Il caso dei rifiuti italiani in Tunisia si ingigantisce... nello strano silenzio della stampa

07 Aprile 2021 08:35 Francesco Fustaneo

di Francesco Fustaneo

In Tunisia continua a far discutere il caso degli oltre 200 container contenenti rifiuti non trattati spediti dal porto di Salerno a quello di Sousse e lì bloccati alla dogana. A cavallo tra dicembre e gennaio scorso, dodici persone sono finite in manette, tra cui il ministro dell’Ambiente, Mustapha Aroui (licenziato dall’incarico poche ore prima), il suo capo di gabinetto e alti funzionari del ministero della Finanze e delle Dogane, presumibilmente coinvolti. Formalmente il ministro non era in carica al momento del suo arresto, le dimissioni imposte sono apparse come una manovra per preservare l'immagine dello Stato: era dai tempi della rivoluzione dei gelsomini che un (ex) ministro non veniva arrestato.

L'indagine, avviata dal ministero delle Finanze, puntava il dito non solo contro il ministro uscente, ma anche sul coinvolgimento di vari servizi doganali in un vasto caso di corruzione che ha riguardato l'importazione di rifiuti italiani in Tunisia.

Lo scandalo che ha avuto inizio con un primo carico di container sospetti la scorsa estate, si è accresciuto fino a numero complessivo rilevato di 282 container. Soltanto tra maggio e luglio 2020, sarebbero partite dal porto di Salerno circa 7.900 tonnellate di rifiuti. Tutto ha avuto inizio da un’inchiesta della televisione privata El Hiwar Ettounsi.

A finire nell'occhio del ciclone la ditta tunisina Soreplast,da più di dieci anni attiva nel settore dei rifiuti.

Settimana dopo settimana nel paese nordafricano è andata crescendo l'indignazione popolare: il 28 marzo proprio al porto di Sousse era andata in scena un manifestazione di alcune decine di attivisti con cartelli che chiedevano all'Italia di riprendersi i propri rifiuti.

Proteste replicate solo qualche giorno dopo nella capitale Tunisi, davanti la sede dell'ambasciata italiana.

L'aspetto paradossale è che nonostante lo scandalo abbia assunto enorme eco mediatico in Tunisia, con rilevanti strascichi giudiziari, la vicenda in Italia, se si eccettua la narrazione di poche testate è passata quasi in silenzio: almeno fino ad ora.

Infatti, secondo quanto pubblicato il 04 aprile dal giornale Il Mattino, la direzione distrettuale antimafia di Potenza starebbe indagando “sui rifiuti partiti da Polla e poi dal porto di Salerno sbarcati a quello di Sousse in Tunisia “; nel pezzo a firma di Pasquale Sorrentino si legge poi: “dopo il blitz in Africa è partito da quest'altra parte del Mediterraneo un rimpallo di responsabilità con la Sra* che si sente parte lesa poiché il dossier autorizzativo è stato portato proprio dagli uffici della Regione Campania. Il Ministro dell'ambiente tunisino accusa di negligenza la Regione. (…) e la Regione ribalta le accuse alla Sra chiedendo di riprendere i rifiuti.”

Tra le forze politiche che più fermamente nel nostro Paese hanno cercato di imporre l'attenzione sulla vicenda, occorre menzionare Potere al Popolo, promotrice tra l'altro di una recente conferenza sul tema a cui hanno partecipato, Paola Nugnes, senatrice e membro della commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, Sohayel Medimagh, avvocato e consigliere comunale di Sousse e alcuni esponenti tunisini del Partito dei Lavoratori.

Sul versante istituzionale è da segnalarsi un' interrogazione inviata alla Commissione Europea dagli eurodeputati, Pedicini, D’Amato, Corrao e supportata dalla consigliera campana dei 5 stelle,Muscarà. La stessa Muscarà è stata inoltre promotrice di un'interrogazione consiliare. (Si riporta il documento integrale di risposta della Giunta Regionale della Campania per chi voglia approfondire).

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Abbiamo contattato Giuliano Granato, Membro del Coordinamento nazionale di Potere al Popolo, che sta seguendo da vicino l'evolversi della vicenda per delle considerazioni politiche sul tema : “ciò che mi ha lasciato basito – ci riferisce al telefono- è come sia possibile che venga arrestato un ministro di un Paese che dista pochi km dalle nostre coste per via di un traffico internazionale di rifiuti provenienti dall'Italia e qui non voli una mosca. Tutto tace, le istituzioni sono silenti. Immaginate per un momento se a essere arrestato per via di rifiuti italiani fosse stato il Ministro dell'Ambiente della Francia o della Germania... Pensate che non sarebbe successo nulla? Un pandemonio, ecco cosa avremmo avuto. Perché questa differenza? Perché continuiamo a essere colonialisti, nella mentalità prima ancora che nella pratica.”

“La vicenda- continua Granato- apre a diverse riflessioni. Se guardiamo più in profondità ci renderemo conto che viviamo in un sistema in cui il ciclo del prodotto è completamente folle. Non lo si riesce a chiudere, per cui esportiamo - legalmente o illegalmente - rifiuti in mezzo mondo. Fino al 2018 principalmente in Cina, oggi nei Paesi della sponda Sud del Mediterraneo e in Africa. Quello che è accaduto in Campania, con la trasformazione della Campania felix in Terra dei Fuochi non ha insegnato nulla. Oggi, semplicemente, rischiamo di creare nuove Terre dei Fuochi oltre i confini italiani, con le stesse pratiche in vigore per anni - e tutt'ora a dire il vero - nel Mezzogiorno d'Italia"

Cosa stanno diventando i nostri porti? Se leggiamo le cronache dei giornali ogni settimana c'è il ritrovamento di centinaia di tonnellate di rifiuti. A volte stoccate per essere smaltite in maniera illegale nei porti stessi; altre per essere imbarcate e spedite chissà dove. Mentre in tanti invocano controlli su controlli agli spostamenti di esseri umani, pare che nessuno voglia chiedere più controlli sulle merci. Gli esseri umani devono essere bloccati, i rifiuti - anche quelli pericolosi - devono essere liberi di viaggiare e di devastare altre terre e altri popoli”.

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* Sra (Sviluppo Risorse Ambientali Srl), è una società italiana con sede a Polla (in provincia di Salerno) finita al centro delle cronache per la vicenda dei rifiuti in Tunisia. L'azienda addetta allo stoccaggio dei rifiuti ha un accordo di fornitura, stipulato con la società tunisina Soreplast (n.d.a.)

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