Gli "esperti" della Camera e il Venezuela: prove "tecniche" di ingerenza golpista


Oggi, 28 luglio 2016, Hugo Chavez Frias, l'ex presidente del Venezuela e l'uomo che più di tutti ha permesso all' America Latina di spezzare le catene e non essere più il “giardino di casa” degli Stati Uniti, avrebbe compiuto 62 anni. Lo statista che ha liberato il Venezuela, creato l'Alba, Unasur, Celac e mostrato al mondo un sistema di pace e cooperazione tra popoli possibile manca terribilmente al sistema internazionale attuale.

Ma il ricordo è vivo, oggi più che mai. Non nella Camera dei Deputati italiani che proprio ieri pubblicava un documento dal titolo "Il quadro politico in Venezuela" compilato dal servizio studi della Commissione esteri (nota n.83). Al suo interno (qui per la versione completa) si trovano una serie di inesattezze e di affermazioni di bassa propaganda che neanche il peggior articolo del Fatto Quotidiano, di Repubblica o de El Pais avrebbe raggiunto. Per intenderci siamo ai livelli di Hillary Clinton e di tutti coloro che vorrebbero tanto che il Venezuela (o meglio il suo petrolio) tornasse di proprietà Usa.

Procediamo con ordine. La democrazia venezuelana - giudicata con i migliori standard al mondo e molto superiore in tema di elezioni a quella a stelle e strisce anche dal Carter Center e che a dicembre ha visto la libera vittoria dell'opposizione nelle elezioni parlamentari - viene definita dagli “esperti” della Camera come "regime populista" e si sottolinea come non precisati "critici” evidenzino “l'autoritarismo politico e la compressione dei diritti civili". A tal proposito in un reportage della britannica BBC, notoriamente ostile al processo politico intrapreso dalla cosiddetta rivoluzione bolivariana, l’inviato da Caracas Daniel Pardo ammette che praticamente nessun analista definisce il Venezuela una dittatura. Pario inoltre segnala come l’accesso a internet sia completamente libero, così come i mezzi di informazione afferenti l’opposizione godano di tutte le libertà.

Ma gli “esperti” della Camera vanno oltre. Le famigerate “Guarimbas” – il tentativo di colpo di stato morbido con cui l'opposizione armata e finanziata dall'esterno ha tenuto sotto scacco il Venezuela nel febbraio del 2014 dopo aver tentato un colpo di stato diretto e fallito nell'aprile del 2002 - vengono così descritte: "manifestazioni che hanno attraversato il paese sono state affrontate dall'Esecutivo all'insegna della massima durezza (migliaia di arresti, ferimenti, casi di tortura denunciate a decine)". Qui per comprendere cosa sono state le Guarimbas in Venezuela.

E ancora, prosegue il documento: "Molto pesante la repressione nei riguardi del leader dell'opposizione Leopoldo Lopez, ex sindaco di Chacao e leader del partito anti-chavista "Voluntad Popular", emerso come leader alternativo all'inizio delle rivolte, arrestato il 12 febbraio 2014". Infine “al termine di un processo giudicato dalla gran parte degli osservatori come un atto di persecuzione politica da parte del governo di Nicolas Maduro”. A livello internazionale si definisce prigioniero politico una persona imprigionata perché le sue idee rappresentano una minaccia per il sistema politico stabilito, di qualsiasi natura esso sia, indica l'analista politico Ali Rojas Olaya attraverso RT.

Leopoldo Lopez è un prigioniero politico? Il 10 settembre del 2015, Leopoldo López, consegnatosi alle autorità di sua spontanea volontà dopo aver ricevuto un indulto dal presidente Chavez per il suo ruolo nel colpo di stato dell'aprile 2002, è stato condannato da un tribunale venezuelano a 13 anni, 9 mesi, 7 giorni e 12 ore di detenzione; indicato come responsabile dei reati di incendio doloso, istigazione a delinquere, danni alla proprietà pubblica e associazione a delinquere. Poco più di un anno prima, il governo venezuelano, come reso noto dal presidente Nicolás Maduro, negoziò con la famiglia López, la consegna alla giustizia del leader del partito di estrema destra Voluntad Popular, dopo aver presentato le prove che settori della stessa opposizione pianificavano di assassinarlo a Caracas. La giustizia venezuelana, attraverso i propri rappresentanti ha più volte affrontato questo tema. Interrogata sul caso di Leopoldo López, il Procuratore Generale della Repubblica, Luisa Ortega Díaz, ha dichiarato che lui e altri detenuti si sono resi colpevoli di ‘reati’ stabiliti nel codice penale e per questo sono stati privati della libertà, non per le loro opinioni politiche.

Proseguono gli esperti: “Con l'accusa di preparare un attentato terroristico contro il Venezuela dal settembre 2014 è detenuto in una prigione sotterranea di Caracas denominata "la Tomba" – riferiscono fonti di stampa - Lorent Saleh ventisettenne studente e attivista politico”. Lorent Saleh è stato consegnato dal governo colombiano a quello venezuelano per il suo comprovato ruolo di affiliazione con i para-militari e per i suoi provati progetti di attacchi terroristici contro il Venezuela. Qui un video esplicativo.

E poi ancora proseguono gli “esperti”: “Per cercare di mantenere il controllo sulla macchina statale, quindi, Maduro ha adottato una serie di misure anti-democratiche atte a sterilizzare il risultato elettorale, interpretate dagli osservatori come un chiaro segnale che il governo venezuelano non vuole il dialogo con le opposizioni”. Il riferimento è a quella che viene definita legge di amnistia per i prigionieri politici bloccata dal Presidente Maduro (per le ragioni consigliamo agli esperti la lettura di queste testimonianze dei famigliari delle vittime delle Guarimbas) e al referendum revocatorio, che è stato bloccato dal presidente perché l'opposizione non ha voluto appositamente presentarlo nei tempi previsti dalla Costituzione – l'attuale legislazione è iniziata nel 2013 con la vittoria di Chavez e non, come erroneamente e appositamente si vuole fare credere, con la vittoria del presidente Maduro in seguito alla morte del Comandante - in modo che il mondo “libero” e gli “esperti della Camera dei deputati potessero scrivere dell'anti-democraticità di Maduro. Delle 43 vittime innocenti e degli oltre 800 feriti nel tentativo di colpo di stato morbido ma armato con cui l'opposizione venezuelana ha tentato di rovesciare un presidente democraticamente eletto nemmeno una riga dagli "esperti" della Camera.

Inoltre le commissioni incaricate del controllo delle firme necessarie per l’attivazione del referendum revocatorio, hanno constatato un numero enorme di irregolarità. Tanti ‘morti’ sono infatti resuscitati solo per firmare in favore dell’attivazione del referendum. Senza dimenticare le farmacie che si rifiutavano di consegnare i farmaci senza aver firmato per il referendum. “Nel corso del mese di maggio 2016 la contesa sul referendum è diventata ancora più violenta e il governo chavista si è mostrato pronto ad usare ogni mezzo, compresa la violenza di piazza, per farlo fallire, o almeno per ridurne l'impatto”.

Ma il capolavoro, gli “esperti” lo lasciano per il finale dove scrivono. “L'appoggio di Usa e Ue alla mediazione UNASUR dovrebbe servire per sbloccare il dialogo lanciato da Zapatero insieme agli ex presidenti di Repubblica dominicana, Leonel Fernandez, e Panama, Martin Torrijos, di fatto mai decollato, dal momento che governo e opposizione hanno incontrato i mediatori separatamente”. Stati Uniti e Unione Europea, principali responsabili attraverso le coprorazioni che li dominano, della guerra mediatica ed economica che colpisce il Venezuela (e di cui gli "esperti" non scrivono una riga), sarebbero coloro che dovrebbero sbloccare il dialogo.

Il dialogo che il governo venezuelano vuole, e l'opposizione respinge ha visto una recente storica vittoria di Caracas all'Organizzazione degli Stati americani. Le forze golpiste che mirano a rimuove il presidente democraticamente eletto hanno utilizzato quest'orgnanizzazione (simulacro del potere degli Stati Uniti nella regione) per arrivare ad una risoluzione ingerente preludio ad un intervento nel paese. Almagro, l'ex ministro rinnegato pubblicamente da Mujica, si è prestato al gioco per motivi di carriera. La finta sinistra, si sa, è sempre la prima a vendersi quando il potere chiama. Grazie allo straordinario sforzo di Delcy Rodriguez, ministro degli esteri, della diplomazia bolivariana e delle istituzioni dell'integrazione regionale ideate da Chavez il primo tentativo di ingerenza è stato respinto. Ce ne saranno altri e l'Italia continuerà ad avere il suo ruolo di benevola e succube partecipazione.

Gli “esperti” della Camera, per concludere, dovrebbero dare un giudizio imparziale delle vicende, questo è il loro ruolo. Ma a leggere il documento, l'autore sembra essere qualche assistente dell'on. Fabio Porta, colui che spalancando le porte del Nazareno alla destra fascista e golpista venezuelana, ha recentemente fatto toccare uno dei punti più bassi nella storia del Partito “democratico”.

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