Lo spread ecologico è molto più grave di quello finanziario. Ma conviene non parlarne



di Dario Tamburrano*



Di spread ecologico ho parlato a Rimini all’interno della fiera Ecomondo, illustrando e premiando le dieci migliori eco-innovazioni scelte dal comitato scientifico di Ecofuturo: le eco innovazioni tecnologiche sono e saranno sempre più fondamentali per ripristinare un corretto rapporto tra l’uomo e l’ambiente.

In cosa consiste esattamente lo spread ecologico? Ogni anno, la Terra è in grado di produrre una determinata quantitàdi cibo, di legname, di acqua potabile e così via. Ogni anno, le foreste possono assorbire una determinata quantità di anidride carbonica, il principale responsabile dei cambiamenti climatici, un gas che immettiamo nell’atmosfera bruciando i combustibili fossili. Ma il genere umano consuma in soli sette mesi, o poco più, ciò che il pianeta può rigenerare nel corso di un intero anno. Lo spread ecologico è appunto questo.


Il giorno in cui i nostri consumi esauriscono le risorse dell’anno si chiama Earth Overshoot Day (“giorno del sovrasfruttamento della Terra”). Quest’anno è caduto il primo agosto e ogni anno arriva un po’ prima. La data viene calcolata da una rete di associazioni chiamata Global Footprint Network in base all’impronta ecologica del genere umano.


Se immaginiamo la Terra come un bancomat, dal giorno dell’Earth Overshoot Day al 31 dicembre il genere umano continua ad effettuare prelievi attingendo da un conto in rosso: i consumi avvengono a spese della capacità che le risorse naturali hanno di rigenerarsi e si crea un debito ecologico che i nostri figli e nipoti riceveranno in eredità.




Ogni Paese ed ogni persona prelevano dal bancomat terrestre con una diversa intensità. Essa dipende – ovviamente – dal tipo e dal livello dei consumi. Se tutti si comportassero come il Qatar, le risorse che la Terra genera in un anno intero finirebbero già il 9 febbraio. L’Italia esaurisce il budget annuale il 24 maggio. Il Vietnam, il più parco, lo fa durare fino al 13 dicembre. Ognuno può calcolare il suo personale spread ecologico tramite il “footprint calculator”, ma complessivamente il genere umano utilizza le risorse naturali 1,7 volte più velocemente rispetto al ritmo con cui gli ecosistemi le rigenerano.


Detto in altre parole, lo spread ecologico discende dal fatto che ci comportiamo come se avessimo a disposizione le risorse naturali di 1,7 Terre: però la nostra Terra è una sola e non ne abbiamo un’altra di riserva.


Le misure per ridurre lo spread ecologico sono suggerite dal comunicato stampa del 2017: se dimezzassimo gli sprechi alimentari e la componente dell’impronta ecologica globale legata all’assorbimento di anidride carbonica, l’Earth Overshoot Day arriverebbe – rispettivamente – 11 e 89 giorni più tardi; nel 2050 l’Earth Overshoot Day potrebbe coincidere con il 31 dicembre (andando quindi in pareggio) se solo riusciremo ogni anno a posticiparlo di 4,5 giorni.


*Eurodeputato del M5S


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