Il FMI continua a spremere il popolo ucraino in cambio di un misero miliardo di dollari


di Eugenio Cipolla

Mentre il mondo intero in questi giorni (anche giustamente) era distratto da altro, il Fondo Monetario Internazionale non si è certo fermato di fronte alle tragedie umane che hanno colpito alcuni angoli del pianeta ed è andato avanti con il suo piano di repressione finanziaria e soggiogamento dei più deboli.

E a inizio settimana, dopo un lungo tira e molla dovuto a numerose trattative con le autorità ucraine, ha chiuso un nuovo memorandum d’intesa con il governo di Kiev, concedendo una nuova tranche da 1 miliardo di dollari del prestito di 17 miliardi approvato due anni fa. I soldi, che sono già arrivati nelle casse di Kiev, così come assicurato oggi dal ministro delle Finanze ucraine Oleksandr Danyliuk sulla propria pagina Facebook, serviranno a rimpolpare le riserve della Banca nazionale. «Siamo felici di continuare la cooperazione con il Fondo Monetario Internazionale – ha detto il premier Volodymyr Groysman in un comunicato diffuso sul sito del Consiglio dei Ministri – ovviamente si tratta di un sostegno temporaneo per l’Ucraina. Dobbiamo generare risorse all’interno del paese».

Con questa nuova tranche Kiev spera di bilanciare le restrizioni alle transazioni in valuta estera, rafforzando il tasso di cambio e mantenendo la stabilità macroeconomica, nella speranza che un’eventuale inflazione (cosa non del tutto esclusa) non renda tutto vano.

Il prezzo maggiore, come sempre, lo pagherà il popolo ucraino, perché la revisione del memorandum (qui il link al testo integrale in inglese) firmata dalle autorità ucraine mette definitivamente la parola fine alle ultime resistenze relative al tema pensionistico, argomento molto delicato in un paese dove andare in pensione molto presto è la regola. Washington, infatti, ha preteso un aumento sensibile dell’età pensionabile attraverso l’approvazione di una riforma delle pensioni che la Rada dovrà adottare entro la fine di questo mese e che dovrà essere in vigore a partire dal primo gennaio del prossimo anno.
La riforma dovrà innalzare gradualmente l’età pensionabile a 63-65 anni, entro il 2026 per gli uomini, entro il 2031 per le donne, introducendo delle soglie di pensionamento legate all’effettiva durata degli anni di lavoro.

L’FMI stima che questa riforma contribuirà a un risparmio del 3% del Pil nel lungo periodo. Secondo Alexkander Okhrimenko, economista interpellato qualche tempo fa da ‘Vesti’, in altre parole «alla maggior parte delle persone verranno offerte pensioni minime con le quali sarà impossibile vivere e che le costringeranno a lavorare per più anni al fine di ottenere una pensione più alta. Altro punto importante del memorandum, è l’imposizione della riforma agraria, che dovrebbe portare alla revoca della moratoria sulla vendita dei terreni agricoli a partire dalla fine di quest’anno, arrivando a una vera e propria svendita dei terreni demaniali ucraini.

Infine il famoso “debito Yanukovich”. Il FMI ha chiaramente scritto che il debito di 3 miliardi di dollari contratto nei confronti della Russia durante l’era Yanukovich è da considerarsi alla stregua degli altri eurobond ucraini emessi in passato e sui quali Kiev aveva già concordato una ristrutturazione con i relativi titolari.




Ad ogni modo, al momento la notizia del nuovo memorandum non ha portato alcun beneficio alla grivna ucraina, scambiata ieri a 27 su un dollaro americano. «Per quest’anno sono state programmate quattro tranche – ha detto Oleksandr Danyliuk – e già a maggio ci aspettiamo di riceverne un’altra». Per gli ucraini i sacrifici non sono certo finiti qui.

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