"Made in Usa": i tre indizi chiave del coinvolgimento statunitense nel golpe in Brasile

“Non pensavo sarebbe stato necessario combattere ancora contro un colpo di stato in questo paese”. Queste sono state le prime parole della Presidenta Dilma dopo essere stata destituita tramite l'impeachment.
Da quando Dilma Rousseff è stata sospesa dalla carica con la votazione dell'impeachment da parte del Senato, i dettagli sono ormai emersi tutti sulle figure chiave coinvolte in quello che è ormai sempre più palesemente un golpe che coinvolge altrettanto chiaramente Washington.
RT ha cercato di unire i puntini sottolineando i tre elementi chiavi più importanti.
Primo. L'attuale presidente in carica, Temer, era un informatore della Cia. I dettagli oscuri del suo passato sono emersi grazie a Wikileaks, che ha fornito tutte le prove dell'intensa collaborazione tra Temer e l'Ambasciata Usa in Brasile per diversi anni.
Due cablaggi in ​​data 11 gennaio 2006, e il 21 giugno 2006 ottenuti da Wikileaks rivelano che Temer, membro del partito centrista Partito del Movimento Democratico Brasiliano (PMDB), abbia informato i diplomatici degli Stati Uniti sul processo politico in Brasile e sulle aspirazioni del suo partito per ottenere il potere nel 2006, poi vinte da Lula.
È interessante notare che, il console generale a San Paolo statunitense, McMullen, uno dei due destinatari dei documenti "Top Secret," avesse etichettato il partito di Temer come un gruppo "opportunistico". E alla fine è entrato in coalizione con Partito dei lavoratori.
Oltre alla mancanza di popolarità, con il suo indice di gradimento stimato intorno al 2 per cento, Temer, prosegue l'analisi di RT, è anche sotto inchiesta per aver violato le regole di spesa elettorale e dover affrontare un divieto di 8 anni a correre per qualsiasi ufficio. Temer appare quindi ogni giorno di più un candidato improbabile per la più alta carica del Brasile. Ma il giornalista statunitense Greenwald ha scritto come la sua nomina serva agli interessi di qualche altro partito. "Ha intenzione di nominare funzionari di Goldman Sachs e FMI [Fondo Monetario Internazionale] per una squadra neo-liberale", ha scritto su The Intercept.

2. I leader dell'impeachment del Senato hanno stretti legami con gli Stati Uniti
Il senatore Aloysio Nunes, del Movimento Democratico Brasiliano di Temer, che ha guidato l'impeachment di Rousseff in Senato, è andato a Washington poco prima della votazione decisiva. Negli Usa, Nunes ha incontrato i membri del Comitato delle Relazioni Estere del Senato degli Stati Uniti, la società di lobbying Albright Stonebridge Group, presieduto dall'ex segretario di Stato Madeleine Albright, e un ex ambasciatore degli Stati Uniti in Brasile, Thomas Shannon.
Parlando a RT, il co-direttore del Center for Economic Policy Research, Mark Weisbrot ha detto che Shannon "è stato coinvolto nell'aiuto di altri colpi di stato nella regione", tra cui in Honduras nel 2009 e in Paraguay nel 2012.
Nunes si è ripetutamente espresso a favore di relazioni più strette con gli Stati Uniti, nel tentativo di porre rimedio allo scandalo di spionaggio tra il Brasile e gli Stati Uniti.


3) Il ruolo dell'Ambasciatrice in Brasile

Non solo il primo, ma anche l'attuale ambasciatore americano in Brasile, Liliana Ayalde, ha una certa esperienza nel rovesciare governi stranieri. L'ambasciatore degli Stati Uniti in Brasile in precedenza è stato ambasciatore in Paraguay durante il colpo di stato 2012 contro Lugo, che è stato estromesso in un modo simile a Rousseff. "Che l'Ambasciatore abbia agito con grande forza durante il colpo di stato che è accaduto in Paraguay ed ora in Brasile è chiaro", ha detto Carlos Eduardo Martins, professore di sociologia presso la Università di San Paolo, come citato da Telesur.

Nel frattempo, il presidente venezuelano Nicolas Maduro, ha dichiarato come la questione di chi tira le fila dietro impeachment del Brasile non è “scienza missilistica”. "Non ho alcun dubbio che dietro questo colpo ci sia l'etichetta 'made in USA'".

Il presidente ha anche osservato che questa misura è destinata a "neutralizzare il Brasile" sulla scena internazionale, impedire la formazione della Banca di Sviluppo del BRICS (più di 1.200 milioni di dollari) e un nuovo sistema monetario. Il tutto serve a danneggiare l'organo consultivo formato da Russia, Cina, India, Brasile e Sud Africa. "Non ho alcun dubbio che questo colpo di stato ha il marchio 'Made In USA' (...). E' molto grave e pericoloso per la stabilità e la pace del continente", ha dichiarato Maduro, chiamando tutti i venezuelani a tenere a mente che "le stesse forze imperiali sono allineate per distruggere la rivoluzione bolivariana in Venezuela".
I rapporti tra gli Stati Uniti e il gabinetto di Rousseff sono divenuti sempre più tesi dopo lo scandalo che scoppiò a causa delle rivelazioni di Edward Snowden nel 2013 che ha dimostrato come l'intelligence degli Stati Uniti stesse spiando Rousseff. Lo scandalo ha provocato un raffreddamento dei legami, con il presidente brasiliano che ha annulato la sua visita negli Stati Uniti sulla scia delle rivelazioni.

Nel 2015, Wikileaks ha rivelato che la NSA controllasse i telefoni cellulari di 29 alti funzionari brasiliani, tra cui la stessa Rousseff.

Le più recenti da notizia del giorno

On Fire

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione. 1 Si dà troppo...

Andrea Zhok - Il momento esatto in cui si è deciso il suicidio di Ucraina e Europa

di Andrea Zhok* Tre giorni fa, il 16 aprile, l'autorevolissima rivista di provata fede atlantista "Foreign Affairs" ha pubblicato un articolo che mette la parola fine a tutte le chiacchiere intorno...

L'avviso (finale) del Fondo Monetario Internazionale all'Impero Americano

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico   Abbiamo sempre sottolineato che questa enorme crisi geopolitica in corso abbia una origine di tipo economico e monetario. Del resto solo le persone ingenue...

Alessandro Orsini - Le democrazie occidentali, le dittature e l'antropologia culturale

  di Alessandro Orsini*   C’è questa idea senza alcun fondamento empirico secondo cui le democrazie occidentali sono sempre migliori delle dittature. Lo studio della storia smentisce...

Copyright L'Antiplomatico 2013 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa