IL DIALOGO PUTIN-MACRON ANTICIPA LA “CRISI EUROPEA”?



Il 29 maggio 2017 si è svolto un incontro per certi versi "storico" tra due capi di Stato, l'uno appena eletto - il presidente francese Emmanuel Macron -, l'altro "di lungo corso", il presidente russo Vladimir Putin.

Il viaggio di Putin nel cuore dell'Europa si è svolto nel pieno delle tensioni con l'Unione Europea per via dei fatti ucraini (il cambio di governo, la secessione delle Repubbliche di Lugansk e Donesk, la questione della Crimea ecc.) e delle tensioni internazionali seguite alla crisi siriana, che ha visto l'intervento militare diretto della Russia a partire dal settembre 2015.

L'occasione secondaria della visita del presidente russo è stata l'inaugurazione a Parigi di una mostra dedicata allo zar Pietro il Grande, che 300 anni fa visitava la capitale francese incontrandosi con l’allora re Luigi XV, che ha rappresentato una figura di legame tra la Francia dell'epoca e la Russia degli zar, legame tra i due Paesi che si potrebbe anche far risalire ai primi anni del secondo millennio, poiché la zarina “russa” Anna Jaroslavna andò in sposa al sovrano francese Enrico I nel 1051, come puntualmente fatto notare da alcuni politici di Kiev da dove proveniva la regina (ma all’epoca Kiev era di fatto la Mosca della “Russia di Kiev”).

Inoltre il presidente russo ha colto l'occasione del viaggio per far visita al centro spirituale-culturale ortodosso e alla nuova chiesa ortodossa inaugurata a Parigi poco tempo fa.

L'esito dell'incontro - di cui è stata resa una rappresentazione nella conferenza-stampa di fine colloquio - ha fatto emergere le diversità tra i due punti di vista: emblematica è stata la polemica, a questo riguardo, di Macron rivolta alle testate giornalistiche “RT” e “Sputnik” indicate come "fabbricatrici di fake news", polemica ormai costante verso il mainstream russo, evidentemente tanto diverso dal flusso informativo occidentale da rappresentare una costante "dissonanza cognitiva".

Una parte del possibile accordo tra russi e francesi avrebbe potuto riguardare la situazione siriana, dove la Francia è presente con la coalizione occidentale e che è su posizioni politiche anti-Assad.

Il giorno dopo la visita di Putin, invece, Macron ha accolto uno dei capi dell'opposizione militare ad Assad, confermando così probabilmente la sua posizione non filo-russa sull’argomento.



Che altro potremmo dire? Di certo il tentativo di Putin - che ha dovuto affrontare la conferenza-stampa mentre da Mosca arrivavano notizie di un devastante tifone che ha causato diversi morti e feriti - era per certi versi interlocutorio, avendo già incontrato Angela Merkel e soprassedendo ad ulteriori decisioni con la controparte di Berlino in attesa che si svolgano le elezioni politiche tedesche a settembre prossimo.

Probabilmente la visita del presidente russo - che non era di per sé necessaria essendo comunque funzionanti i normali canali diplomatici - avrà avuto l'obiettivo di "testare" il rapporto personale con il giovane Macron, che comunque resterà all'Eliseo per i prossimi anni, e per verificare il cambio di atteggiamento francese dopo la quasi totale ostilità manifestata dal predecessore Hollande.

Forse un altro degli obiettivi di Putin era quello di verificare che cosa sarebbe successo in un dialogo tra un rappresentante organico dell'establishment europeo - di cultura perfino “post-europea” potremmo dire - ed un rappresentante del "nuovo corso" nazionalista, il Vladimir Putin osannato dai "sovranisti" di mezza Europa e visto come simbolo di una rinascita del concetto di nazione che non rifugge da tratti identitari anche forti e che si richiama, senza quasi alcun filtro, alla tradizione ortodossa russa perlopiù sconosciuta in Occidente se non per il tramite degli immigrati di provenienza russa appunto e est-europea.

Ed è forse questo il nodo, più culturale e politico che economico - pur essendo la Russia ancora “sotto sanzioni” da parte occidentale - della “questione europea”: Putin, che proprio domenica 25 maggio ha inaugurato una nuova chiesa a Mosca adiacente al monastero Sretensky, monastero che è stato durante il periodo sovietico il centro della "resistenza ortodossa" al bolscevismo, proprio nell'anno centenario della "Rivoluzione d’Ottobre" ha voluto dare un segno visibile della posizione del governo russo sui fatti che interessarono il Paese cent’anni fa e che ne fecero il “centro della sovversione mondiale”.

In un'Europa che si sta nuovamente "caricando a molla" contro la Russia dopo i nefasti della Seconda guerra mondiale, quando il nazismo si scagliò contro l’orso russo "rosso e bolscevico", Putin ha voluto "tastare il polso" e stemperare - forse vanamente - le tensioni: la novità rispetto “all'altra volta" è che adesso la Russia - dopo il ventennio della "follia elstiniana" durante il quale il Paese era stato svenduto - è riuscita a ricostruire un'idea di nazione che non rifugge da un'analisi del proprio passato, ha accolto la "lezione bolscevica" senza sconti e ha riscoperto un’identità storica, ponendo la religione a fondamento della propria idea di nazione, rappresentando in ciò una sfida verso l'Europa occidentale, che invece ha fatto del processo di laicizzazione-secolarizzazione il fondamento della propria identità nazionale e internazionale, rappresentando questa una “questione scottante” destinata ad acuirsi con il trascorrere del tempo.

La Russia ortodossa si costituisce dunque come un "gigante geo-politico” che torna sulla scena mondiale, trova negli Stati Uniti di Donald Trump un avversario più storico che sostanziale, si apre all’alleanza con la Cina forte del suo passato e delle prospettive future.

ll risultato è che proprio l’Europa occidentale potrebbe essere “tentata” di ‘abbracciare’ il modello lasciato andare da Donald Trump e invece sempre più ‘accarezzato’ dalle élite europee in cerca di identità.

Forse è questo il punto di svolta dello scenario attuale, con un’Europa che si ritrova ad affrontare una competizione internazionale scegliendo la via della contrapposizione piuttosto che quella della collaborazione, sebbene la Russia le abbia offerto la propria collaborazione sia in ambito politico-economico che in quello militare e di difesa, con l’apertura ad un’eventuale partecipazione in partnership alla Shangai Cooperation Organization, l’alleanza militare imperniata sulla Cina, oltre ad una collaborazione fattiva in campo economico con l’integrazione nei progetti della “Belt and Road” Initiative, la cintura di infrastrutture cinesi che attraverserà l’Eurasia e non solo.

Sarà forse la “questione ortodossa” a rappresentare la “chiave di volta” dei conflitti prossimi venturi e che potrebbero vedere una contrapposizione frontale tra Europa occidentale e Russia?

G. Dibello

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