RWM ITALIA annuncia la sospensione dell’invio dei suoi strumenti di morte in Arabia Saudita. Una buona notizia ma non basta


di Giorgio Cremaschi


La RWM ITALIA, fabbrica di bombe con sedi in provincia di Brescia e di Cagliari, ha annunciato la sospensione dell’invio dei suoi strumenti di morte in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. I cui regimi hanno usato quegli strumenti per far strage di civili, tanti bambini, nello Yemen del Sud.

Questa esportazione criminale era stata autorizzata da Renzi nel 2016 e ora finalmente si blocca per il voto del 26 giugno del Parlamento e conseguenti atti del governo.

Bene è una buona notizia, frutto anche della tenace mobilitazione pacifista, che però non cancella quelle cattive.




La prima è che la sospensione è di 18 mesi. Il comunicato aziendale, che va letto in tutta la sua arida brutalità, annuncia questo come tempo MASSIMO di sospensione dell’invio delle bombe. Poi potrebbe riprendere e questo va impedito.

La seconda cattiva notizia, che qui viene confermata, è che una parte importante degli affari del nostro paese derivano dalla esportazione di armi anche in zone di guerra, in violazione delle leggi e dei trattati internazionali. È questo il “mercato” citato nella lettera della direzione della RWM ITALIA, che fa parte della multinazionale tedesca Rheinmetall, che fabbrica e vende armi dal 1800. E non è escluso che la multinazionale, perdurando i limiti alla esportazione di bombe, decida di delocalizzare la produzione. Allora avremmo la crisi per circa trecento lavoratori, ai quali la direzione RWM già ora annuncia che farà il possibile per salvarne il maggior numero possibile.



E questa è la terza cattiva notizia, risultato del Partito del PIL, quello del fare affari produrre, scavare, edificare, senza limiti perché solo così si crea lavoro. Invece è proprio il lavoro che prima o poi paga il rifiuto di riconvertire il sistema produttivo e l’economia alla pace e all’ambiente.

Per questo la sospensione della vendita di bombe all’Arabia deve essere il preludio ad una vera e completa buona notizia: la RICONVERSIONE dell’industria di guerra e di morte in industria di pace. Questo si può fare solo con l’intervento pubblico, con un piano nazionale che promuova investimenti e ricerca in altri settori produttivi, che salvaguardi le lavoratrici ed i lavoratori e che impedisca alle multinazionali di fare come loro solito le cavallette: consumare tutto in un posto e poi andare a devastare altrove.

Consideriamo il risultato sulla RWM come un primo passo per il superamento dei profitti di morte; e all’inferno il partito del PIL.

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