Miami, Uribe e il piano di intervento armato in Venezuela.


di Alessandro Bianchi

America Latina sott'attacco costante. Golpe più o meno morbidi contro tutti i paesi che hanno scelto una via indipendente e sovrana. In Brasile al potere attualmente c'è un (ex) informatore della CIA con il mandato chiaro di distruggere integrazione regionale e BRICS. L'altro paese al centro di guerra economica, mediatica e azioni sovversive è il Venezuela, cuore dell'emancipazione dell'America Latina dalle forze del male oligarchico-finanziarie che, contemporaneamente, in Europa vogliono imporre il TTIP.
Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha confermato venerdì le nuove misure di emergenza "per affrontare il colpo di stato oligarchico e il sabotaggio finanziario internazionale". Si tratta di una proroga di altri 60 giorni di tempo per affrontare l'"assalto dell'oligarchia". Quell'assalto che ha appena messo fine alla democrazia in Brasile, vanificando oltre 50 milioni di voti.
Il Venezuela è l'altro paese in cui si concentra l'attacco, dicevamo. E l'attacco è quotidiano, costante. Tornano d'attualità tutti i falchi del progetto neo-coloniale dell'America Latina. Giovedì da Miami, centro operativo da sempre del Piano Condor passato e presente, Alvaro Uribe, il famigerato ex presidente della Colombia, narcotrafficante e fascista, ha dichiarato che in Venezuela si dovrebbe replicare il colpo di stato parlamentare che ha rimosso Dilma. E poi ha rilasciato questa frase scioccante che dovrebbe indignare tutti i democratici, quelli veri, del mondo: “forze armate democratiche siano poste al servizio dell'opposizione venezuelana”.
Sempre da Miami, e dove altrimenti, l'ex famigerato presidente della Bolivia Jorge Quiroga ha esultato poi, dichiarando come la fine di Rousseff in Brasile è l'inizio della fine del socialismo del XXI° secolo partito dal Venezuela. Gongola Quiroga, pronto a tornare a fare da vicerè di Washington a La Paz in ogni momento.
Di fronte a questi scenari di invasione mai celati da Washington (ricordate questa dichiarazione), il presidente del Venezuela Nicolas Maduro ha spiegato che il nuovo decreto di emergenza include la possibilità di affrontare queste minacce esterne in modo appropriato.

Decisa anche la risposta del ministro degli esteri del Venezuela, Delcy Rodríguez, contro Uribe. “Stanno facendo di tutto per creare le premesse per un intervento internazionale in Venezuela. Quello che oggi ha fatto capire Alvaro Uribe, è l'intervento militare come il piano per il Venezuela", ha dichiarato. Delcy Rodriguez ha poi nuovamente respinto l'interferenza del segretario generale dell'Organizzazione degli Stati Americani (OSA), Luis Almagro. "Gli abbiamo detto in faccia che non poteva essere superiore agli Stati Sovrani. Non si inviano minacce ai governi sovrani e liberi. E' parte del libro paga di Washington", ha dichiarato.

“Stanno facendo di tutto per creare le premesse per un intervento internazionale in Venezuela”. Il piano è chiaro. E in Italia chi è che porta avanti questo gioco sporco, spalleggiando tutti i Pinochet pronti a far tornare l'America Latina una colonia di Washington? Ma chiaramente il PD, partito (autodefinitosi) "democratico". E lo sta facendo attraverso una figura in particolare alla Camera dei Deputati, Fabio Porta, sempre più calato in questa lotta contro la sovranità e l'indipendenza del Venezuela. L'ennesima triste storia di un partito che potrebbe oggi trovare un senso solo nella sua dissoluzione.

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