Borrell indica (goffamente) la via della pace

di Alessandro Bianchi


L'alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha dichiarato che la pace in Ucraina potrebbe essere facilmente raggiunta, se solo cessassero gli aiuti militari occidentali, “dal momento che Kiev dovrebbe arrendersi nel giro di pochi giorni”.


Per queste parole, Borrell è stato aspramente criticato dal regime di Kiev, anche se l’Alto Rappresentante le abbia utilizzate proprio con l'obiettivo opposto: giustificare il fatto che quel mostro noto come Unione Europea “dovrà” utilizzare i fondi comuni per le armi e non per scuole, ospedali e infrastrutture.

Per il resto che non sia industria bellica, questo è il sunto del discorso di Borrell, ci sarà solo austerità al motto di "Slava Ukraini".

In un’intervista oggi alla BBC, il presidente ucraino Zelesnky ha annunciato che la famigerata “controffensiva” – data per iniziata da Repubblica – deve essere rimandata in attesa di nuove armi occidentali. Le parole di Borrell servono a creare il terreno con l’opinione pubblica per le prossime impopolari scelte che l’Ue si appresta a prendere.

Ma le parole dell'Alto Rappresentante hanno anche il merito di individuare e circoscrivere la questione una volta per tutte.

“So come far finire la guerra in Ucraina”

“L’Ue interrompe il sostegno di armi”

“Kiev si arrende”

“La guerra finisce”

Utilizzando la logica aristotelica, la frase di Borrell è molto importante sotto due punti di vista.

Primo, è l'ammissione che la guerra non sia tra Russia e Ucraina, ma direttamente tra NATO (senza la quale non ci sarebbe conflitto) e la Russia.

Secondo, non ci può essere oggi la pace con le armi occidentali che affluiscono.

Gli obiettivi dell’operazione speciale della Russia sono stati elencati in modo chiaro: la denazificazione, il disarmo dell’Ucraina, la dichiarazione formale che il paese non entrerà mai nella NATO e la garanzia di sicurezza della popolazione russa massacrata dal 2014 dopo il golpe neo-nazista di Maidan.

Una volta che dovessero cessare le armi della Nato al regime di Kiev, finirebbe la guerra e si potrebbe iniziare un negoziato sulla base dei punti proposti da Pechino, accettati espressamente da Putin nell'ultima visita del presidente cinese XI a Mosca come punto di partenza possibile. Nel piano cinese si pone molta attenzione al rispetto della sovranità dell’Ucraina e della sicurezza russa.

Una volta che dovessero cessare le armi della Nato al regime di Kiev, finirebbe la guerra e si potrebbe discutere finalmente di sicurezza europea (Russia compresa), con il vecchio continente che potrebbe mettere al centro i propri interessi e smettere di seguire ciecamente, verso l'abisso, chi non ha nessuna remora a buttare giù la principale infrastruttura logistica europea.

Goffamente e volendo esprimere il contrario, Borrell ha indicato la via da perseguire: lo stop all’invio di armi al regime di Kiev è oggi l’unica soluzione percorribile per chi ha cuore la pace. In Italia c’è una raccolta firme per referendum popolari che lo chiedono espressamente. Partiamo da qui e da qui.

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