di Francesco Santoianni
Dissoltasi la bufala dei neonati israeliani decapitati da Hamas (senza che quasi nessuno dei tantissimi media che l’avevano sbandierata si siano sentite in dovere di chiedere scusa) ecco, su Repubblica, due mesi dopo l’assalto del 7 ottobre, le “confessioni” dei sopravvissuti all’eccidio: un profluvio di stupri, neonati decapitati e altre nefandezze. E per attestarle, il “sito internet di Hamas” (hamas.com) realizzato, invece, dal regime sionista, ospitato su un server israeliano e spacciato come autentico dal governo israeliano. Sito nel quale, così come evidenziato qui sedicenti esponenti di Hamas si vantano (utilizzando la stessa terminologia utilizzata dai media sionisti) di quanto loro sono cattivi; una sceneggiata verosimilmente scritta dai servizi segreti israeliani.
Ma, stranamente, nonostante gli evidenti sforzi del governo israeliano per promuoverlo l’esistenza di questo sito è passata sotto silenzio dalla stragrande maggioranza dei media mainstream. Perché? Sostanzialmente perché, l’appoggio incondizionato dei media occidentali ad Israele, come quello del governo Usa, sta scemando per lasciare il posto ad inviti alla moderazione; e così la stessa dinamica dell’attacco del 7 ottobre comincia ad essere analizzata anche sui media mainstream, (addirittura Open di Enrico Mentana) prospettando complicità del governo israeliano e di società finanziarie nella strage del 7 ottobre.
Resta comunque on line, a disposizione degli internauti che volessero deliziarsene, il sito hamas.com con tanto di stupri, decapitazioni, omicidi… tutti commessi da presunti militanti di Hamas. A tal riguardo, una domanda: come mai questo sito non è stato ancora oscurato in Occidente, al pari di quelli della Federazione russa? Ci ponevamo la stessa domanda nel 2015 davanti ai video che mostravano le decapitazioni effettuate dall’Isis in Siria. Allora bisognava enfatizzare la minaccia di una organizzazione (creata dagli Usa) e la conseguente necessità di sradicarla militarmente per legittimare una invasione delle aree petrolifere della Siria. Oggi in nome della lotta ad Hamas (una organizzazione fino adesso non osteggiata da Israele) si sterminano migliaia di Palestinesi per costringerli ad abbandonare Gaza sia per potere meglio sfruttare un colossale giacimento di gas davanti alle sue coste, sia per realizzare il famigerato Canale Ben Gurion, sia per fare spazio ai coloni.
E chi denuncia questa pulizia etnica è additato come “antisemita”...
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