I colloqui tra Russia e Stati Uniti ad Ankara e alcune strane coincidenze

14 Novembre 2022 19:08 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Ad Ankara, capitale di una Turchia ancora ferita dal sanguinoso attacco di ieri a Istiklal Caddesi - cuore pulsante di Istanbul - i grandi nemici USA e Russia discutono, secondo quanto riferisce il quotidiano Kommersant.

Il colloquio in terra turca trova la conferma del portavoce presidenziale Dmitry Peskov.

"Sì, confermiamo che i colloqui russo-statunitensi si svolgono oggi ad Ankara. È stata un'iniziativa della parte nordamericana. Non ci pronunciamo sul contenuto", ha dichiarato a RIA Novosti il portavoce russo.

Secondo il canale turco NTV, ai colloqui hanno partecipato Sergey Naryshkin, direttore del Servizio di intelligence estera (SVR) russo, e William Burns, capo della Central Intelligence Agency (CIA) statunitense. L'incontro si è svolto presso la sede dell'intelligence turca.

La CNN ha riferito che i rappresentanti dei due Paesi avrebbero discusso dei cittadini statunitensi detenuti e dei rischi e le conseguenze derivanti dal possibile uso di armi nucleari. L'emittente ha sottolineato che Burns "non sta tenendo alcuna negoziazione”.

Lo scorso 9 di ottobre, membro del Consiglio presidenziale russo per le relazioni interetniche, Bohdan Bezpalko, ha affermato che i colloqui in Turchia tra la Russia e i Paesi occidentali potrebbero essere utilizzati per costringere la Russia a scendere a compromessi sulla situazione intorno all'Ucraina.

Lo stesso giorno, Peskov ha dichiarato che Ankara sta cercando di diventare un mediatore tra la Russia e l'Occidente, mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan vuole ridurre le tensioni nella regione.

Evidentemente ci sono però attori che non vogliono la Turchia assuma in pieno questo ruolo, nonostante sia ancora formalmente inquadrata nel blocco occidentale in quanto membro importante della NATO. Quindi il sanguinosi atto terroristico compiuto ieri a Istanbul, da questo punto di vista, potrebbe assumere un ben preciso significato.

Secondo quanto affermato da Stanislav Tarasov, direttore del centro di ricerca Medio Oriente-Caucaso, alla rivista Argumenty i Fakty, non sorprende che i sospetti della Turchia ricadano sulle forze filo-occidentali.

“Ci sono davvero molte strane coincidenze nella storia dell'attentato. La notizia dell'attacco terroristico a Istanbul ha colto Erdogan quasi in aereo, mentre doveva recarsi a Bali per il vertice del G20. noltre, questo attacco, per quanto riguarda i piani dei criminali, non è stato del tutto riuscito. L'attentatore suicida ha avuto un sussulto all'ultimo momento ed è scappata. È stata rapidamente identificata e ora sta testimoniando. È emerso che si tratta di un membro della popolazione curda della zona di Kobani, in Siria, controllata dagli americani. La Turchia ha ripetutamente chiesto all'America di ritirare il suo sostegno ai curdi".

Allo stesso tempo, secondo l'esperto, i media riportano altri dettagli sospetti: "Ci sono informazioni, che non sono confermate dalle forze dell'ordine, secondo cui la bomba usata dal terrorista sarebbe stata portata dall'Ucraina”.

Tarasov poi aggiunge: “Penso che questo attacco terroristico sia l'inizio di un grande gioco in direzione della Turchia. La Turchia è desiderosa di entrare nella SCO, nei BRICS e nella comunità economica russa, mentre gli Stati Uniti vogliono tenerla al guinzaglio. In Turchia capiscono chi è principalmente interessato a destabilizzare la situazione, chi vuole portare il Paese fuori strada. Questi incidenti sono un indicatore per Erdogan, che l'anno prossimo dovrà affrontare le elezioni parlamentari. Qualcosa di simile è stato previsto dai politici turchi. Soprattutto Devlet Bahceli, presidente del Partito del Movimento Nazionalista, che ha avvertito che gli Stati Uniti porteranno scompiglio in Medio Oriente, prendendo di mira soprattutto la Turchia”.

Infine, secondo l’esperto le relazioni tra Stati Uniti e Turchia sono ulteriormente complicate dall'arroganza statunitense a livello diplomatico.

"Erdogan ha iniziato a guadagnare molto peso politico, contrariamente ai problemi che ha con l'Occidente e soprattutto con gli Stati Uniti. Mentre per la Cina e la Russia è il leader di prima grandezza, Biden non lo ha mai ricevuto personalmente, ma solo nell'ambito di alcuni vertici. Questo frustra le sue ambizioni”.

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