La "road map" del progetto sionista e cosa prevede l'attuale (ultima) tappa - Intervista a Vera Pegna







Dal Libro “Gaza e l'industria israeliana della violenza”, Alfredo Tradardi in 3 righe spiega alla perfezione le difficoltà che abbiamo nel comprendere quello che avviene in Palestina: “La Palestina è avvolta, dilaniata, sconvolta dalle nebbie oscure delle strategie della menzogna, della politica contemporanea, sempre più raffinate e scientifiche”.

Con questo incipit, la nota attivista, scrittrice e traduttrice Vera Pegna a l’AntiDiplomatico espone tappa per tappa il progetto storico della creazione dello Stato ebraico in Palestina. “Da subito i sionisti hanno adottato lo slogan una terra senza popolo per un popolo senza terra. Qua mi soffermo anche per ragioni personali, perché nel 48, quando è stato proclamato lo Stato di Israele, io avevo 14 anni, quindi i miei ricordi sono molto vivi ancora oggi. Allora, una terra senza popolo? Veramente era senza popolo? Mio nonno da Alessandria d'Egitto dove vivevamo, andava regolarmente in Palestina per affari negli anni 20, 30, 40. Io certo ricordo quelli della fine degli anni 30 e inizio anni 40. E quindi una terra senza popolo è già una menzogna."

Ma anche l'idea di un popolo senza terra per Vera Pegna è un'assurdità storica. "Qui sta uno dei fattori principali che pesano anche oggi. Ma chi è il popolo ebraico? Perché quando i sionisti hanno adottato il loro progetto hanno dovuto rivolgersi alle potenze di allora, in particolare alla Gran Bretagna che era mandataria della Palestina. Per avere il loro appoggio e ottenere la Palestina. Però ci voleva un popolo per avere uno Stato e non c'era un popolo ebraico, perché gli ebrei nel mondo sono sparsi dappertutto, in decine o non lo so, forse migliaia, decine di migliaia di comunità israelitiche. Lingue diverse, storie diverse, culture diverse, nazionalità diverse. Non esiste un popolo ebraico. Come fare? Ebbene, i dirigenti sionisti hanno deciso che il popolo eletto di Dio, quello della Bibbia, era un popolo in carne ed ossa. E’ stata un'invenzione di sana pianta e se volete saperne di più, leggete il libro di Shlomo Sand “l'invenzione del popolo ebraico”"

Ma i sionisti che hanno fondato lo stato di Israele, ricorda Pegna, venivano dall'Europa: 13 russi, 11 polacchi, due rumeni, due tedeschi, due lituani, un austriaco, un ungherese, un danese e un yemenità, unico della zona. "E anche ad oggi l'establishment israeliano, cioè chi comanda in Israele, chi decide le alleanze e l'avanzamento del progetto sionista sono loro, i loro figli, nipoti”, sottolinea.

E quando si arriva al 1947, prosegue la scrittrice, l'Onu spartisce la Palestina senza chiedere il consenso, l'opinione dei palestinesi lo fa in violazione del proprio principio di autodeterminazione dei popoli. "E questo è stata la costante per cui in tutti questi anni nessuno - salvo gli accordi di Oslo, a dire la verità - ha chiesto ai palestinesi: che futuro volete? E anche oggi lo stesso? Beh, dopo Gaza, una volta che Israele avrà raggiunto il suo obiettivo, cosa succederà a Gaza? Ah, si può fare così si può fare così. Ma ai palestinesi nessuno chiede niente.

La vera dimensione del progetto di uno Stato ebraico, ripete Pegna nel corso della sua esposizione, comprende la persecuzione dei palestinesi e il fatto che l'obiettivo finale dello Stato ebraico è quello di privarla dai suoi abitanti nativi e do ogni loro traccia - "vedete a ogni traccia culturale, religiosa, storica, geografica". "Insomma, io non esito a dire che il progetto di uno Stato ebraico in Palestina adottato dal Congresso sionista mondiale è criminogeno e genocidario dall'inizio. Questo progetto è andato avanti e siamo ormai arrivati all'ultima tappa che prevede l'annessione del residuale 17% della Palestina storica e di espellere il maggior numero possibile di palestinesi. E quelli che rimarranno il meno possibile con il proseguimento dell'apartheid."

“Tutto quello che è successo fino ad oggi era tutto previsto passo per passo. E il progetto di uno Stato ebraico in Palestina è ormai quasi completato. "Non dimentichiamo che si inserisce in un altro grande progetto, anch'esso quasi compiuto e architettato dagli americani attraverso la NATO, che consiste. nell'avere un Medio Oriente senza Stati sovrani. L’Afghanistan. L'Iraq, la Siria, lo Yemen, la Libia, non ci sono più Stati sovrani, ma staterelli la cui sovranità è scomparsa perché il loro governo viene deciso giorno per giorno dall'esterno. E l'idea è che questo Medio Oriente sia sotto l’egemonia della “grande Israele” che comanda su tutta la regione. Questo è il quadro generale."

Ed è bene tener presente per Vera Pegna tutto questo per due motivi: denunciare la collaborazione attiva dei paesi europei, tra cui l'Italia, da un lato; comprendere, dall'altro, come la soluzione dei due popoli due stati è servita ad Israele per portare avanti l’annessione. "Non è vero che non c'è un'altra soluzione possibile. L'altra soluzione parte dalla realtà sul terreno: oggi l'intera Palestina storica è governata da un solo governo, quello di Israele e quindi esiste già lo Stato unico, lo Stato unico con dei regimi diversi per le diverse popolazioni che lo abitano, per i palestinesi apartheid o negazione del ritorno dei profughi. Però, guardate che quest'idea dello Stato unico non è nuova, non è nuova per niente, perché pensate già nel 1939, quando la Palestina era sotto mandato britannico, già allora, con i coloni che emigravano in numero coloni europei sionisti, in numero sempre crescenti, il governo di Londra aveva pubblicato un Libro bianco nel quale raccomandava la costituzione di uno Stato unico a maggioranza araba. Non si è fatto. Trent'anni dopo Arafat ha detto che secondo il programma dell'OLP l'unica via d'uscita era la costituzione di uno Stato unico, laico e democratico per palestinese e israeliani; non per arabi e ebrei, dove dici arabi per occultare il fatto che esiste una popolazione di palestinesi e dice ebrei per aprire la porta a tutti gli ebrei del mondo, no, uno Stato unico per palestinesi e israeliani. E questa idea dello Stato unico è stata ripresa fino al 2017 dalle Nazioni Unite, dal dalla Commissione economica e sociale per l'Asia occidentale delle Nazioni Unite."

E sulla possibilità di uno stato unico laico per il futuro della Palestina Pegna esprime con ottimismo questa sua conclusione. "Sono convinta che in futuro (non domani ma in futuro) vedremo uno Stato unico nella tradizione levantina che è opposta a quella europea, dove le religioni si fanno la guerra. Nel Levante le religioni non si sono fatte la guerra prima dell’arrivo dei sionisti, c'è una tradizione di accoglienza, di convivenza che è antichissima e pre-islamica, ma che è continuata anche dopo. l'islamismo, anche perché, come sapete, l'islam riconosce sia la religione ebraica che quella cristiana, cioè sia Abramo che Gesù Cristo come profeti. E io vedo questo futuro, lo vedo non subito. Però i popoli hanno una storia e questa storia rimane. Rimane scritta, magari in filigrana, per adesso, ma verrà fuori, perlomeno io lo spero, anche perché in Palestina oggi i palestinesi continuano a battersi a morire in tantissimi e riposino in pace. Ma anche a battersi, a battersi con armi impari. E quindi vorrei dire onore ai palestinesi che continuano a combattere”


QUI PER VEDERE LA STROARDINARIA INTERVISTA DI VERA PEGNA:

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