Prof. Ugo Mattei all'AD: "Siamo in una situazione di regime che va abbattuto"

15 Ottobre 2021 14:00 La Redazione de l'AntiDiplomatico

“Chi oggi protesta non sono fascisti, stanno male, frustrati, che non si fidano più del potere. Se gli intellettuali continuano a dire “sono fascisti” non capiscono cosa sta succedendo ed è molto grave.” Ugo Mattei, professore di diritto privato all’Università di Torino e candidato sindaco alle ultime elezioni nella città ha rilasciato a l'AntiDiplomatico oggi 15 ottobre, giorno di fermento in tutta Italia contro l'obbligo di "Green Pass".

“Il Decreto sul Green Pass è stato introdotto il 22 aprile scorso recependo un regolamento europeo che aveva ben altro scopo. Prima la Francia, poi l’Italia lo hanno interpretato come esclusione dei cittadini dai servizi essenziali. Anche se la Francia poi lo ha tolto, mentre in Italia le abbiamo estese anche a fronte ad una pandemia che è palesemente in una fase di arresto. Non ci sono assolutamente le condizioni per una vessazione del genere contro una minoranza”, specifica Mattei.

Le contraddizioni giuridiche del green pass sono molteplici: in primo luogo, l’urgenza e emergenza non esiste più oltre al fatto che, prosegue il Prof. Mattei, l’emergenza non esiste nel nostro paese come impianto costituzionale ed è stato fatto entrare in modo surrettizio attraverso un uso distorto della legge della protezione civile. Spagna e Portogallo che lo hanno in Costituzione lo hanno ritirato. Paesi come la Germania e il Belgio che non l’avevano come noi non l’hanno mai dichiarato. "Siamo fuori dal perimetro costituzionale dall’inizio della gestione pandemica," prosegue Mattei.

Ma il lato più "tremendo" per Mattei del Green Pass è quello di utilizzare il diritto del lavoro come un’arma sanzionatoria. “Il diritto del lavoro nasce dalle lotte operaie per difendere chi era nella posizione contrattuale più debole, ossia il lavoratore, con il datore di lavoro, uscendo dalla logica consensualistica del contratto ed entrare nella logica di protezione. E lo Statuto dei lavoratori è stata una grande conquista ed era servito proprio a togliere il soggetto debole dal ricatto padronale. Negli anni ’70 infatti si diceva “portiamo la Costituzione in piazza”.

Oggi con il decreto del Green Pass si passa ad un passo ulteriormente di denigrazione del diritto di lavoro. Forse l’ultimo, secondo Mattei. “Lo stato fa perdere il lavoro a chi non si adegua alle direttive del regime: siamo di fronte ad un vero e proprio tesseramento di massa”, sottolinea.

“Oggi i cittadini possono fare ben poco dal punto di vista giuridico, ma da un punto di vista politico si: in campo c’è un Referendum abrogativo sul Green Pass: andate a firmare massicciamente per il referendum. E’ l’unico modo costituzionale per far sentire la voce. Poi c’è la resistenza civile come le occupazioni: oggi ne faremo una a Torino, nella mia Università, sarà una manifestazione perché alcuni spazi se ci vengono reclusi li riprenderemo. Sarà una manifestazione importante con la partecipazione di deputati.”

Durissime le parole di Mattei sul fatto che ai lavoratori portuali di Trieste sia stato vietato il diritto di sciopero. “Stessa cosa vale per l’“operazione fascista” di dichiarare illegittimo lo sciopero dei portuali di Trieste che esercitano un diritto costituzionalmente garantito. Un diritto che non può essere limitato se non in condizioni eccezionali dalla commissione di garanzia e questa volta in via preventiva vuole colpire con gli strumenti dell’economia.”

Se da questo fermento simboleggiato dalle grandi e partecipate manifestazioni del 15 ottobre e agli scioperi che si moltiplicano, Mattei è molto chiaro. “L’auspicio è che questo movimento diventi davvero di liberazione nazionale e crea una soggettività politica unita di restaurazione costituzionale, che si pone l’obiettivo di reintrodurre un principio laburista, lo stato del welfare e che si faccia carico dei soggetti più deboli”.

Come? “Le lotte università sono osservatorio di elaborazione intellettuale. Le lotte operaie al centro. E provare a ricostruire ad un tessuto politico nuovo che vada crescendo. Io a Torino sto lavorando con i Si Cobas della logistica che è uno dei settori maggiormente colpiti. Siamo in una situazione di regime che va abbattuto. Insieme”.

Qui per seguire l'intera intervista:

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