Minneapolis: continuano gli scontri con la polizia per la morte di Wright

13 Aprile 2021 17:00 Francesco Corrado

In una Minneapolis già blindata per il processo a Derek Chauvin accusato della morte di George Floyd sarebbe bastato un piccolo innesco per scatenare una rivolta. Ed è proprio quello che è successo domenica con la morte di Daunte Wright, ragazzo afroamericano fermato dalla polizia locale perché la targa della sua macchina era scaduta, ucciso da una poliziotta, forse per errore.

Tim Gannon, capo del dipartimento di polizia di Brooklyn Center, un sobborgo di Minneapolis, ha reso pubblico il video della body cam della poliziotta che ha sparato il colpo fatale per Daunte dichiarando che l'agente avrebbe sparato per sbaglio, avendo confuso la pistola con il taser: "Ho pensato che la comunità avesse bisogno di sapere cosa sia successo, c'era bisogno che vedessero, avevo bisogno di essere trasparente, anche per rispetto di Daunte". La spiegazione a prima vista sembra poco credibile ma i fatti si sono svolti in modo molto rapido e concitato per cui non ci sentiamo di esprimere un giudizio sommario.

Di fatto la morte di Wright non poteva non causare una nuova ondata di proteste. La città come detto era già al centro dell'interesse dato che il processo per la morte di Floyd è in discussione proprio in questi giorni. I manifestanti si sono fatti sentire ma la polizia ha dichiarato che non si è trattato di manifestazioni ma di autentici riot per cui gli agenti hanno avuto l'ordine di rispondere agli attacchi con la violenza. Per di più oltre alla polizia metropolitana, a pattugliare la città, in occasione del processo a Chauvin, i democratici che amministrano la cittò e lo stato avevano chiamato la guardia nazionale: perché Black Live Matter quando sono all'opposizione ed i neri servono per rompere le scatole a Trump, ma quando al governo ci sono loro, in strada, ci va la guardia nazionale.

Comunque a tutt'ora i manifestanti hanno circondato in modo del tutto pacifico la centrale di polizia di Brooklyn Center.

Biden ha invitato alla calma i manifestanti mettendo in chiaro che violenze e saccheggi non saranno tollerati. Tanto per rinfrescare la memoria, quando accadde la faccenda Floyd (per quanto in parte diversa per gravità rispetto a questa) le manifestazioni esplosero in tutta la nazione in un chiaro intento di mettere Trump in difficoltà, furono violentissime quanto giustificate da politici DEM, giornalisti e pure da gente come Fauci ed altri tifosi della reclusione di massa dei cittadini; manifestazioni BLM escluse ovviamente, li il coronavirus non colpiva.

Trump intervenne con la forza solo dopo settimane di autonomuos zone a Portland, quando le manifestazioni non si svolgevano di giorno, durante cui non succedeva niente: i manifestanti si riunivano di sera per poi iniziare gli attacchi al tribunale federale di Portland durante le notti, almeno per un mese di fila. Se il presidente si chiama Biden le cose cambiano. Biden mena e da subito, eppure di certo non deve fronteggiare un problema su scala nazionale come toccò al suo predecessore

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