La storia segreta della crisi finanziaria

Il romanzo "Illusioni perdute" di Balzac si conclude con una celebre esposizione sulla differenza tra la "storia ufficiale", che è una bugia, e la "storia segreta", che è quella reale. Con questa premessa in un articolo su The Project syndicate, Harold James ripercorre la crisi finanziaria del 2008, illustrando alcuni elementi che non vengono colti nel dibattito attuale.
La storia ufficiale ha dipinto la Fed, la Bce e tutte le altre principali banche centrali del mondo come coordinate in un'azione coordinata volta a salvare il sistema creditizio dal baratro. Ma le trascrizioni recentemente pubblicate dalla Federal Open Market Committee, il principale organo decisionale della Fed, rivelano un'altra storia, vale a dire, prosegue James, come la Banca centrale americana sia effettivamente emersa dalla crisi come la Banca centrale del mondo, pur continuando a interessarsi esclusivamente degli interessi americani.
Gli incontri più significativi che riporta Harold James sono quelli del 16 settembre e del 28 ottobre – alla vigilia del collasso della Lehman Brothers – focalizzati sulla creazione di una serie di accordi valutari-swap bilaterali per assicurare un'adeguatsa liquidità. La Fed, in estrema sintesi, avrebbe esteso crediti in dollari alle banche straniere in cambio della loro valuta. In poche parole, le banche centrali straniere hanno accettato di ricomprare dollari dopo un dato periodo di tempo allo stesso tasso di cambio ma con un interesse in più da versare. Questo ha fornito alle banche centrali straniere – specialmente quelle in Europa che vantavano un'urgenza impellente di moneta americana per la fuga degli investitori – i dollari necessari per sostenere le istituzioni finanziarie interne in crisi.
La Bce è stata tra le prime banche centrali a raggiungere un accordo con la Fed, seguita da tutte le altre delle principali economie del mondo. All'incontro di ottobre, quattro importanti economie emergenti - Messico, Brasile, Singapore e Corea del Sud – hanno poi abbracciato la stessa strada con accordi che hanno aperto linee da 30 miliardi di dollari in swap.
Nonostante la Fed abbia agito come una Banca centrale del mondo, le sue decisioni sono state prese nel nome e per gli interessi americani. Per esempio, la Fed ha rigettato le richieste di alcuni paesi ad unirsi agli stessi accordi. Inoltre, una qualità tipica di un prestatore di ultima istanza è quella di avere una quantità di fondi illimitati. Dato che non ci sono limiti alla quantità di dollari che la Fed può creare, nessun partecipante al mercato può prendere una posizione speculativa contro l'azione della Banca centrale americana. Al contrario del Fondo Monetario Internazionale che ha invece risorse finite fornite dai paesi membri.
Il ruolo crescente della Fed dal 2008, prosegue James, riflette uno spostamento fondamentale nella goverance monetaria globale: il Fmi è emerso in un ordine mondiale del secondo dopo guerra con lo scopo di garantire un meccanismo assicurativo universale. Oggi, come i documenti della Fed dimostrano, il Fondo Monetario Internazionale è stato di fatto marginalizzato, non da ultimo per il suo processo politico inefficace.
Nel 2010, il Fmi ha provato il suo tentativo per la risurrezione, presentandosi come il punto di riferimento per l'uscita dalla crisi per la zona euro e finanziando il salvataggio della Grecia. Ma anche qui una storia segreta è stata rivelata, una storia che sottolinea quanto compromessa sia oggi la governance monetaria. Il fatto è che solo gli Usa e i paesi più rappresentati nell'istituto hanno dato l'assenso al salvataggio delle finanze greche, mentre i principali paesi emergenti si sono opposti, con il rappresentante brasiliano che l'ha addirittura definito "un salvataggio dei proprietari privati dei bond greci, principalmente istituzioni finanziarie europee".
Con l'avanzare del dibattito e delle critiche alle misure d'austerità imposte, le posizioni del Fondo Monetario Internazionale si sono modificate: nonostante il Fmi dovrebbe per avere una certa preponderanza sugli altri creditori, crescono le voci di dissenso che lo vorrebbero fuori dalla crisi della zona euro. I mercati emergenti più poveri sostengono, ad esempio, come i loro contribuenti non dovrebbero pagare per i debiti di paesi più ricchi. E anche gli antichi sostenitori dell'interventismo del FMI stanno cambiando idea: gli ufficiali europei sono oltraggiati dallo sforzo apparente del Fmi di guadagnare supporto nei paesi più indebitati con le dichiarazioni di una cancellazione parziale, mentre il congresso americano ha rifiutato di appoggiare l'espansione delle risorse del Fmi – parte di un accordo raggiunto nel G20 del 2010.
La storia segreta della crisi finanziaria del 2008 ci insegna, conclude James, come il ruolo del Fondo Monetario sia sempre più marginale e quello che conta davvero oggi a livello di governance monetaria globale è chi ha accesso o meno alla Fed.

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