Mascherine all'aperto. La Caporetto della "Scienza"

22 Giugno 2021 19:00 Francesco Santoianni

Tutti sui media ad osannare l’arrivo del “giorno della libertà ottenuto grazie ai vaccini” - il 28 giugno – quando, in zona bianca, all’aperto, non sarà più obbligatorio indossare le mascherine che, comunque, bisognerà averle sempre con sé (per essere indossare in caso di assembramenti).

Ma queste disposizioni sono IDENTICHE a quelle contenute nel DPCM del 2 marzo, quando i vaccinati erano pochissimi; disposizioni che, allora, valevano sull’intero territorio nazionale (indipendentemente dal colore delle regioni) e che, rese restrittive da ordinanze regionali, furono poi sostituite da quelle contenute nel DPCM del 26 aprile 2020. Iter che, verosimilmente conoscerà anche questo ultimo provvedimento, considerando che, già ora, governatori regionali come de Luca, annunciano di voler fare di testa loro.

Ma perché questo tira e molla sulle mascherine all’aperto?

Intanto, per tenersi stretto l’esercito di ipocondriaci che la gestione dell’emergenza Covid è riuscita a creare; un esercito vastissimo (il sondaggio Emg/Adnkronos stima che sette italiani su dieci continuerebbero ad indossare la mascherina all’aperto anche se questo non fosse più obbligatorio) e che ha già decretato il trionfo elettorale di tanti politicanti trasformatisi in “sceriffi anti-Covid”.

Poi c’è l’esigenza di prepararsi all’autunno quando la “ricreazione” sarà finita. Quando, per obbligare alla vaccinazione tutti gli adolescenti (e, poi agli inizi del prossimo anno, tutti i bambini sopra i sei mesi), si imporranno feroci lockdown giustificati dai “nuovi morti per Covid” e “innumerevoli malati” (attestati, ovviamente, innalzando il numero dei cicli di amplificazione dei tamponi). E sarà, allora, il trionfo dei “rigoristi” che avranno gioco facile nel mettere sotto accusa coloro che avevano permesso di “abbassare la guardia” (identificabili in Salvini o la Meloni, oggi in ascesa nei sondaggi).

E in questo gioco, sempre più umiliante, il ruolo della “Scienza”. E così, ad esempio, mentre in Texas, già a marzo (vaccinato appena il 22% della popolazione) la mascherina non era obbligatoria e gli stadi erano pieni, qui gli “esperti” del Comitato Tecnico Scientifico, dopo una intera giornata passata a confabulare, riesumano le direttive di un DPCM di quattro mesi prima.

Da rendere operative quando? Lo decida il Governo.

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