"L'Altra Pandemia". Intervista al ricercatore del CNR Marco Villani: "Non si può credere nella scienza, la si deve discutere e dimostrare"

16 Febbraio 2022 10:00 Francesco Santoianni

Si stima che in Italia siano stati pubblicati, inclusi quelli liberamente scaricabili in rete, più di seicento libri sul Covid. Impossibile recensire anche i migliori. Facciamo una eccezione per “L’Altra Pandemia: scienza, informazione e fake news al tempo del coronavirus”, più che un libro su questa emergenza, un atlante per potere agevolmente navigare nel mare di notizie (e di fake) che continuano a sommergerci. Un testo consigliato (“L’Altra Pandemia è semplicemente un capolavoro, sicuramente il testo più esaustivo, fruibile e documentato che in questi due anni mi è capitato di leggere”) da Patrizia Gentilini, oncologo ed ematologo, membro della Commissione Medico-Scientifica indipendente. Ne parliamo con l’autore, Marco Villani, ricercatore al CNR di Parma.

<<Permettimi di precisare che parlo a titolo personale e non ho alcun conflitto di interesse; non sono un medico, né tantomeno mi ritengo un “esperto”. Per lavoro infatti mi occupo di tutt’altro (scienza dei materiali e nanotecnologia) ma sono pur sempre un ricercatore e quindi curioso per natura... Così in questi due anni ho sentito il bisogno di approfondire alcuni aspetti legati alla complessa realtà del COVID-19. E quello che mi ha colpito fin da subito (e mi colpisce tutt’ora) è la notevole dissonanza fra le notizie diffuse dai media mainstream e le evidenze scientifiche o epidemiologiche.>>

Ad esempio?

<<Torniamo con la memoria ai primi mesi della pandemia, precisamente a marzo 2020. L’industria dell’informazione faceva il conto giornaliero delle vittime senza dare alcun riferimento al cittadino per comprendere razionalmente quei numeri. Il clou il18 marzo 2020 con le “le bare di Bergamo” trasportate dai camion militari e i “477 decessi oggi in Italia” (nei giorni scorsi sono stati circa 300 ma quasi nessuno ne parla). Credo sarebbe stato doveroso, per i giornalisti, riportare anche un altro dato: i 1.800 decessi che, mediamente in Italia, si registrano ogni giorno, spesso in persone appartenenti alle stesse classi di età ed affetti dalle stesse gravi patologie pregresse delle persone sbrigativamente etichettate come “morte per Covid”. Vorrei dare un altro dato per mettere nella giusta prospettiva il fenomeno. Il numero dei decessi Covid a marzo del 2020 (12.325) risulta inferiore a quello dei decessi per malattie respiratorie che si è registrato a marzo 2019 (15.189) o a marzo 2018 (16.220). Ma in questi due anni di pandemia, larga parte dell’informazione non ci ha mai fornito gli strumenti (ed il contesto) per poter leggere correttamente i dati o, più in generale, comprendere il fenomeno Covid. Anzi, ho l’impressione che i media facessero di tutto per terrorizzarci. E non parlo solo di quelli italiani. Sempre durante i primi mesi della pandemia, sulla stampa estera si leggeva di persone giovani e sane che morivano all’improvviso in strada, nei negozi, senza una ragione apparente. I tabloid inglesi parlavano di Wuhan come di Zombieland. Ancora oggi, in presenza della variante omicron, con una letalità del tutto analoga – se non inferiore – a quella di una normale influenza stagionale, il Covid fa paura. Insomma, l’informazione di massa non ci ha certo aiutato ad avere una corretta comprensione del fenomeno.>>

Oltre ai dati epidemiologici, ci sono altri aspetti in cui la tua ricerca ha evidenziato contraddizioni con la “narrazione mainstream”?

<<Direi numerosi. Dall’affidabilità dei test diagnostici (soprattutto dei tamponi molecolari), all’assenza di possibili terapie, passando per il tabù dell’origine del virus. Ma anche l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, o una corretta valutazione del loro profilo rischio/beneficio. Se si confrontano le notizie della stampa generalista con quelle che sono le evidenze scientifiche è difficile non coglierne la contraddizione. A tal proposito ricordo un’intervista a Gandolfo Dominici, su L’Antidiplomatico, dove il professore sosteneva che “1984” possa oggi considerarsi un manuale di scienze politiche. Non potrei essere più d’accordo. Poi c’è un altro aspetto sconcertante legato all’informazione in tempo di Covid.

Cioè?

<<Ho notato che diverse fonti scomparivano dal web: non parlo solo di notizie, video rimossi da Youtube o post censurati sui social… ma anche studi scientifici già accettati e pubblicati su prestigiose riviste. Cancellati, come nel romanzo di Orwell dove un intero reparto del Ministero della Verità rimuoveva, da vecchi giornali ed enciclopedie, notizie incompatibili con le nuove disposizioni del Grande Fratello.

Anche per questo ho scelto di linkare i contenuti ipertestuali riportati ne “L’Altra Pandemia” non direttamente con gli URL con i quali erano stati inizialmente pubblicati, bensì con versioni “archiviate” e immodificabili degli stessi, disponibili attraverso Archive.org. Questo servizio, fornito dall’omonima Fondazione, consente di “salvare” quanto disponibile in rete, incluse le varie versioni degli articoli. In questo modo è anche possibile rendersi conto di come diversi contenuti siano stati disinvoltamente “aggiustati” col passare del tempo.>>

Più o meno come succede per le voci di Wikipedia riguardanti autorevoli ricercatori che hanno osato mettere in discussione la narrativa dominante sull’emergenza Covid.

<<Esatto. Scienziati di primissimo piano ed esperti di fama internazionale, fino al giorno prima considerati - a ragione - autorevoli cultori della materia, vengono dipinti, da una certa stampa, come minus habens per il solo fatto di aver posto domande “scomode” o aver divulgato risultati di studi scientifici “controcorrente”.

Ma il linciaggio mediatico passa anche attraverso la riscrittura delle pagine Wikipedia o il così detto “fact checking” dei debunkers. Funziona più o meno così: il giornalista di turno, spesso privo di competenze specifiche, smentisce – ex cathedra e senza entrare nel merito delle argomentazioni (sic!) – le affermazioni di questi autorevoli scienziati. E oggi basta che la stampa etichetti qualcuno come “no vax” per screditarlo completamente agli occhi di buona parte della popolazione. Un’etichetta di comodo ha di fatto spazzato via ogni possibilità di dibattito pubblico e messo all’indice ogni pensiero non allineato. Credo che noi cittadini dovremmo rigettare con forza questa manipolazione mediatica. Così come dovremmo abituarci ad indagare il conflitto di interessi, in campo medico ovviamente, ma anche in quello dell’informazione.

Un esempio che mi ha colpito è quello relativo al “fact checking” di Reuters. La prestigiosa agenzia si è sempre distinta nel mettere in luce l’efficacia e la sicurezza dei vaccini, quello Pfizer in particolare. Poi si scopre che il CEO del gruppo Thomson Reuters, James Smith, è anche membro dell’esecutivo (board of directors) di Pfizer. Se c’è una costante nella “narrazione dominante” sulla pandemia è il conflitto di interessi tra le case farmaceutiche, il mondo dell’IT ed i colossi finanziari.>>

Un’ultima domanda. Nonostante “L’Altra Pandemia” sia on line da alcuni mesi, questa è la prima volta che “esci allo scoperto” dichiarandoti come autore. Come mai?

<<Avrei voluto tenere separata “L’Altra Pandemia” dal mio lavoro ma credo che sia doveroso per un ricercatore, oggi più che mai, mettere i propri studi al servizio della collettività. In Italia viviamo un’emergenza (e non mi riferisco a quella sanitaria): questa pandemia ha messo a dura prova la tenuta delle istituzioni democratiche di fronte alla “forza ondulatoria” della propaganda.

Tutti i media mainstream, indipendentemente dall’orientamento politico, ci hanno convinti che esista una sola verità, scientifica e incontrovertibile sul COVID-19. Come ricercatore, mi sento di affermare che questo è assolutamente falso.

Quante volte ci hanno ripetuto “lo dice la scienza” per giustificare decisioni politiche o limitare il diritto naturale e costituzionale? Ci è stato anche detto che dobbiamo “credere nella scienza”. Questa contraddizione in termini è indicativa della distopia che stiamo vivendo: la scienza non è un culto, quello scientifico è un metodo. Non si può credere nella scienza, la si deve discutere e dimostrare.

E in questo spirito che ho scritto “L’Altra Pandemia”. Per quanto divulgativo, il lavoro fa riferimento ad oltre mille studi scientifici che mi auguro possano contribuire finalmente ad aprire un civile dibattito, basato su evidenze scientifiche e non già sull’opinione di certi esperti di comodo, poi consacrata a verità da giornali e istituzioni.

In questi mesi si sono invocate “modalità meno democratiche nella somministrazione dell’informazione”, io credo che solo una pluralità di punti di vista possa portare il cittadino ad esprimere il proprio “consenso informato”... non solo in tema di vaccinazione. E in tal senso segnalo due siti di riferimento davvero completi: quello del Gruppo Studi Info-Vax EB e di CoMeta.>>

La versione più recente di “L’Altra Pandemia: scienza, informazione e fake news al tempo del coronavirus” è scaricabile gratuitamente a questo indirizzo.

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