Alberto Negri- Nobel della Pace all’Ican: un messaggio a Kim (e Trump)


di Alberto Negri* - Il Sole 24 Ore


Anche quest'anno il Nobel per la pace, assegnato all'Ican - l'organizzazione per il bando delle armi nucleari fondata a Ginevra nel 2007 e composta da 460 associati in cento Paesi - ha una connotazione assai politica e di grande attualità, quasi stringente. È stato conferito nel mezzo delle tensioni degli Stati Uniti con la Corea del Nord e con l'Iran, proprio mentre il presidente Donald Trump si prepara a stracciare l'accordo sul nucleare iraniano raggiunto dal Cinque più Uno nel luglio 2015. Tra l'altro nella lista dei possibili Nobel erano stati indicati anche i negoziatori di quell'intesa internazionale, l'ex segretario di Stato americano John Kerry, l'attuale ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif e Federica Mogherini, Alto rappresentante della diplomazia europea.

Un premio Nobel che cade in un momento di alta tensione, non solo per gli esperimenti nucleari del regime nordcoreano di Kim Jong-un che sta sfidando la comunità internazionale e ha messo in difficoltà lo stesso regime di Pechino che finora è stato il suo maggiore sponsor politico ed economico, pur avendo dato via libera alle sanzioni decise dall'Onu.

La prossima settimana, il 15 ottobre, si consumerà il primo passo dello scontro tra l'amministrazione Usa e Teheran. Con ogni probabilità, secondo anticipazioni del Washington Post, il governo americano davanti al Congresso annuncerà che l'Iran non rispetta gli accordi dichiarando inadempiente la repubblica islamica degli ayatollah. Poi toccherà formalmente al Congresso prendere posizione e votare la decisione.

Per altro proprio in questi giorni sono affiorate divergenze all'interno dell'amministrazione americana: il segretario alla Difesa James Mattis, sostenuto da un debole e traballante segretario di Stato, Rex Tillerson, si è detto contrario a denunciare l'accordo sul nucleare iraniano. A favore del mantenimento dell'intesa si sono pronunciati diversi partner americani della Nato ed europei, oltre alla stessa Mogherini e alla Russia di Putin.

L'Iran è un alleato fondamentale di Mosca nella guerra siriana contro l'Isis e in appoggio al regime di Bashar Assad e i russi, nel caso che gli Usa procedano ad annullare l'accordo, si schiereranno contro Washington. Analoga posizione potrebbe prendere anche la Turchia, membro storico dell'Alleanza Atlantica: Erdogan è appena andato a Teheran per incontrare il presidente Hassan Rohani e ha stretto un'intesa per contenere e sanzionare i curdi iracheni di Massud Barzani che hanno appena votato un referendum sull'indipendenza da Baghdad.

Il Nobel all'Ican è stato letto come un messaggio alla Corea del Nord e all'Iran ma è solo in parte così. Il presidente del comitato del Nobel, Berit Reiss-Andersen, ha spiegato che «stiamo mandando un messaggio a tutti gli stati in particolare agli stati con l'atomica» e ha rivolto un appello per l'eliminazione di 15mila armi nucleari. La Corea del Nord ha l'atomica, non l'Iran. Armi nucleari sono in possesso di stati che non hanno mai firmato l'accordo di Vienna sulla non proliferazione, tra questi India, Pakistan e Israele.

In realtà c'è una rinnovata corsa al nucleare da parte di potenze che con l'atomica vogliono mettere “al sicuro” il loro peso strategico: in pratica evitare di essere attaccati.

Teheran con l'accordo del 2015 ha rinunciato alla bomba (certo non ai missili balistici) ma Washington denunciando l'intesa vuole reimporre nuove sanzioni e obbligare i suoi alleati a fare altrettanto. In questo modo Trump intende, oltre che fare un favore a sauditi e israeliani, alleati storici di Washington, emarginare l'Iran dai processi di stabilizzazione del Medio Oriente. Come la guerra di Siria per abbattere Bashar Assad, questo potrebbe essere un altro calcolo sbagliato dell'amministrazione Usa. Oltre al Nobel per la pace dovrebbero assegnare un premio per la quasi-guerra.


*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore

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