di Giorgio Cremaschi
Lo scandalo per i parlamentari che con 13000 euro al mese hanno comunque chiesto e preso i 600 di aiuto concessi per le partite IVA, porta ad un doppio insegnamento.
Il primo, più scontato, è il giudizio su una classe politica che si dimostra sempre peggio, anche perché questi signori qualcuno li avrà pure scelti, e non si venga a dire gli elettori, perché le liste sono bloccate. Se poi ai parlamentari aggiungiamo i tanti consiglieri e assessori regionali, anch’essi più che lautamente retribuiti, che avrebbero ottenuto l’aiuto pubblico, la fotografia di una classe politica indecente diventa un maxi poster.
Tuttavia la lezione più importante è probabilmente un’altra. Questi deputati avevano pieno diritto ad ottenere quei soldi pubblici perché essi non erano condizionati ad alcuna soglia di reddito. Tanto è vero che sono andati anche a professionisti che li guadagnano con una sola piccola parcella.
Questo non è un errore, ma una scelta politica nella logica della Flat Tax, cioè di quel sistema di tassazione - inventato da Reagan e oggi rivendicato da Salvini e dalle destre liberiste di tutto il mondo - che dispone una aliquota unica, indipendentemente dalla ricchezza di chi deve pagare. Un sistema che regala tanti più soldi a chi più ne ha.
Evidentemente anche il governo PD M5S è entrato in quella logica ed infatti continuamente sentiamo esponenti di quei partiti promettere la riduzione delle tasse per tutti, quando invece esse dovrebbero essere ridotte ai poveri e aumentate ai ricchi.
Insomma è il comune sentire liberista di tutto il palazzo della politica che ha fatto sì che i 600 euro andassero sia a chi 13000 euro li guadagna in un mese, sia a chi non riesce a prenderli in un anno.
È chiaro ora perché la FLAT TAX fa schifo?
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