Così la guerra in Donbass è diventata l’Afghanistan di Poroshenko


di Eugenio Cipolla


Quando quasi tre anni fa le istituzioni ucraine lanciarono la cosiddetta ATO (anti-terrorism operation, perché gli ucraini considerano i filorussi del Donbass occupanti e terroristi), nessuno si sarebbe mai immaginato che sarebbe durata così a lungo. Diecimila morti dopo la guerra in Donbass, nonostante le luci e riflettori dei media occidentali non si siano mai accesi veramente sulle atrocità e i crimini commessi in questa parte d’Europa, continua a ritmi serrati. Negli ultimi giorni la situazione è esplosa, provocando una escalation di violenze che non si registrava da tempo. La zona degli scontri è un triangolo che parte dalla periferia di Donetsk e arriva ad Avdeevka, passando per Yasinovata. E’ in questo pezzo di terra dimenticato da Dio che negli ultimi giorni l’OSCE ha registrato 2.300 violazioni del cessate il fuoco, il riposizionamento delle armi pesanti sulla linea di contatto e numerosi bombardamenti su aree residenziali abitate da civili inermi.

Le parti, come sempre in questi casi, si accusano a vicenda di aver fatto esplodere la situazione, ma oggi l’OSCE, attraverso uno dei suoi portavoce, ha chiaramente fatto capire che è impossibile risalire all’origine di questa nuova escalation, dando la colpa ad entrambe le parti. C’è effettivamente, almeno così pare, leggendo le parole dei vari leader ucraini e filorussi, la volontà di riaccendere l’attenzione sul Donbass per testare le reazioni della comunità internazionale e del nuovo presidente degli Usa Donald Trump. Il timore, almeno sul lato ucraino, è che ci sia un progressivo disimpegno da parte di Washington rispetto alla precedente amministrazione e i sospetti di ciò sono confermate in queste ore dal silenzio che il neo eletto presidente ha tenuto riguardo gli scontri degli ultimi giorni.

Trump sa benissimo che per Putin l’Ucraina deve restare nella sfera d’influenza di Mosca ed è per questo forse che sta temporeggiando, nonostante il rischio di un imminente crisi
umanitaria che potrebbe colpire migliaia di residenti nel triangolo dei combattimenti. Se ci sia un accordo o meno con il leader del Cremlino è difficile dirlo, ma la partita che si sta giocando è molto tattica. Chi ci sta perdendo è naturalmente Poroshenko, che dopo aver goduto della protezione di Obama per anni adesso si trova smarrito e senza guida, con una Russia sempre più convinta di poter riabbracciare l’Ucraina e un Unione Europea che non riesce a imporsi a causa della debolezza dei suoi leader. Giusto qualche giorno fa il presidente ucraino era da Angela Merkel a Berlino per chiedere sostegno, ma la cancelliera, a parte un appello al cessate il fuoco, non è sembrata capace di rassicurare Kiev.

Anche perché più si va avanti più per Poroshenko il Donbass sta diventando quello che l’Afghanistan è stato per gli Stati Uniti. Le statistiche scioccanti sulle perdite dell’esercito ucraino nel 2016, ad esempio, riprese qualche giorno fa da un articolo di Russia Insider, hanno reso una fotografia ben chiara agli addetti ai lavori riguardo a ciò che l’est Ucraina sta costando, in termini di vite umane, allo stato ucraino. Non solo per quanto riguarda i civili, ma soprattutto i militari.

Nell’anno appena passato 256 soldati dell’esercito ucraino sono stati uccisi da azioni nemiche. Quasi uno giorno, un numero davvero alto per un conflitto congelato. Altri 63 militari di stanza in Donbass si sono uccisi, 58 sono morti per malattie, 39 maneggiando armi in fase di manutenzione, 47 in altri incidenti, 39 sono stati assassinati per conflitti banali, 10 per abuso di alcol o altre sostanze, 5 per cause non specificate e 4 per aver violato misure di sicurezza. Il conto è pesante e segna quota 467 vittime. Numeri che presi da soli possono sembrare anche banali, ma che sono comparabili con le perdite militari degli Stati Uniti in Afghanistan ai tempi della guerra contro gli estremisti islamici (317 nel 2009, 499 nel 2010, 418 nel 2011, 310 nel 2012) o addirittura con l’ultimo anno della guerra in Iraq (486 furono le perdite tra le file militari Usa). I numeri citati nell’articolo sono stati forniti dal ministero della Difesa ucraina e si tratta dunque di cifre ufficiali, che non comprendono la Guardia Nazionale, la forza incorporata all’esercito spesso composta da estremisti di estrema destra e volontari, la quale però dipende dal ministero dell’Interno.

Se ci sono altre perdite tra le loro file non lo sappiamo, ma se ci fossero i numeri si aggraverebbero ancora, rendendo ancora più evidente la sconfitta dell’Ucraina se non sul piano militare almeno su quello umano.

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