Twitter, Facebook e Google: come i 3 giganti fanno squadra per la censura

19 Dicembre 2020 10:00 Francesco Corrado

I tre giganti dei media netwok Facebook, Twitter e Google, hanno un team in comune grazie al quale riescono ad accordarsi sulla oramai sempre più soffocante censura o quasi censura on line, rendendola ad un tempo soft ma costante, tanto da impedire il diffondersi di certe idee e soprattutto impedire che media indipendenti possano svilupparsi grazie all'indispensabile aiuto dei social network.

Le audizioni di Zuckerberg


La cosa è saltata fuori durante le audizioni di Zuckerberg e soci di fronte al Senato degli Stati Uniti. Il senatore Josh Hawley ha ricevuto informazioni da un whistleblower che lavorava per Facebook il quale gli ha spiegato come funziona la censura sui social media e ovviamente gli ha fornito le prove di quanto afferma. Le accuse infatti non sono generiche né estemporanee ma molto specifiche e dettagliate.


Nella sua requisitoria il senatore parte con lo spiegare che all'interno di FB esiste una struttura, la Tasks, che coordina progetti come la censura. Tasks permette a personale che lavora in diversi reparti, che si occupano dei contenuti pubblicati, di condividere informazioni. Questi team sono il Facebook Censorship team, il Community Wellbeing team, l'Integrity team, e l'Hate Speech Engineering team. La piattaforma Tasks permette quindi a coloro che lavorano in questi reparti, che controllano l'informazione, di accordarsi su quali inidividui o siti censurare.


Zuckerberg, sotto giuramento, ammette che la struttura esiste e si occupa di interconnettere i lavoratori ma esclude che si tratti di "moderare i contenuti su FB".

Come fuziona la piattaforma Tasks


Il senatore, sbugiardandolo, gli mostra lo screenshot di una schermata di lavoro del gruppo Tasks, in cui si tratta del tema dell'integrità delle elezioni, così tanto per parlare di prove. Ma il bello deve ancora venire.


Il senatore spiega che i gli input censori di Facebook sono gli stessi di Twitter e di Google (Youtube) e questo perché il Censorship Team comunica con le controparti di Twitter e di Google per prendere accordi sui materiali da censurare, così chiede a Zuckerberg di dire se i suoi team siano in contatto con le controparti e Zuckerberg spiega che si, sono in contatto, ma non si occupano di censura ma solo di sicurezza. Il CEO di FB dice che scambiano informazioni in caso ci siano segnali di un attacco terroristico (dare un significato a questa espressione è molto difficile), per evitare diffusione di materiale connesso allo sfruttamento di minori, o per evitare operazioni di disinformazione di governi stranieri. Insomma niente a che vedere con il controllo dei contenuti; solo questioni di sicurezza.


Al che il senatore lo incalza chiedendogli di dichiarare se Fb si metta d'accordo o meno con le controparti Twitter e Google per censurare, siti, profili individuali, hashtag, frasi specifiche e se il team che si occupa di moderazione di contenuti (quindi non sicurezza ma contenuti) abbia accordi o scambi di informazioni con gli altri giganti dei social. Zuckerberg, svicolando, nega di coordinare le proprie politiche con Twitter e Google.


Hawley insiste a chiedere se i gruppi di moderatori di FB siano in contatto con le controparti per censurare siti, profili, hashtag e determinate frasi e Zuckerberg dice di non saperne niente ma che potrebbe essersi verificato, considerando normale il relazionarsi con aziende dello stesso settore.

"Problemi con materiale sensibile"


Hawley a quel punto impone a Zuckerberg di impegnarsi a fornire alla commissione senatoriale tutto il materiale della Tasks in cui compaiono le parole Twitter e Google. Zuckerberg spiega che ci potrebbero essere dei problemi con del "meteriale sensibile" (nel senso che vorrebbe tenersi i segreti suoi) per cui non se la sente di giurarlo su due piedi, ma che ci lavorerà su.


Hawley incalza: "quanti argomenti sulla piattaforma Tasks sono stati oggetto di accordo tra FB, Twitter e Google col fine censorio?" Zuckerberg: "non lo so".


Hawley: "Ci vuole fornire una lista di siti web, hashtag, profili censurati dai moderatori di FB?" mentre Zuckerberg tergiversa Hawley riprende il filo del discorso che permetterà al lettore di capire un po' meglio.

"Semplicemente si impegna in questa sede? Il senatore Cruz ed il senatore Lee le hanno chiesto le liste di individui, siti ed altre entità che sono state oggetto di "moderazione dei contenuti" (censurati) e lei (in risposta) ha espresso addirittura il dubbio che queste informazioni esistessero, eppure ora accetta l'esistenza della piattaforma Tasks, che le informazioni possono essere consultabili e allora, si impegna a fornire le informazioni che avete inserito sul sito Tasks a proposito della moderazione dei contenuti?"


Zuckerberg tergiversa di nuovo spiegando che ci potrebbero essere dei dati sensibili e che ci si deve mettere d'accodo sui termini della questione ma il senatore Hawley, che vuole passare ad altro argomento (ancora più spinoso), spiega che potrebbe richiedere per via autoritativa i dati grazie ai poteri di cui dispongono le commissioni senatoriali, ma preferirebbe che venissero forniti spontaneamente ed invita tutti "a prendere nota del fatto che il signor Zuckerberg rifiuta di fornire informazioni che sa di avere e che (finalmente dopo averlo negato) adesso ammette di avere".

Che cos'è il software CENTRA usato da FB?


Poi l'argomento si sposta sul software CENTRA usato da FB per tracciare l'attività on line dell'utente anche se non ha effettuato il log-in a FB, la qual cosa è illegale oltre che indecente. Questione anche questa molto delicata, che ci rimanda ad un mondo compiutamente orwelliano e di sui ci occuperemo più dettagliatamente in altro articolo.


Una cosa va messa in chiaro: questa è una discussione che si è tenuta davanti ad una commissione senatoriale degli Stati Uniti, il paese in cui FB, Twitter e Google hanno la sede legale, cosa che dà al potere politico e giudiziario di quel paese strumenti che molti altri stati non hanno. I senatori sia Dem che Rep sono interessati alla violazione delle leggi antitrust, alla violazione della privacy e alla censura dei social ma negli Stati Uniti, non altrove. Anche i senatori libertari (a casa loro) che lotteranno contro i giganti dei social relativamente al loro comportamento nel paese a stelle e strisce, potrebbero fregarsene del comportamento censorio al di fuori degli states, anche se a parole, in effetti, se ne preoccupano. La censura dei giganti dei social potrebbe tornare utile in un paese satellite come l'Italia per impedire ai cittadini di "sbagliare a votare", insomma per condizionarne le scelte.

Se i giganti dei social netwok spadroneggiano negli States, immaginate cosa potrebbero fare in un paese come l'Italia. Sarebbe necessaria la coesione di molte forze politiche per avere la forza di mettere mano al potere pervasivo di questa gente. Di fatto, per ora, siamo indifesi.

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