Crisi di coscienza? 5 dei 7 top manager di Amnesty International lasciano il loro posto

Una qualche crisi di coscienza per essere diventati gli alfieri delle guerre imperialiste dietro lo scandalo Amnesty International? O è solo una resa dei conti per meglio spartirsi i finanziamenti (ad esempio i 75 milioni di dollari del progetto "Supporting Local Governance and Civil Society in Syria") erogati alle ONG dal Dipartimento di Stato per intensificare la guerra alla Siria?

L’ANSA non ce lo spiega, limitiamoci quindi a riportare alcuni brani del suo articolo:

Bufera sui vertici di Amnesty International. Cinque dei sette top manager hanno deciso di lasciare il loro posto dopo che un rapporto interno, pubblicato a febbraio, ha denunciato la presenza di un clima avvelenato all'interno dell'organizzazione per i diritti umani. (…) Abusi di potere, umiliazioni, bullismo, discriminazione. Era un quadro a tinte cupe quello emerso dall'indagine voluta dal segretario generale Kumi Naidoo dopo che l'anno scorso due dipendenti si erano suicidati nelle sedi di Parigi e Ginevra a distanza di poco più di un mese l'uno dall'altro. (…) (L’indagine) basata su colloqui con quasi 500 dipendenti di Amnesty ha fornito esempi dettagliati di episodi di bullismo subiti da parte dei dirigenti. Alcuni hanno rivelato di essere stati sminuiti e insultati durante le riunioni con frasi come: "Sei una merda! Dovresti andartene. Se resti, la tua vita diventerà un incubo (…)". Più o meno, lo stesso trattamento che subirono gli attivisti statunitensi di Amnesty International quando osarono lamentarsi per la campagna “Keep the progress going” (imposta dalla loro dirigente, la famigerata Suzanne Nossel) che chiedeva agli USA di proseguire la guerra all’Afghanistan.

Identiche motivazioni dietro le vessazioni contro gli attuali attivisti di Amnesty International? Quando ci saranno le testimonianze ve le riferiremo. E così pure su quanti milioni di dollari il Dipartimento di Stato avrà pagato ad Amnesty International per intensificare la guerra alla Siria. Se non altro, avrete qualche argomento in più per rispondere agli attivisti (a cottimo) di Amnesty International che, per strada, vi chiedono soldi per la “difesa dei diritti umani”.

Francesco Santoianni

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