escalation della guerra coinvolgendo un paese come la Lituania per coinvolgere la NATO?
Sembra proprio questa l’intenzione. A tal proposito, sulla legittimità del blocco è intervenuto il diplomatico di lungo corso Stefano Pontecorvo, ex Alto Rappresentante civile della NATO in Afghanistan.
COSA STA SUCCEDENDO A KALININGRAD?
— La Fionda (@RivistaLaFionda) June 23, 2022
L' ambasciatore Stefano Pontecorvo, già rappresentante civile della NATO in Afghanistan, in due minuti ci spiega come stanno davvero le cose#Kaliningrad #Ukraine #NATO #USA pic.twitter.com/lk71rUCBuC
Ha avvertito che questo provvedimento “è mettere un dito nell’occhio ai russi politicamente e come ha detto Luca Telese, è un segnale di escalation. Ed è una follia da un punto di vista politico. Bisogna chiedersi che cosa c’è dietro. I lituani sanno bene che non è una misura neutra.”
Inoltre, indicando la mappa tra Lituania e Russia, pone una domanda importante: “La Lituania va a fare una roba del genere da sola? Prendendosi una responsabilità di dare un pugno nell’occhio ai russi senza dire niente a nessuno?”
Sono elementari nozioni del Diritto internazionale, niente di sovversivo, Pontecorvo precisa che a suo parere il blocco di Kaliningrad non è paragonabile all’invasione russa, ma non basterà. Pontecorvo finirà sicuramente nelle liste dei filo-putiniani.
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