Sasha Colautti, metalmeccanico, sindacalista trasferito per rappresaglia dalla multinazionale Wartsila da Trieste a Taranto



di Giorgio Cremaschi

Conosco da anni Sasha, da quando ero in Fiom e assieme al mio caro amico Sandro Bianchi seguivo la cantieristica navale. La Wartsila, multinazionale finlandese, fa parte del settore per le parti motoristiche e meccaniche delle grandi navi, ma a Trieste il suo stabilimento era una volta chiamato Grandi Motori, un gioiello dell'industria pubblica svenduto come tanti altri. Alla Wartsila Sasha è stato per tanti anni delegato della Fiom, e ha sempre ricevuto grande consenso per la sua competenza, il suo rigore e la sua onestà. Per questo i metalmeccanici di Trieste lo avevano eletto loro segretario provinciale. Ma Sasha non è uno yesman né in fabbrica, né nel sindacato. Così quando la maggioranza della Fiom ha deciso di cambiare linea rispetto al passato, di fare pace con Fim e Uilm e di sottoscrivere un contratto nazionale pesantemente peggiorativo, che tanti militanti hanno giudicato l'accettazione di ciò che avevano sempre combattuto, Sasha, dopo essersi opposto all'accordo, ha deciso che i suoi principi valevano più della carriera sindacale.

Si è quindi dimesso da segretario, ha aderito alla USB e ha chiesto, come suo diritto garantito dalla legge, di tornare nel suo posto di lavoro in fabbrica. Qui la Wartsila ha chiarito cosa pensa del diritto dei suoi dipendenti ad associarsi liberamente in sindacati da loro scelti. La direzione aziendale prima ha tenuto Sasha fuori dalla fabbrica con scuse risibili, poi lo ha ripreso al lavoro ordinandogli il trasferimento a Taranto, 1000 chilometri di distanza per un padre di famiglia con due figli piccoli.

Questo comportamento infame dei manager aziendali, che con questi atti teppistici pensano di guadagnare punti con i padroni lontani, ha un solo scopo. Quello di mostrare ai lavoratori della Wartsila che le persone ed i sindacati che non piacciono al padrone non hanno diritti. Ma l'atto intimidatorio ha sortito l'effetto opposto. Sasha non ha chinato la testa si è incatenato davanti ai cancelli, ed i lavoratori sono scesi spontaneamente in sciopero per tutta la giornata, mentre Fim Fiom e Uilm balbettavano.

Ora alla Wartsila si lotta per la libertà, contro l'arroganza della multinazionale, l'ottusità dei suoi capetti, le complicità sindacali confederali. Grazie a Sasha e ai suoi compagni di lavoro che mostrano a tutti noi che la via della dignità e del coraggio può essere dura, ma è sempre la migliore. Sosteniamoli, facciammo sapere e sentire che siamo con loro.

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