Dalla forma Stato alla forma Mercato. Ecco quando nasce la crisi istituzionale di oggi


Per chi come me nel 2008 ha pubblicato un libro dal titolo Dalla forma Stato alla forma Mercato, la situazione che da anni si va delineando sia a livello mondiale che europeo, per cui la sorte degli stati, dei governi nazionali e soprattutto dei lavoratori e dei cittadini, sia nelle mani della speculazione finanziaria e del potere di influenza delle imprese multinazionali e delle Agenzie di Rating, sembra decisamente confermata.

Che le sinistre tradizionali, quasi dovunque, abbiano abbracciato supinamente e acriticamente le ragioni del mercato, ha avuto come effetto gravissimo un ampio spostamento elettorale a favore di movimenti e di partiti critici dell’ inedita e onnipresente sovranità del mercato. Un mercato che ha ridotto il ruolo degli stati nazionali a quello di tutori e a un tempo succubi di un mercato globale sempre più sregolato e fortemente condizionato da una finanza internazionale ormai dominante e incontrollabile.

In questo contesto s’inquadra l’attuale crisi italiana, che, da crisi economica è divenuta oggi istituzionale anche per (de)merito del Presidente Mattarella e ancor più del suo predecessore Napolitano.

Bisogna distinguersi, perciò, dal corus line dei difensori d’ufficio della scelta ultima del Presidente Mattarela, a favore della quale si sono schierati non pochi costituzionalisti che, come ha sottolineato Massimo Villone, sono incapaci di distinguere fra l’istituzione presidenziale e chi, come nel caso attuale, non la ricopre sempre correttamente. Anche per bloccare una deriva avviata scientemente dall’allora Presidente Napolitano, impegnato a trasformare la nostra Costituzione in un sistema semipresidenziale, confermando la tendenza a creare governi del presidente privi di ogni legittimazione democratica e costituzionale.

La scelta davvero coraggiosa di Mattarella – ma si tratta di un coraggio degno di miglior causa – di liquidare il governo Lega-MS5, presieduto dal Prof. Conte, a causa della presenza del Prof. Paolo Savona, è apparsa, a chi come me ha osservato, commentato e criticato non poche fra le precedenti scelte presidenziali, soprattutto a causa dell’assenza d’interventi doverosi in difesa della Costituzione, davvero originale.


Una tale scelta era infatti inattesa da parte di un Presidente che ha, in silenzio e senza batter ciglio, assistito in passato al disprezzo per la Costituzione vigente del Governo Renzi che, non solo divenne illegittimamente il protagonista di un progetto di revisione costituzionale tanto unilaterale quanto ampia e pasticciata, imponendo procedure in contrasto con la lettera e lo spirito della Costituzione, nonché una riforma elettorale incostituzionale ed improvvida, imposta ed approvata con ripetuto ricorso (ricattatorio) al voto di fiducia.


Anche il ruolo dell’attuale Presidente della Repubblica si è caratterizzato dapprima per un comportamento di eccessiva tolleranza in contrasto con le prassi consuete di fronte all’originalità del comportamento dei partiti nel procedimento della formazione del Governo. Anziché segnalare subito con forza i contenuti di evidente incostituzionalità del contratto di Governo – si pensi in particolare alla flat tax in contrasto con il principio costituzionale della progressività del sistema fiscale e l’opacità delle politiche interne in conflitto con Trattati e Direttive Europee che, allo stato attuale, rischiano di essere giudicate da Bruxelles non compatibili con il principio del pareggio del Bilancio ed altre regole europee il cui rispetto viene garantito dalla nostra Costituzione – ha atteso la presentazione da parte del Presidente del Consiglio incaricato, Prof. Giuseppe Conte, di una lista di ministri certamente già esaminata e discussa a lungo, per vestirsi improvvisamente di autorità e rifiutare come Ministro dell’Economia il professor Paolo Savona. Già Ministro con Ciampi e universalmente riconosciuto per le sua conoscenza scientifica e la sua esperienza politica… forse è stato contestato per eccesso di competenza ed autorevolezza internazionale?


Di fronte a questo improvviso cambio di registro, le diverse interpretazioni dell’Articolo 92 della Costituzione che recita come segue: “Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.


Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”, rendono problematica l’ipotesi di un procedimento d’impeachment del Presidente della repubblica, tanto che in modo non meno problematico si è profilata l’altra ipotesi di un conflitto fra poteri dello Stato.


In un clima come questo che dura ormai da troppo tempo, è inevitabile una strumentalizzazione politica delle stesse prassi costituzionali e del rapporto reciproco fra i massimi organi e poteri dello Stato.


Una diversa e più meditata decisione del Presidente Mattarella, soprattutto in considerazione del caos che la sua decisione avrebbe potuto ingenerare, come in effetti è accaduto, avrebbe evitato il rischio di una delegittimazione grave delle istituzioni dello Stato e del Governo, che una campagna elettorale estremamente radicalizzata potrebbe provocare.


Carlo Amirante

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