Senza Crimea, addio alla Siria


Le notizie di questi giorni sul supporto militare-diplomatico russo al governo siriano, alle prese da anni contro il terrorismo islamico e una ribellione interna finanziata e sostenuta dell'estero, rendono ancora più chiari quali fossero gli obiettivi di Usa e alleati in Ucraina e quali le conseguenze di una piena capitolazione russa.
 
Secondo fonti statunitensi Mosca avrebbe inviato in Siria due navi per il trasporto di carri armati e aerei, piccoli contingenti di fanteria navale e starebbe allestendo una base d'appoggio nella città di Lakatia.
 
Una delle navi russe in viaggio verso la Siria sarebbe partita - sempre in base a quanto riferito dalle stesse fonti - da Sebastopoli, capitale della Crimea. 
 
Come sottolineato dal britannico The Guardian: "È stato anche sostenuto che Sebastopoli ha servito come principale fonte di fornitura del regime di Assad durante la guerra civile in Siria, e si è dimostrato utile nell'operazione condotta dalla Russia per lo smantellamento delle armi chimiche della Siria".
 
Il che rende evidente che se il governo russo non avesse agito in anticipo proprio nella strategica penisola del Mar Nero per impedirne il controllo da parte della giunta golpista di Kiev, avrebbe dovuto dire addio alle sue capacità di proiezione nel Mediterraneo e, con ogni probabilità, sui cieli siriani sarebbe stata dichiarata una no fly zone in stile libico. La capacità di resistenza del governo siriano di fronte al terrorismo e al progetto di disgregazione territoriale è strettamente collegata al ritorno alla Russia della Crimea, così come alla resistenza politico-militare in atto nell'Ucraina orientale.  
 
Diego Angelo Bertozzi 

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