Sarri e il solito coro del "politicamente corretto" a giorni alterni.


di Fabrizio Verde, Francesco Guadagni e Alessandro Bianchi

In occasione della partita di calcio tra Napoli e Inter, valevole per la qualificazione alla semifinale della Coppa nazionale, è entrata in azione la solita ipocrisia e doppia morale di marca italica. Evento scatenante, un litigio tra i tecnici delle due compagini calcistiche Maurizio Sarri e Roberto Mancini. Quest'ultimo, allenatore dell'Inter, nel dopo partita ha lanciato accuse di razzismo nei confronti del tecnico toscano che allena la squadra partenopea, colpevole di averlo apostrofato con i termini 'frocio' e 'finocchio'. Per Maurizio Sarri, che dichiara di non ricordare le parole esatte ma si è scusato a telecamere spente nello spogliatoio dell'Inter prima dell'accusa mediatica di Mancini, si è trattato di una caduta di stile, questo è fuor di ogni dubbio. Ma è l'intero contesto di abnorme colpevolizzazione dell'allenatore del Napoli ad essere oggettivamente fuori luogo.
Innanzitutto bisogna ricordare che l'Italia è il paese dove in occasione di ogni partita di calcio vengono gridati i più beceri cori razzisti nei confronti della città di Napoli e dei suoi abitanti, nel generale disinteresse di giornalisti e addetti ai lavori, che fanno a gara nel minimizzare questi atti di razzismo, declassandoli a semplici sfottò da stadio, senza tener contro del retroterra culturale che vi è dietro a questi slogan beceri e razzisti. Si tratta degli stessi personaggi che da ieri cercano di ergersi a improbabili moralizzatori del mondo del calcio. Si tratta, si sa, del solito "politicamente corretto" creato ad arte.
Che dire poi dello stesso Roberto Mancini che si è precipitato ai microfoni della Rai a denunciare indignato delle offese ricevute, dopo aver provato nello spogliatoio del Napoli a venire alle mani con il tecnico toscano? Si tratta dello stesso Mancini che nel 2000 intervenne in difesa del suo amico Sinisa Mihailovic, il quale aveva definito il centrocampista dell'Arsenal Vieira un «negro di merda», con queste testuali parole riportate dal quotidiano 'La Repubblica': «Nel corso di una partita l'agonismo esasperato può portare a momenti di tensione e di grande nervosismo. Credo che anche qualche insulto ci possa stare. L'importante è che tutto finisca lì». Lo stesso Mancini che da allenatore del Manchester City rischiò di finire alle mani con ben due suoi giocatori Adebayor e Tevez. Il primo accusato di fingere un infortunio poi rivelatosi vero, il secondo per divergenze tecnico-tattiche. Il litigio tra il tecnico di Jesi e l'attaccante argentino trovò il suo culmine quando Mancini affermò nei confronti di Tevez 'l'elegante' frase «go fuck your mother». Insomma, il tecnico che ieri si è tanto scandalizzato non ha nulla da invidiare alle tante teste calde che popolano il calcio mondiale.

In ultima analisi è curioso notare come quegli stessi giornalisti che ieri si sono affrettati nel crocifiggere un allenatore per un insulto proferito in un momento di grande concitazione e nervosismo, siano gli stessi che da anni ignorano il più becero razzismo, le ruberie, i macroscopici brogli e quant'altro accade nel mondo del calcio.

E, infine, un ultimo punto, il più importante perché non parliamo più di qualcosa attinente ad un gioco, è curioso notare come quegli stessi giornalisti che ieri si sono affrettati nel crocifiggere un allenatore per un insulto proferito in un momento di grande concitazione e nervosismo, siano gli stessi che ignorano e tollerano ogni giorno lo stupro di diritti, democrazia e della nostra Costituzione che avviene ogni giorno. Lo stato in cui versa un'Italia sempre più schiacciata della dittatura europea neoliberista dipende anche, e soprattuto, dal coro del "politicamente corretto" dei bombardatori umanitari a giorni alterni.

......

P.s.

Dal Corriere dello sport:

Stagione 2001/2002: Roberto Mancini, allenatore della Fiorentina, non se la passa benissimo. Nonostante pochi mesi prima avesse vinto la Coppa Italia, l'inizio di campionato non è esaltante. «In una conferenza stampa di vigilia - ricorda Firenzeviola.it - Roberto Mancini ebbe un faccia a faccia piuttosto acceso con un giornalista e lo offese chiamandolo "frocio". La situazione degenerò e i due non arrivarono alle mani soltanto grazie al tempestivo intervento degli altri colleghi presenti». A gennaio, visti i risultati negativi, il tecnico di Jesi decise di dimettersi. A fine stagione per la Fiorentina arrivò la retrocessione, seguita poi dal fallimento del 2002.

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