Attaccare Belgorod (con nazisti dichiarati) per oscurare la sconfitta di Bakhmut: la Nato perde due volte

25 Maggio 2023 11:00 Piccole Note


PICCOLE NOTE

Questa settimana ha fatto il giro del mondo la notizia dell’attacco contro Belgorod, cittadina russa presso i confini ucraini, contrastata con la celerità del caso dalle forze russe. Operazione che si è ripetuta anche ieri, con esito altrettanto infausto per gli incursori, almeno a stare ai media russi. Secondo gli ucraini ad attaccare sarebbero stati militanti di due fantomatiche milizie di asseriti “partigiani” russi, ma ovviamente Mosca accusa Kiev di aver tirato le fila.

I media occidentali si sono limitati a riferire la notizia, accreditando la presa di distanza di Kiev per l’usuale riflesso condizionato a sposare in toto la narrazione ucraina e per eludere imbarazzanti connubi, di cui è ovviamente connivente la Nato, che arma e gestisce le forze di Kiev.

Far sparire la sconfitta di Bakhmut

Inutili dal punto di vista tattico e strategico, questi attacchi hanno avuto uno scopo principale, come denota la tempistica: nascondere la notizia della caduta di Bakhmut, un vero e proprio scacco per Kiev e i suoi sponsor, e dimostrare che gli ucraini hanno ancora frecce al loro arco, in attesa dell’annunciata controffensiva.

Infatti, ormai da due giorni, invece di dar conto dell’inutile quanto disastrosa difesa di Bakhmut, i media d’Occidente sono inondati da notizie su questi fantomatici “partigiani” russi.

In realtà, si tratta di partigiani alquanto anomali. Jacopo Iacoboni, cronista della Stampa, ha rilanciato in un tweet, accreditandola, l’identificazione di uno degli “eroi” in questione da parte di Aric Toler che, sempre via tweet, spiegava che Bellingcat si era occupata dell’eroe in questione, Alexey Levkin, e aveva dedicato due articoli all’organizzazione da lui fondata, la Wotanjugend.

Si tratta di un’organizzazione neo-nazista, le cui gesta sono descritte nel dettaglio negli articoli segnalati da Toler. Ci limitiamo a riferire quanto accenna Toler nel suo tweet, cioè che nell’olimpo di tale Agenzia nazista figurano Timothy McVeigh (strage di Oklaoma City,1995, 168 vittime) e Anders Breivik (attentato duplice del 22 luglio 2011 a Oslo, 8 vittime, e Utoya ,69 vittime).

Di uno dei due articoli di Bellingcat riportiamo solo il cenno relativo agli attentati a Christchurch, in Nuova Zelanda, del 15 marzo 2019,, contro una moschea e un centro islamico, che hanno causato 50 vittime.

In un post sulla strage di Christchurch, la Wotanjugend definiva il killer un “vichingo vendicativo che si è sicuramente guadagnato un posto nel Valhalla”. Di tale organizzazione si è occupata anche la polizia Ceca, perché responsabile di diversi attacchi contro la comunità ebraica del Paese (Haaretz).

Il fondatore nazista del Russian Volunteer Corps

Del Russian Volunteer Corps, una delle due milizie protagoniste dell’incursione, si è occupato anche il Financial Times, spiegando che è stato fondato dal “famigerato estremista” di destra Denis Nikitin, alias Denis Kapustin, “nome di battaglia Rex, a motivo del suo marchio di abbigliamento che lo identifica come nazionalista bianco, White Rex, è un ex combattente di arti marziali che ha legami con neonazisti e nazionalisti bianchi di tutto l’Occidente”.

“Nato in Russia – continua il FT – Nikitin ha vissuto in Germania per poi trasferirsi in Ucraina nel 2017. A Kiev ha organizzato fight club per russi, ucraini e neonazisti occidentali. Queste attività di estrema destra gli hanno attirato, nel 2019, un divieto di circolazione nella zona Schengen per 10 anni, ma, nonostante questo, è rimasto attivo in Europa. ‘È ancora presente nell’attivismo di estrema destra in Germania, Francia, Bulgaria e in altri Paesi’, ha spiegato Michael Colborne, giornalista e ricercatore di Bellingcat”.

Quanto al disconoscimento dell’operazione dei neonazisti nel territorio russo da parte delle autorità di Kiev, riportiamo ancora il FT: “Nikitin ha detto che le autorità ucraine hanno approvato l’operazione. ‘Sì, certo, l’azione è stata concordata, altrimenti non avrebbe potuto essere fatta’, ha detto. ‘Come immagini che io sia arrivato là nel buio della notte? Ci sono ponti minati, telecamere, droni a ricerca di calore, punti di osservazione nascosti’, ha aggiunto. ‘Se non mi fossi coordinato con nessuno [dell’esercito ucraino]… penso che saremmo stati semplicemente distrutti'”. Ovvio, ma sentirlo dalla viva voce del nazista è altra cosa.

La Nato, che supervisiona l’esercito di Kiev, sta giocando un gioco pericoloso. Si tratta di portare Mosca, che sta avendo la meglio nel confronto militare, in uno scontro asimmetrico che ha come obiettivo la destabilizzazione di particolari aree della Russia (le Agenzie americane hanno una certa professionalità nel settore).

Ma questo tipo di scontro ha le caratteristiche precipue del Terrore, sia nelle azioni perpetrate che nei suoi protagonisti, come si evince da quanto riportato sopra. Mosca potrebbe irritarsi.

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