Il Qatar rispetterà i contratti con l'Asia: niente petrolio extra ai paesi europei

20 Ottobre 2022 12:00 La Redazione de l'AntiDiplomatico

Lo sceicco del Qatar Tamim bin Hamad Al-Thani, aveva già tolto ogni dubbio, avvertendo che il suo paese non può fungere da sostituto dell'energia russa.

Ieri, più o meno, lo stesso concetto è stato ribadito dal suo ministro dell'Energia e dal CEO di QatarEnergy, Saad al-Kaabi, che il paese del Golfo non dirotterà in Europa le spedizioni di gas contratte con acquirenti asiatici il prossimo inverno.

Precisando, tra l’altro, anche se ci fosse un guadagno finanziario, poiché il continente europeo sta affrontando una drastica carenza di forniture energetiche a causa delle sanzioni occidentali imposte alla Russia.

"Il Qatar è assolutamente impegnato a rispettare i contratti. Quando concludiamo un (accordo) con un acquirente asiatico o europeo, rispettiamo l'accordo", ha affermato Kaabi, aggiungendo che il suo paese è "solidale" con l'Europa.

Inoltre, ha avvertito che sarà "molto peggio il prossimo anno" se ci fosse un rigido inverno, aggiungendo che la crisi energetica potrebbe estendersi fino alla metà del decennio se la guerra del presidente Vladimir Putin in Ucraina fosse continuata e il gas "non riprendesse a rifluire" di nuovo dalla Russia.

"Il prossimo inverno, dato che la capacità di stoccaggio è piena, va bene", ha spiegato Kaabi, precisando che “si tratta davvero di ricostituire le riserve, o lo stoccaggio, per il prossimo anno sarà questo il problema.”

Il ministro qatariota ha fatto cenno anche alla questione della sostituzione dei combustibili tradizionali con le fonti rinnovabili, ricordando che l'Europa deve “abbandonare la discussione sul fatto che il gas non servirà per molto tempo”. "Perché tutti coloro che investiranno nel settore del gas, guardano a orizzonti di 25, 30, 40 anni per investire e ottenere ritorni ragionevoli sugli investimenti".

Ecco, in quali direzioni ci sta portando la strada del “morire per Washington”. In questa Guerra tra Russia e Ucraina a rimetterci sono solo le popolazioni europee che dovranno affrontare rincari di beni essenziali e tagli dei servizi primari, come la Sanità, l’assistenza, l’Istruzione.

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