Coronavirus, l'OMS condanna i "paesi ricchi" e non la Cina



di Francesco Santoianni

Coronavirus. Ma cosa volete di più dalla Cina? Tutti i media ad additarla per “inefficienza”. Eppure le autorità cinesi – di fronte ad una “epidemia” che, in ben due mesi, ha finora ucciso, in tutto il mondo, circa 500 persone, (quasi tutte anziane e/o già debilitate da altre infezioni) - hanno realizzato cose mai viste prima: ad esempio la costruzione in dieci giorni di un ospedale o un cordone sanitario che ha bloccato 30 milioni di persone. Cosa fecero, invece, le autorità statunitensi di fronte alla davvero virulenta (80.000 morti in tre mesi) epidemia di influenza nel 2017? Praticamente nulla. Anche perché negli USA – dove, senza carta di credito ti buttano fuori pure dal pronto soccorso - chi volete che si commuova per qualche povero vecchio, con la tosse e febbre alta, che implora di essere ammesso in un ospedale?


Ma soffermiamoci su una delle pochissime notizie sul coronavirus degne di interesse: l’odierna dichiarazione di Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità. "Abbiamo ricevuto report completi sui 176 pazienti colpiti da coronavirus al di fuori della CINA solo per il 38% dei casi e anche alcuni Paesi ad alto reddito sono rimasti indietro nella condivisione dei dati. Scriverò ai ministri della Salute affinché venga migliorato questo aspetto, perché solo con la solidarietà globale si potrà combattere questa epidemia, e mettere a disposizione i dati è la via principale

".


Chi sono questi irresponsabili “Paesi ad alto reddito” Ghebreyesus non ce lo dice, così come non ci dice il perché della loro irresponsabile decisione. Una ipotesi? Perché tenersi stretti i dati clinici e genetici su questo Coronavirus – a differenza di quello che ha fatto subito la Cina che li ha fatti tutti pubblicare su The Lancet – permette alle case farmaceutiche di battere la concorrenza lanciando subito sul mercato qualche vaccino. E con la psicosi che stanno alimentando tutti i media, sarebbe l’affare del secolo.

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