Ornella Bertorotta (M5S): "Sul CETA, dal PD solita ipocrisia: Zingaretti è contrario, ma i suoi lo votano in Senato"

Grande mobilitazione di massa ieri a Montecitorio contro il CETA, il famigerato accordo di "libero" scambio che l'Unione Europea ha firmato con il Canada e che l'Italia, primo tra tutti, sta ratificando in Senato. Per protestare contro il "cavallo di Troia del TTIP", che permetterà anche alle multinazionali nord-americane di invadere i mercati europei, la Coldiretti, insieme ad altre organizzazioni (Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch) sono scese in piazza per chiedere che ci sia maggiore discussione nel paese su una questione così importante.



Presente in piazza la senatrice del Movimento 5 Stelle Ornella Bertorotta, alla quale abbiamo rivolto alcune domande.




L'INTERVISTA


Quali sono i principali danni per l'Italia con l'eventuale ratifica del CETA?
Occorre fare una doverosa premessa: l’Italia è un Paese con un assetto di imprese medie e piccole, il CETA favorirà le multinazionali, non le piccole e medie imprese. In Canada invece prevalgono aziende capaci di intraprendere commercio internazionale con maggiore facilità. Subito dopo l’approvazione del CETA, assisteremo ad un’ulteriore pressione sulle nostre PMI, in assenza di qualsiasi provvedimento volto a tutelare non solo i nostri marchi, ma anche la struttura prevalente delle nostre imprese.


Un grave danno all'economia?
Il tema del CETA supera il problema della tutela del made in Italy, per allargarsi alla tutela del nostro sistema produttivo. Su questo punto come al solito, non ci sono risposte da parte della politica, quindi si navigherà a vista. L’Italia ha molto da perdere dall’approvazione del CETA. In primo luogo riguardo alla nostra produzione agricola, che sarà penalizzata dall’importazione di prodotti canadesi, di scarsa qualità, ma a prezzi più convenienti; in termini di perdita di sovranità, poiché lo Stato subirà grosse limitazioni nella gestione delle proprie politiche economiche interne. Non è stata nemmeno fatta una seria previsione sugli impatti del Ceta nel nostro sistema economico, quindi non sappiamo con certezza, cosa guadagneremo dall’approvazione di questo provvedimento


Che farà il Movimento Cinque Stelle?
Il M5S ha già dichiarato la sua opposizione al CETA, lo abbiamo fatto in sede di commissioni, lo faremo in aula, quando il CETA verrà calendarizzato.
La manifestazione contro il CETA di oggi ha dimostrato che l’opposizione a questo trattato è più ampia di quanto si pensi. Il 5 luglio si è manifestato un fronte che va dalla sinistra alla Lega nord, dalla CGIL alla Coldiretti, la stessa che aveva appoggiato le riforme costituzionali di Renzi. Anche altre forze politiche tra cui pezzi consistenti del PD, mal digeriscono questo accordo, temo però che sia più per ragioni elettoralistiche che di sostanza.



In che senso?
Nel senso che di fatto che il PD, come al solito fa il partito di lotta e di governo. Con i suoi senatori in commissione esteri vota a favore, poi manda avanti Zingaretti a dire che è contrario. Più che voci discordanti a me sembra un’operazione per cercare di tenere dentro tutti, favorevoli e contrari, rimandando le recriminazioni a quando il trattato sarà approvato e avrà già creato problemi enormi alla nostra economia.
La stessa situazione la vive Forza Italia, che in commissione esteri ha votato a favore del CETA, salvo poi mandare Lega Nord e un outsider come Tremonti, che ufficialmente è fuori dal partito di Berlusconi, a criticare il trattato. Senza l’informazione che pressa i partiti però, queste contraddizioni rimarranno nel sottobosco degli addetti ai lavori. Dubito che qualcuno farà notare pubblicamente alla Lega la contraddizione di allearsi con Forza Italia e allo stesso tempo votare contro il CETA. Allo stesso tempo il Pd potrà permettersi di votare a favore al Senato e produrre inutili atti in Regione in cui si chiede di non votare il CETA. Come al solito i partiti giocano su due campi e nessuno sembra accorgersene.


Sta il M5S cercando un'alleanza con i movimenti di base per creare pressione prima del voto in Senato previsto il 25 luglio?
Il M5S è la principale forza politica di opposizione al CETA. Una convergenza con i movimenti sociali di base è naturale, ma probabilmente sarebbe il caso di cercare di convogliare le forze non solo sull’opposizione al CETA, ma anche su altri temi, come l’approvazione di un reddito di cittadinanza nel nostro Paese o sul recupero degli immobili abbandonati e il diritto alla casa. Il M5S non fa alleanze con i partiti, ma una convergenza con i movimenti su temi importanti per i cittadini andrebbe cercata oltre che auspicata.


Perché la stampa non sta dando spazio alla questione del CETA anche se in gioco c'è il futuro di molti nostri diritti?
Sono rimasta basita dal silenzio dei grandi mezzi di informazione sul CETA. Parliamo spesso di tematiche assolutamente secondarie, che hanno effetti limitati sulla vita dei cittadini. Probabilmente il silenzio sul CETA è volto ad evitare una mobilitazione di massa, come già avvenuto sul TTIP. Non riesco a spiegarmi altrimenti l’atteggiamento dei media, se non come una forma di censura. Anche la manifestazione del 5 luglio è stata quasi ignorata, nonostante la partecipazione e la presenza di più forze politiche diverse tra loro e l’importanza del tema trattato.

Fabrizio Verde

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